Omaggio a Nanni Galli, scomparso un anno fa oggi, imprenditore nel tessile e prima ancora pilota di Tecno, Williams, Ferrari, McLaren e, soprattutto, Alfa Romeo.
| a cura di Cristian Buttazzoni
L’imprenditore pilota, l’uomo che ha portato avanti con un discreto successo entrambe le carriere, il pupillo di Carlo Chiti… in due parole Nanni Galli, coriaceo e competitivo toscano di Prato (anche se nato a Bologna), scomparso nello scorso ottobre subito dopo aver compiuto 79 anni con un’eredità comunque destinata a lasciare traccia nel mondo del motorsport.
Sarà lui, infatti, a portare alla ribalta il progetto dell’Alfa Romeo nelle ruote coperte, la Tipo 33 che agli albori degli anni 1970 si stava evolvendo nella versione 2, portandola al successo; sarà lui a “tirare la volata” alla prima Williams della storia, correndo per la ISO Marlboro, anche se abbandonerà la scuderia dopo poche gare; sarà lui a convincere Luciano Benetton a lanciarsi nel mondo delle corse, dopo aver sponsorizzato per un periodo l’Alfa Romeo e poi la stessa Williams.
Galli esordisce (con il diminutivo di Nanni al posto del nome Giovanni per tentare di nascondere la sua attività corsaiola ai genitori che si opponevano) relativamente tardi nel mondo delle corse, iniziando nei kart a 20 anni, ma pochi anni dopo si mette subito in luce nelle gare turismo, dove pochi anni più tardi, nel 1964, si aggiudicherà tutte le gare del campionato italiano turismo, ben 10, al volante di una Mini Cooper.
La stagione successiva inizia il suo rapporto con l’Alfa Romeo, prima di diventare pilota ufficiale nel 1966. Proprio la Casa del Biscione segnerà le tappe più importanti di Galli, prima con la chiamata di Chiti (che come detto lo porterà al volante della T33/2 dove coglierà ottimi risultati, vincendo a Daytona e Le Mans, ma prima ancora è passato alla storia per il secondo posto nella Targa Florio del 1968), poi con l’esordio in F1 alla McLaren, motorizzata Alfa Romeo.
Prima, però, correrà in F2 con una Brabham privata e poi con la Tecno. Scuderia pioniera, quella bolognese, che in F1 proverà a sfidare addirittura la Ferrari producendo in proprio un 12 cilindri boxer che porterà il toscanaccio dal casco giallo a conquistare il terzo posto a Vallelunga in una gara non valida per il mondiale. Una F1 autentica, non esasperata dalla tecnologia, in cui la sperimentazione non mancava e anche i piccoli team erano in grado di dire la loro, magari recitando un ruolo da protagonisti.
Gli sforzi di Galli in F1 non verranno premiati, purtroppo, dagli stessi risultati che otterrà nelle ruote coperte: Nanni porterà infatti la 33/3 al terzo posto nella 1000 km di Buenos Aires del 1971 e al secondo posto nella 12 Ore di Sebring dello stesso anno, prima di passare alla March.
In compenso, però, in F1 avrà anche l’onore di salire a bordo della Ferrari, chiamato a sostituire l’indisposto Clay Regazzoni. Poi, come detto, l’approdo nella ISO Marlboro, antesignana della Williams, non prima di aver fatto segnare un’altra impresa che rimane tuttora negli annali: il record sul giro sul circuito del Mugello stradale in 29’36″8 alla media di 134,128 km/h, su una Lola 210T.
La carriera da pilota di Galli lascerà spazio a quella da imprenditore e, come detto, sponsorizzerà anche la Williams, ma non rinuncerà alla sua vena corsaiola: sarà Fulvio Maria Ballabio, suo grande amico, a convincerlo a correre in una serie dedicata alle energie alterative, ma la malattia lo ha portato ad appendere il casco al chiodo, non prima di aver fatto alcuni giri sulla sua amata Tecno al Minardi Day del 2017.
La scuderia bolognese gli dedicherà una vettura, la Tecno GT Ecoracing Nanni Galli, spinta da un V8 Alfa Romeo a GPL e, come detto, ha contagiato nell’avventura della massima formula automobilistica anche la famiglia Benetton. I successi del team trevigiano sono stati una sorpresa per tutto l’ambiente, fino a quel momento formato da grandi costruttori e da “garagisti” con una lunga tradizione motoristica alle spalle, mentre dall’idea di Galli anche gli imprenditori possono creare storie di successo destinate a rimanere negli annali.
L’intraprendenza e lo spirito di iniziativa del pilota imprenditore sono senza dubbio l’eredità più pesante che la memoria di Nanni Galli ha lasciato a una generazione di piloti e team manager, che non si limitano più a sponsorizzare le monoposto ma ci si impegnano in prima persona, come accadrà anche alcuni anni più tardi con la Red Bull.
Un nuovo modo di correre che ha fatto scuola per il quale, come in altri casi, l’intuito di Galli si è rivelato vincente e per questo il mondo delle corse gli sarà eternamente riconoscente.