Forse ci voleva il ritorno ad un ambiente carico di storia come il Nurburgring, seppure in versione moderna, perché la Formula 1 riuscisse ancora ad emozionare.
Quando al termine del Gran Premio Mick Schumacher ha omaggiato Lewis Hamilton con il casco di papà Schumi, dopo che il pilota inglese aveva raggiunto il record dei 91 GP vinti, per chi abbia avuto a che fare con il grande Michael è stato certamente un momento emozionante. Ma non solo. Credo che chiunque abbia seguito i Gran Premi in questi ultimi 20 anni non può essere stato insensibile.
Perché se già raggiungere un traguardo così importante, 91 vittorie, ha un valore assoluto incredibile, nel caso specifico si aggiunge la situazione angosciante delle condizioni del grande Schumacher. Ed in quel momento il pensiero di ogni appassionato, e non solo, nel mondo intero è andato al Campione tedesco. Al quale rimane ancora il record imbattuto del numero di titoli iridati nella storia della Formula 1. Record ormai destinato ad essere uguagliato al termine di questa stagione.
Ma al Nurburgring oggi c’è stato un altro momento emotivamente importante: il terzo posto conquistato da Daniel Ricciardo, risalito sul podio dopo due anni, con una Renault che non lo aveva più conquistato da ben 9 anni.
La gioia, la felicità di tutto lo staff Renault – il presidente Luca De Meo in primis – insieme a quella del pilota ha offerto un momento altrettanto emozionante.
Perché è stata la dimostrazione che nonostante la fredda tecnologia che caratterizza la Formula 1 ci sono ancora uomini che sanno soffrire ma anche gioire. Di uomini che sanno faticare e collaborare in simbiosi per ottenere un risultato che non è soltanto destinato ad entrare negli annali ed a promuovere questo o quel marchio, ma che riesce ad appagare la passione con la quale queste persone vivono e svolgono il loro lavoro.
Ecco, oggi abbiamo rivisto una Formula 1 che sa ancora emozionare.