F1 | Pierluigi Martini: “L’autodromo di Imola non tramonterà mai”

Pierluigi Martini, in arte “Piero”, è un personaggio che non abbisogna certo di presentazioni quando si parla di F1 ed in particolare dell’autodromo di Imola. In occasione della serata “Imola Formula 1 1963-2016”, Martini ha ribadito l’importanza di Imola nella storia dell’automobilismo, oltre a rimembrare le sue gesta sul circuito del Santerno.

Di Alessandro Bucci

L’autodromo di Imola è stato teatro di tante battaglie in F1, molte delle quali viste da vicino dal velocissimo pilota romagnolo “Piero” Martini, vincitore sul tracciato del Santerno in altre categorie motoristiche. Con la massima serie lontana da oltre dieci anni dal circuito imolese, le speranze di un ritorno non sono tuttavia escluse e grazie anche al supporto, all’entusiasmo ed al lavoro di Martini il fuoco di Imola resta sempre acceso, alimentato da tanti appassionati e tifosi che accorrono in giornate quali “Minardi Day” o come nel caso della serata “Imola Formula 1 1963-2016”, un’occasione di ritrovo per amici e professionisti che condividono una grande passione.

Piero, iniziamo con un commento su questa serata commemorativa dell’autodromo e della sua storia.

E’ molto bello vedere come venga ricordata la storia dell’autodromo di Imola. Mi fa molto piacere essere uno di quelli che ha partecipato in questi anni a conferire passione alle competizioni. Essere qui, assieme a tanti amici e tifosi è davvero un piacere.

E’ necessario richiamare attenzione su un autodromo che purtroppo da dieci anni non ospita la F1.

L’autodromo di Imola non tramonterà mai. E’ una pista fatta davvero per piloti di altri tempi, dove si rischiava, dove per fare il tempo dovevi saper guidare. E’ una pista completa, ci sono tutti i tipi di curva in condizioni diverse. Ci sono le salite, le discese, si tratta di un circuito molto tecnico e bello.

Ci sono due GP che hai disputato in F1 ad Imola che penso ricordi con piacere, quello del 1991 dove ti classificasti quarto alle spalle delle due McLaren e Lehto in una gara molto tribolata e quello del 1992 con la Scuderia Italia dove hai colto un sesto posto. Che ricordi hai di quei due GP in particolare?

Nel ’91 sarei andato molto più forte se non avessi avuto problemi alla frizione ed ai freni. Quella dell’anno successivo fu anch’essa una gara tosta, dove abbiamo fatto un bel risultato. Ricordo entrambe le gare perché in quegli anni lì andare a punti non era facile, li assegnavano solo ai primi sei.

Altri fischi, insomma…

Sì. Poi farlo davanti al mio pubblico è stato il massimo.

Ci sono altri episodi o corse, magari disputate in diverse categorie, sulle quali hai piacere di porre l’attenzione?

A Imola ho vinto più di una volta. Innanzitutto è dove ho debuttato in kart, la prima gara della mia vita. Esordii qui davanti alle tribune su un circuito cittadino costruito appositamente e fu la corsa che mi diede la spinta per iniziare a correre. Chiesi un kart in prestito ad un amico e iniziai a gareggiare. Poi ho vinto in F3 nella gara del campionato italiano (oltre che in quella dell’europeo), ho colto il successo in Formula 3000 al rientro dopo il primo anno in F1. Feci il giro più veloce nella 1000 km con i prototipi e poi ho vinto con la Superstars, quindi Imola mi ha dato tante soddisfazioni, ma purtroppo mi ha fatto conoscere anche il dolore della rottura della gamba sinistra, durante il GP del ’90 durante le qualifiche. Imola mi ha dato gioie e dolori come si suol dire.