L’ing. Enrique Scalabroni, intervenuto nella puntata 191 di Pit Talk, ha affermato che dietro il dominio Ferrari a Singapore c’è la mano di Simone Resta, tornato a Maranello nel corso dell’estate.
L’ultima puntata (24 settembre) di Pit Talk, ha trattato svariati temi intorno al mondo Ferrari a partire dalla sorprendente e inaspettata doppietta di Singapore, prima stagionale e terza vittoria consecutiva.
A discutere il tema dell’ascesa Ferrari nel corso degli ultimi mesi, c’è l’ingegner Enrique Scalabroni, che esordisce con un secco “Tornato Resta, la Ferrari torna a vincere”, riferendosi al ritorno di Simone Resta in Ferrari nel corso dell’estate e sull’evidente effetto che ha avuto in casa Maranello.
Era chiaro che, prima della sosta, la SF90 avesse tantissimi problemi a livello di carico, per questo nessuno si sarebbe aspettato un dominio assoluto a Singapore, un circuito che, come in Ungheria, avrebbe creato non pochi problemi alla rossa.
L’ingegner Scalabroni, attribuisce a Simone Resta l’enorme progresso sviluppato sulla monoposto, il quale ha potuto lavorare (e migliorare) su downforce e aerodinamica verticale, grazie anche all’upgrade effettuato sul motore Ferrari che ha esordito con la nuova Power Unit – Spec 3.
“È il segreto di tutto, Formula 1, Formula 3, se c’è il motore, potrai aumentare di un certo valore il carico aerodinamico.” Così fa valere la propria tesi l’ingegner Scalabroni, parlando della SF90 come una macchina completa, proprio grazie al passo in avanti fatto con il motore e conseguentemente con l’aerodinamica.
Impossibile trascurare l’effetto che ha avuto l’aggiornamento aerodinamico portato dalla Ferrari a Singapore, anch’esso chiave della vittoria nella città-stato asiatica; il lavoro portato a termine sul musetto della rossa è notevole, tanto che il nostro ospite l’ha rinominato diffusore anteriore, in quanto è in grado di gestire i flussi d’aria in maniera magistrale e convogliarli.
Questa l’opinione dell’ingegnere il quale attribuisce il progresso non solo al progettista ex Alfa-Sauber, ma al complessivo lavoro eseguito dal team di Maranello, che è riuscita a portarsi avanti di tanti step, per quanto riguarda le aree fondamentali della monoposto, tanto da portare una doppietta su un circuito lontanissimo dai canoni dell’ormai “vecchia” SF90.
Vero che, ad oggi, sentire le parole “monoposto completa”, dal nostro ospite, riferendosi alla SF90, fa strano, ma intanto quella di Singapore è stata una Ferrari che tutti dovrebbero temere, in attesa del test definitivo su un vero circuito, a Suzuka.