La Red Bull ha vinto in Austria e la Ferrari si è dovuta arrendere al ritorno prepotente dei bibitari. Un risveglio che ha sorpreso molti addetti ai lavori, mettendo in difficoltà non poco chi voleva trovare la causa che ha permesso questo balzo in avanti importante alla RB15.
di Antonio GranatoSegui @antoniogranato
Nella settimana in cui la Mercedes è stata attaccata, sul piano politico, da chi voleva proporre un ritorno alle gomme del 2018, la Red Bull, proprio con le gomme tanto contestate, ha dato vita ad una prestazione che, se non fosse stata macchiata da una partenza mal riuscita di Verstappen, avrebbe potuto prendere valenze anche maggiori.
Ma come ha fatto la Red Bull a compiere questo balzo in avanti? E poi, come mai la Ferrari non è riuscita a rispondere alle performance della sua avversaria? Forse in tutto ciò c’entrano proprio le gomme della Pirelli e quella riduzione di spessore che hanno subito tutte le gomme del 2019.
La Pirelli, infatti, aveva spiegato come, quella riduzione di 0,4 mm di spessore facesse ottenere un buon abbassamento delle temperature, di circa 10°C- 12°C e che questo impedisse al blister di comparire sulla superficie del battistrada. Come Mario Isola ci aveva spiegato in passato qui: https://www.f1sport.it/2018/06/pirelli-chiarimenti-su-overheating-e-battistrada-ribassati/
“Quando la monoposto corre in pista, il calore si genera all’interno di tutta la carcassa. Più mescola c’è, più si genera calore”.
Riducendo la massa, si riduce il potere di immagazzinare energia e quindi si riduce la quantità di calore generabile.
E’ pochissimo 0,4 mm? Siamo proprio sicuri? Si certo, meno di mezzo millimetro di spessore per gomma, una dimensione molto ridotta, difficile da apprezzare, ma se immaginiamo di raschiare la superficie della gomma e togliere via con una spatola uno 0,4 mm di gomma per tutta la circonferenza delle quattro gomme, quanto materiale alla fine abbiamo avremmo asportato? Compiendo questa operazione asporteremo una quantità di gomma pari a 1196 centimetri cubici di volume. Per rendere meglio l’idea, otterremmo un cubo di circa 10,6 cm per lato, ovvero la quantità di gomma che la Pirelli con l’abbassamento di 0,4 mm ha eliminato da ogni treno di pneumatici, non proprio una dimensione difficilmente apprezzabile insomma! Materiale in meno che di conseguenza diminuirà la capacità di immagazzinamento di energia e la successiva generazione di calore.
Gomme che tendono a riscaldarsi di meno e che quindi necessitano di una quantità maggiore di energia per poter entrare nella giusta finestra di funzionamento. Per ottenere questo serve carico e una spinta verticale su entrambi gli assi della macchina più elevata. La Red Bull disegnata da Adrain Newey sembra averne mentre, è ben noto coma la Ferrari quest’anno abbia scelto invece una concezione aerodinamica che predilige più l’efficienza che il carico e che quindi disponga di un carico verticale inferiore. Questo porta ad una difficoltà maggiore, da parte della SF90, di mandare le gomme in temperatura e ottenendo quindi dalle gomme una risposta prestazionale ridotta.
Serve carico quindi, fondamentale in questa Formula1, come ovvio che sia, e che rende ancor più difficile da comprendere le scelte concettuali aerodinamiche della Ferrari di quest’anno.