F1 | Verstappen visto dagli occhi di Ricciardo

Daniel Riccardo è tornato a parlare del suo ex compagno di squadra, Max Verstappen, con cui ha condiviso il box Red Bull per quasi tre stagioni. Ecco come l’aussie ha descritto l’olandese e il rapporto che vi era tra loro. 

 

di Francesco Svelto |

 

Max Verstappen è l’impersonificazione del concetto di “crack” in senso sportivo: un talento cristallino, espresso ai massimi livelli del motorsport sin da età molto tenere – ricordiamo il suo debutto in F1 prima del compimento della maggiore età – ma dai comportamenti molto spesso discutibili. Almeno per il passato. 

 

Max è sempre stato un protagonista dei contesti in cui si è calato. A partire dalle formule minori, che gli hanno permesso di esprimere il suo potenziale poi accolto e coccolato nel vivaio della famiglia Red Bull, sino ad arrivare, appunto, alla Red Bull stessa in F1.

 

Veloce, estroverso, spigoloso. Primadonna in tutti gli aspetti. Ma proprio quando è approdato in Red Bull, ha trovato un compagno di squadra non proprio incline a farsi piegare, un Daniel Ricciardo spassosissimo fuori dall’abitacolo ma tanto equilibrato quanto veloce all’interno della monoposto.

E proprio Daniel Riccardo, dal 2016 al 2018 compreso, ha vissuto un dualisimo in Red Bull – sicuramente positivo anche per lo stesso Daniel – condito da prestazioni di altissimo livello, a volte superbe ma non sufficienti ad accaparrarsi la “benevolenza” del management (Marko nella fattispecie) che vedevano in Verstappen il frutto del lavoro del vivaio e quindi il cavallo giusto su cui puntare nel presente e nel futuro. 

Non senza strascichi a volte anche palesi (ricordate le qualifiche del GP del Messico del 2018, quando Ricciardo andò in pole e Marko, ai box, totalmente infastidito) le strade dell’australiano e degli austriaci si sono divise. Ricciardo ora è in forza alla Renault – ma in cerca di migliori soluzioni ove poter esprimere tutto il suo talento e tornare al successo – è tornato sul suo passato ed in particolare sul rapporto con l’olandese: 

“Credo che tra i lati negativi di Max c’era sicuramente un po’ di immaturità. Pensando ai pro invece, devo dire che non aveva paura di niente e non era preoccupato dagli altri. Scendeva in pista e guidava più forte che poteva.

Probabilmente non ha capito la responsabilità, quindi ha gareggiato con un sacco di libero arbitrio in saccoccia (molto spesso appoggiato dal team, n.d.r.). Tattica che ha funzionato abbastanza bene solo una manciata di volte.

Quando è entrato a far parte del team, fin dal primo giorno quando è uscito dai box, non si è preoccupato di proteggere l’equipaggiamento o altro. Era tutto o niente.

Parlando del nostro rapporto, probabilmente in molte occasioni sono stato fin troppo gentile in macchina. Comunque sia credo che in quella stagione (il riferimento è al 2018) ci siamo spinti a vicenda. Quindi tutto sommato è stata una cosa buona…”.

 

Francesco Svelto