F1 | Ritratti: Alex Zanardi, la specialità di un uomo normale

1996: arriva Pineapple – Alex salta il 1995 ed esordisce nel 1996 nella Indycar, che da quell’anno cambia pelle e si chiamerà CART. Accasatosi col team Ganassi, tutta la squadra rimase sorpresa dalla facilità con la quale Zanardi riuscì ad ambientarsi, tanto che riuscì a conquistare la pole position già alla sua seconda gara e al termine della prima stagione grazie a 3 successi riuscì a classificarsi al terzo posto, guadagnandosi anche il titolo di “Rookie of the Year”. Negli USA diventò subito famosissimo, sembrava quasi raccogliere quanto il destino gli impedì di fare in Europa; infatti vince la sua prima gara a Portland, ma il suo vero capolavoro lo confeziona a Laguna Seca, quando all’ultimo giro butta la monoposto nella via di fuga del Cavatappi dopo aver superato Brian Herta e riesce miracolosamente a recuperare la vettura. L’americano non la mandò giù tanto facilmente, l’impresa di Zanardi fu veramente inattesa e fa da anteprima a quella che sarà la stagione successiva. Lo soprannomineranno “Pineapple” per la sua innata precisione e la sua grinta da leone che sfoderava in ogni occasione. E lui non deluse le aspettative, dominando le due stagioni successive, così come non deluse il pubblico e i giornalisti che aspettavano una sua vittoria per godersi lo spettacolo dei “donuts”, immancabile. Divenne talmente celebre che in Europa non potevano più ignorare le sue gesta. Osservato da lontano, Zanardi conquistò di slancio i campionati del 1997 e del 1998 inseguito in classifica dal fido Jimmy Vasser, con cui nel 1998 firmerà la doppietta quasi portandolo alla vittoria nell’ultima gara di Fontana.

Risultato immagine per alex zanardi williamsIl difficile ritorno in Williams – Finalmente la Formula 1, in cerca di personaggi e avversari di Schumacher, cominciò di nuovo a corteggiarlo, tanto che Frank Williams, orfano dei motori ufficiali Renault e in cerca di sponsor per la stagione successiva fece un offerta che Zanardi non potè rifiutare. D’altronde dell’italiano parlavano tutti bene; si disse  che anche la Ferrari avrebbe voluto accasarselo ma si fermò sull’onda delle difficoltà che sarebbero sorte nella convivenza con Schumacher (la storia di Irvine ne è testimone). Ma la stagione 1999 non ebbe sussulti particolari; anzi, venne fatto oggetto degli insulti di Coulthard che lo accusò di non aver favorito il doppiaggio in Austria lasciando di fatto vincere la Ferrari di Irvine. La pochezza della vettura e, forse, un po’ di demotivazione, lo relegarono spesso in posizioni di rincalzo e Williams decise di non confermarlo per l’anno venturo lasciandolo libero.

2001: ritorno in Indycar e il dramma del Lausitzring – Nonostante i numerosi successi in America, un successo in Formula 1 restava ancora un obiettivo lontano, le malelingue cominciarono a malignare sulla facilità delle corse oltreoceano giusto per sminuire i suoi meriti, ma seppur scoraggiato ma mai domo, Zanardi da Bologna ritornò negli Usa dove nel 2001 iniziò a correre col team dell’ex ingegnere artefice dei suoi trionfi,  Mo Nunn. Le inevitabili difficoltà ad adattarsi alle nuove macchine (si corse con il regolamento IRL) non gli permisero di raccogliere quanto sperato, ma in occasione della trasferta Europea le possibilità di far bene erano concrete. Al Lausitzring, il destino Risultato immagine per alex zanardi lausitzringscelse di far piovere talmente tanto forte che le posizioni in griglia vennero sorteggiate relegandolo all’ultimo posto. Alex non si dette per vinto e iniziò a risalire fino ad arrivare addirittura in testa alla gara. Arriva il momento della sosta ai box, dalla quale la macchina stava uscendo, con il  bolognese che portava dentro di sè l’emozione e l’orgoglio di essere partito ultimo e ritrovarsi al primo posto, dopo tante difficoltà, ma una piccola chiazza di olio fece gli fece perdere improvvisamente il controllo della vettura proprio mentre usciva dai box e passava la macchina di Tagliani, che non potè evitarla colpendola all’altezza della cellula di sopravvivenza e di fatto squarciandola in due tronconi. Alex sviene, il destino stava per avere la meglio, e forse definitivamente; le sue gambe, amputate dall’urto, erano rimaste nel troncone semidistrutto della macchina e il suo corpo stava pian piano perdendo lucidità.