F1 | La strana coppia che ha fatto la storia della Williams

Quarto appuntamento della nostra collana dedicata ai team inglesi. Oggi, in un giorno molto particolare per la F1, non potevamo parlare del team che forse più di tutti ha associato il suo nome ad un giorno cosi tragico per la storia del motorsport: la Williams, un team che ha subito il dualisimo di due grandi personaggi che l’hanno caratterizzata per lunghi tratti della sua esistenza. 

 

| di Federico Sandoli

 

 

Quando nel 2012 Frank Williams rassegnò le sue dimissioni da presidente del CDA in favore della figlia Claire, in molti capirono che un’era si era chiusa.


Quel giorno i presenti non poterono evitare di chiudere gli occhi e rivedere la storia di questa scuderia nata dalla passione di un uomo che non esitava ad indebitarsi oltre ogni ragionevolezza per poter far correre una propria macchina.


La svolta della storia della Williams fu l’incontro con Patrick Head, tecnico di valore, ma anche il contraltare focoso di Frank, famoso nell’ambiente più per la pacatezza e la cultura che per i risultati in pista.


La coppia, dopo tanti episodi travagliati, trovò nella compagnia aerea araba un munifico sponsor che ricoprì letteralmente di soldi la modesta fabbrica. Innaffiati dai soldi arabi il duo riesce a sviluppare l’effetto suolo, inventato da Chapman (riferimento alla storia Lotus qui: F1 | Lotus: the black beauty) ma stranamente non sviluppato adeguatamente, creando una macchina, la FW07, che, dopo alcuni tentennamenti, dimostrò di essere l’unica a poter contendere alla Ferrari 312-T4 il titolo nell’annata 79.


Alan Jones, Williams FW07, 1979 Spanish GP [1680x1124] | Indy cars ...

 

Qualche ritiro di troppo non permise ai suoi piloti, Regazzoni e Jones, di candidarsi al titolo, ma sicuramente posero le basi per la stagione 1980 dove, finalmente, la scuderia riuscì a conquistare il suo primo titolo.

 

Sostituito Regazzoni, ormai vecchio, affianco a Jones venne messo Reutemann. La coppia non tardò a scontarsi in pista e fuori, e Frank, purtroppo, non diede troppa importanza alle schermaglie dei suoi galli tanto da arrivare a perdere il titolo all’ultima gara del 1981.

Sempre irrorati dai soldi arabi Patrick e Frank si resero conto che, per poter competere ad altissimi livelli, era necessario un motore turbo. Così, mentre la FW08 in pista riusciva nell’impresa di vincere o, meglio, a raccogliere quanto perde la Ferrari, Frank – da abile uomo d’affari – era riuscito ad assicurarsi i motori Honda turbo.

Le stagioni 83 e 84 furono investite a trovare il miglior compromesso tra telaio e motore, e, dal 1985, le Williams coi suoi piloti – Mansell e Rosberg – cominciarono a essere stabilmente nelle posizioni di testa arrivando a vincere con entrambi i piloti. L’ambizione Honda, unita a quella del patron inglese, portarono Nelson Piquet in squadra. Mentre il brasiliano e la squadra erano in Francia per un test preliminare, ecco l’evento che segnò la vita di Frank. Mentre stava andando all’aereoporto perse il controllo della macchina e finì fuori strada capottando diverse volte e rimanendo sospeso tra la vita e la morte. Sopravvisse all’incidente ma pagò il sacrificio con una tetraplegia che lo tenne lontano dai campi di gara per quasi un anno.

Assente Frank, Patrick provò a gestire la squadra, ma i suoi modi bruschi e inquisitori portarono un clima tale che sfociò in una sconfitta in pista quando la FW11 non avrebbe dovuto avere avversari tale era la superiorità dimostrata.

La Honda, irritata da una sconfitta nata all’interno di una scuderia che, in assenza del suo leader, non riusciva a darsi una fisionomia, decise di non rinnovare il contratto alla scadenza naturale nel 87.

Fiducioso Frank ritenne che il suo ritorno sarebbe servito a raffreddare le rimostranze giapponesi, ma non fu cosi. Piquet conquistò il titolo, la FW11 modificata si rivelò imbattibile e l’unico punto nero della stagione fu la sconfitta del Giappone, rientrato nel circus da quell’anno, che si disputava sul circuito di prove Honda e che vide trionfare la Ferrari di Berger.


Finita l’era Honda, Frank, nonostante la sedia a rotelle, dimostrò una forza incredibile. Concentrò i suoi sforzi a trovare una motorizzazione valida e le sue abilità a contrattare portarono a Grove, la sede del team, i nuovi motori Renault.


Ecco la Williams ripartire. Patrick Head studiò le caratteristiche del propulsore e, dopo due anni di apprendistato conditi comunque da vittorie e piazzamenti d’onore, si arrivò al 1991 dove le Williams furono le uniche sfidanti di Ayrton Senna.


La squadra vide il ritorno di Mansell che passò la stagione 91 a “spaventare” Senna e il team con le sue imprese ma anche coi suoi pasticci. L’anno dopo Mansell non ha avversari vince ma stanca. Le continue lagne e gli atteggiamenti da divo posero Frank difronte a un bivio: tenerlo o liberarsene. Sornione – col suo tipico sorrisetto – Frank non ci pensò due volte e lasciò il suo campione del mondo per prenderne… potenzialmente un’altro. Al posto di Mansell, non senza qualche spinta dell’Elf, approdò Prost e fu subito titolo.


Il duo Patrick e Frank capì che il titolo fu merito di una vettura quasi perfetta, e dall’impossibilità di Senna di poter lottare ad armi pari con loro. Ritirato Prost, il brasiliano si “consegna” al team di Grove convinto di “dover ” vincere il suo quarto titolo…

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