F1 | Ferrari 1995-2014: la storia si ripete?

18 gennaio 2015 – Quello che adesso intendiamo proporvi non è un esercizio di storia, nè tantomeno un gioco “trova le differenze”, ma la situazione che attualmente si sta vivendo in casa Ferrari somiglia molto a quello che accadde alcuni anni fa e che vide l’alba di quella che poi è diventata l’epoca di maggiore successo nella storia della Formula 1.

412t2monzaInfatti, sembra proprio che le analogie tra il passaggio di consegne tra Fernando Alonso e Sebastian Vettel sia in certi aspetti molto simile a quello che alla fine del 1995 avvenne tra Jean Alesi e Michael Schumacher. I punti di contatto sono molti: il periodo dei due piloti trascorso in Ferrari (5 anni), le lamentele che proferivano al team per la situazione tecnica nella quale stavano navigando, la successiva rivoluzione portata da chi teneva i cordoni della borsa, cioè il gruppo Fiat. E infatti fu proprio l’avvocato Agnelli in persona a staccare l’assegno che avrebbe portato l’allora bicampione del mondo sotto le insegne del Cavallino rampante.

Le differenze ci sono e sono evidenti: Alesi non vinse alcun titolo mondiale mentre Alonso arrivò con già due titoli in bacheca (esattamente come Schumacher),sfiorò per due volte il Mondiale; nel caso del francese, poi, la Ferrari veniva da un ottimo 1990, al quale però seguirono le stagioni buie del 1991 e 1992 perchè si privò di John Barnard e del suo staff e la, seppur parziale, resurrezione dal 1993 in poi è coincisa con il ritorno del mago inglese e Gerhard Berger insieme a Jean Todt. Alonso, invece, ha dovuto fare i conti, dal 2012, con l’appiedamento di Aldo Costa, che poi andrà in Mercedes.

vettelferrariLe due rivoluzioni, però, sono molto simili tra di loro, anche se nel 1995 Montezemolo e Todt rimasero al loro posto, con il francese che intavolò le trattative per portare il fuoriclasse tedesco in Ferrari. Ma proprio in seguito all’arrivo di Schumacher iniziò una vera e propria rivoluzione tecnica che si manifestò in una totale rivisitazione della monoposto. Mentre, invece, nel 1995 la Ferrari dovette pagare, dopo un brillante avvio di stagione che portò la Ferrari a condurre il Mondiale costruttori dopo il GP del Canada, una regressione tecnica dovuta alla decisione di troncare lo sviluppo della monoposto del 1995 per concentrarsi sul 1996. Senza dimenticare la beffa del test che venne fatto effettuare a Schumacher e Irvine con i pezzi che non furono utilizzati durante la stagione e che avrebbero garantito grossi risultati, come dimostrano i tempi eccezionali staccati dai due nuovi arrivati, battendo il record all’Estoril. E così, anche adesso, dopo l’arrivo di Marco Mattiacci, sono iniziate a cadere diverse teste, tra cui anche quella di Luca Cordero di Montezemolo, sostituito proprio dal CEO della Fiat Sergio Marchionne.

Difficile non vedere, nelle due situazioni una sorta di analogia, quasi come se Alesi e Alonso fossero stati identificati come le vittime da sacrificare sull’altare dei risultati, nonostante abbiano portato dei risultati con monoposto inferiori, rispetto alle prime della classe; poco importa che si chiamassero Williams, Benetton, Red Bull o Mercedes. Ecco perchè Alonso e Alesi (che sarà seguito da Berger) sono uniti da un destino beffardo: quello di pagare con l’appiedamento la crisi tecnica nella quale era sprofondata la Ferrari (il 2014 a conti fatti è addirittura peggio del 1992) e le critiche che hanno mosso solo perchè richiedevano quello che gli sarebbe dovuto spettare per il solo fatto di guidare una Ferrari: una monoposto vincente.