F1 | Verstappen e i “lavori socialmente utili”

Max Verstappen è stato punito dopo l’aggressione ad Ocon ad Interlagos, nell’ultimo GP del Brasile, ed è stato sanzionato con una “punizione sociale” dalla FIA. Ma ha senso tutto ciò?

 

di Marina Beccuti

Max Verstappen dovrà fornire due giorni di lavori socialmente utili per aver aggredito Esteban Ocon, dopo la collisione di domenica nel Gran Premio del Brasile. Tutti gli indizi portano a dare la colpa al pilota francese della ex Force India, che ha causato l’incidente che di fatto ha privato Verstappen della seconda vittoria consecutiva dopo quella del Messico.

Un malinteso, visto che Ocon era doppiato. Il giovane e talentuoso Max, spesso al centro di collisioni già passate alla storia, era assai infuriato ed è andato nei box del team inglese aggredendo verbalmente, e con qualche spintone, il giovane francese, che è anche scivolato indietro, ma per fortuna non ha perso l’equilibrio tanto da non cadere per terra.

Le immagini, che hanno fatto il giro planetario, hanno inchiodata l’olandese alla sua responsabilità di dare un cattivo esempio ai giovani, da qui la decisione della Fia di punirlo. Ocon se l’è cavata con dieci secondi di penalità ed un drive through, niente bandiera nera come volevano gli esperti tv.

Non è la prima volta che succedono casi del genere, ad esempio Schumacher andò nei box della McLaren a dirgliene quattro a Coulthard che, nelle poca visibilità della pioggia, andò a tamponare la Ferrari del pluricampione del mondo a Spa nel ‘98. Anch’egli doppiato. Schumi fu portato via per evitare il peggio.

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Per non parlare di Piquet che aggredì Salazar nel 1982, Gran Premio di Germania, casco contro casco, dopo essere stato sbattuto fuori dal pilota doppiato.

Senna un pugno a Irvine lo diede davvero, reo di averlo ostacolato (ma la gara la vinse lo stesso) nel Gran Premio del Giappone del ’93, proprio all’esordio del pilota nord-irlandese, anch’egli doppiato nell’occasione.

A Senna furono comminate due gare di sospensione con la condizionale, avrebbe dovuto scontare la pena se fosse incorso in altri atteggiamenti simili nel corso dei prossimi sei mesi. Ma arrivò Imola ’94… A sua volta, il brasiliano tre volte campione del mondo fu appeso al muro da Mansell dopo il Gran Premio del Belgio dell’87.

Corsi e ricorsi storici di lotte estreme in pista, che hanno avuto conseguenze ai box, con tante critiche e polemiche annesse, chi parteggiava per uno e chi per l’altro. Ma nessuno ha mai scontato per davvero una condanna, anche se lieve.  

Verstappen deve darsi una regolata, ma nessuno può mettere a rischio il suo estremo talento, dove è stata comprensibile la sua frustrazione dopo la gara brasiliana. Sono reazioni a caldo, anche se il ragazzo deve pensare a quanti incidenti ha innescato lui stesso e Vettel, in particolare, ne sa qualcosa.

Si ha la sensazione che la Fia stia trattando in modo puerile un’azione non troppo educata, ma che fa parte del gioco, dell’irrazionalità dei nostri comportamenti messi in difficoltà quando qualcosa non va liscio. Semmai consigliamo di tenere conto anche quei cronisti o commentatori che fanno troppe illazioni stupide, creando dubbi assurdi che possono aizzare precedenti assai scomodi. Ciascuno faccia il proprio lavoro in modo più professionale possibile.