F1 | Arnoux, Binotto ed il fascino delle ovvietà postume

Per l'ex pilota Ferrari, Mattia Binotto andava cacciato prima. Ma è troppo facile parlare solo ora dell'operato del fu Team Principal Ferrari.

Renè Arnoux, intervistato dalla Gazzetta dello Sport ha detto che Binotto avrebbe dovuto “dimettersi” prima dalla gestione della Scuderia Ferrari.

“Uno che dice andrà meglio l’anno prossimo non merita quel posto”, ha dichiarato Arnoux ex pilota Ferrari dal 1983 fino all’inizio del campionato 1985,.

Ora ci siamo levati il dente, ossia riportare la dichiarazione cardine dell’intervista rilasciata alla Rosea.

Ma è necessario soffermarsi sull’incredibile crescita demografica di questi giorni di personaggi che da sempre pensano che Binotto andava cacciato prima.

Vogliamo ricordare che la prima persona ad aver parlato della tardività Ferrari nella decisione, è stato Umberto Zapelloni ai microfoni di Pit Talk, già a fine novembre.

Chiunque stia uscendo fuori con la stessa opinione in questi giorni è, per citare Sergio Caputo, disperatamente in ritardo cane.

La dichiarazione di Arnoux, quindi, si inserisce in un contesto postumo che non ha nulla a che vedere con la critica giornalistica.

La critica sana, quella pensata come cibo per la mente degli appassionati, non un florilegio di pensieri rubati a Zapelloni.

Con tutto il rispetto per il francese, Arnoux passa figurativamente alla storia come il vicino di casa del serial killer, quello che dice alla moglie che il dirimpettaio non gli è mai piaciuto solo dopo aver sentito al telegiornale che l’hanno arrestato.

Per onor di cronaca, nella stessa intervista Arnoux dice di aver sempre dichiarato che il TP non andava bene.

Vogliamo ricordare che la sua unica dichiarazione sulla gestione Binotto del campionato scorso è stata un opinione sul fatto che Leclerc doveva essere insignito del titolo di primo pilota Ferrari, null’altro…

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