F1 | Martin Donnelly, l’uomo al quale Dio decise di sorridere

La stagione 1990 è una stagione particolare, sia dal punto di vista della sicurezza, sia dal punto di vista tecnico. In questa stagione infatti, vengono introdotti crash test più avanzati, e la regola secondo la quale un pilota dev’essere in grado di uscire dall’abitacolo della monoposto in meno di cinque secondi, senza l’aiuto dei commissari.

Dal lato tecnico la Tyrrell 019 è la prima monoposto della storia a presentarsi con un particolare musetto rialzato, elemento che diventerà tradizionale nelle situazioni a venire. La stagione vede il passaggio di Alain Prost alla Ferrari, con la riproposizione del duello storico con Ayrton Senna, che si aggiudicherà poi il mondiale.

La Lotus, sponsorizzata dal team Camel, con il giallo che ne contraddistingue la carrozzeria, è uno dei team che desta più attenzioni: sono due anni che la scuderia veleggia nelle zone di bassa classifica. Dopo l’addio della Honda e del progettista Ducarouge (passato alla Lola Larousse), la macchina non è più stata competitiva. Nel 1989 a causa della totale assenza di risultati, complice anche il motore Judd (poco più che un motore da formula 3000), Nelson Piquet e Satoru Nakajima lasciano la squadra senza piloti. Vengono ingaggiati Derek Warwick e Martin Donnelly dalla Arrows, mentre la vettura denominata Lotus 102 riceve il motore V12 Lamborghini.

Martin DonnellyQuella che sarebbe dovuta essere la stagione del pronto riscatto, si rivela essere una lenta agonia, tra molti ritiri e mancanza di competitività. Il volo di Warwick a Monza che si schianta all’esterno della Parabolica, è solo l’anticamera di ciò che attende il team inglese. Dopo il doppio ritiro all’Estoril, è la volta del Gran Premio Tio Pepe de España, a Jerez.

L’autodromo situato nelle vicinanze di Cadice, nella regione spagnola dell’Andalusia, ha un layout con curvoni veloci, rettilinei e curve più lente. Il tratto finale, quello che riporta verso il traguardo, è molto impegnativo e si percorre praticamente tutto alla massima velocità. Dopo la curva Peluqui (soprannome di Antonio Sánchez, pilota di motociclismo – NDR), il rettilineo porta i piloti a ingranare tutte le marce e a percorrere curva 11 -che verrà intitolata poi ad Alex Criville- e curva 12 -Curva Ferrari- praticamente a gas spalancato. All’esterno della 11 c’è una breve striscia d’erba e un guard rail basso, a due lame. Uscire di pista in quel punto, potrebbe essere molto pericoloso: non c’è una via di fuga abbastanza ampia per permettere alla macchina di rallentare prima di impattare contro il guard rail.

Martin Donnelly

L’elemento che preoccupa in casa Lotus, in seguito all’incidente di Warwick a Monza, è dato dal fatto che la monoposto inglese tende a diventare instabile alle alte velocità.

Donnelly è un pilota promettente, oltre Manica qualcuno sta già facendo paragoni pesanti, apostrofandolo come “il nuovo Nigel Mansell”. Il pilota di Belfast si è infatti messo in luce nella Formula 3 e nella Formula 3000, giocandosi il titolo e ottenendo il prestigioso Cellnet Award, come pilota più promettente dell’anno.

“Niente ti può salvare da un incidente come quello, è la più incredibile delle salvezze. Dio deve avergli sorriso” – Derek Warwick 

Prove libere del venerdì. La Lotus 102 guidata da Martin Donnelly sta percorrendo il veloce tratto finale del circuito, quando all’improvviso approcciando curva 11 esce di strada a 270 all’ora. L’impatto contro le barriere è devastante, la monoposto si spezza in due tronconi e il pilota viene sbalzato via legato al sedile. La scena inquadrata dalle telecamere è agghiacciante: Donnelly giace in mezzo al tracciato, come una bambola di pezza.

Nessuno nel paddock si azzarda anche solo a respirare. L’incidente che ricorda quello di Gilles Villeneuve, con il pilota volato via dall’abitacolo, fa temere il peggio. Fortunatamente, il nord irlandese sopravvive. Ha diverse fratture e traumi agli organi interni, rimane in coma sei settimane e, purtroppo, la sua carriera finisce lì. Troppo gravi i danni alle gambe, a causa dei quali zoppicherà per tutta la vita.

Martin Donnelly

Ancora una volta il Team Lotus finisce sul banco degli imputati, coinvolto per l’ennesima volta in un incidente quasi mortale. Il progetto 102 viene messo sotto accusa, giudicato poco sicuro.

Gli elevati ingombri del motore Lamborghini, lungo e pesante, avevano richiesto numerosi sforzi in altre aree della vettura, al fine di contenerne il peso. L’abitacolo avrebbe comunque dovuto reggere all’impatto, invece ha ceduto completamente.

La 102 completerà la stagione con al volante Johnny Herbert.

Da un incidente del genere, si è lavorato tantissimo sia su nuovi crash test, sia sugli adattamenti delle vie di fuga dei circuiti. Alcuni sono rimasti più pericolosi di altri e, quando spesso vi chiedete come mai non si sia più tornati nei circuiti “storici” della Formula 1, il motivo è proprio questo: l’impossibilità di poterli aggiornare e di metterli in sicurezza in maniera adeguata alle crescenti prestazioni delle vetture.

Il tracciato di Jerez, come potete vedere nella foto, ha subito modifiche al layout a partire dal 1991, con l’abolizione di Curva 11 e l’adozione di una chicane -intitolata ad Ayrton Senna-, al fine di ridurre la velocità in quel tratto del tracciato.