Benzine al veleno

Leggendo tempo fa la pubblicazione “Aeroplani e Formula 1” di Antonio Granato, tra tante interessanti nozioni mi ha colpito quella relativa all’uso delle benzine speciali che per un certo periodo erano abituali in F 1. Sappiamo bene che anche ora le benzine utilizzate in F 1 sono realizzate in laboratorio, ma oggi non possono contenere additivi nocivi alla salute di chi le manovra. Non così una volta. E questa lettura mi ha ricordato un episodio che mi ha toccato di persona. Per la prima volta lo racconto.

Era il 29 settembre del 1990. Mi trovavo a Jerez de la Frontera per il Gran Premio di Spagna. Mentre si svolgevano le prove libere del sabato ero in cabina di commento TV e stavo preparandomi per la telecronaca delle qualifiche previste per le 13.

Le cabine dei telecronisti a Jerez sono sistemate in alto sopra la tribuna di fronte al traguardo e per raggiungerle bisogna percorrere l’alto ponte che scavalca la pista.

Da quella posizione si vede bene anche una parte di pista dietro ai box ed assisto così all’incidente choccante di Marc Donnelly che va a sbattere violentemente con la Lotus- Lamborghini.

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Un incidente spaventoso: l’auto si spacca in due e Donnelly è sbalzato a terra in mezzo alla pista ancora attaccato al sedile che è volato con lui. Nessun segno di vita, un momento orribile. La memoria di Gilles Villeneuve è troppo fresca.

Mentre intervengono i soccorsi scorgo anche che il mio operatore è tranquillo in corsia box con la telecamera in spalla: non si è accorto di nulla come del resto tutta la pit-lane. Allora decido di andarlo ad informare ( non abbiamo né radioline né telefonini che, del resto, sarebbero inutili con il frastuono dei box ) e percorro di corsa tutto il ponte, salita e discesa, per raggiungerlo ed avvisarlo. Vado al box dove avevo visto dall’alto l’operatore ma non c’è e, ansimando per la corsa, chiedo ai meccanici se sanno dov’è andato ( ci si conosce tutti ). Proprio in quel momento i meccanici di quel team stanno travasando della benzina: l’odore è molto acre, forte. Ed io sto ansimando. Evidentemente ne aspiro i vapori e dopo un attimo mi sembra quasi di soffocare. Corro subito ai bagni e cerco di sciacquarmi la gola, ma sento una forte irritazione. Riuscirò a malapena ad effettuare la telecronaca delle qualifiche, poi mi sparisce totalmente la voce. A nulla serviranno inalazioni e risciacqui successivi. L’indomani, il giorno della gara, non riesco ad effettuare la telecronaca. Le corde vocali sono come afflosciate. Ecco perché i meccanici avevano le mascherine!

Tornato a casa, dopo cure e medicinali, dovrò seguire quasi tre mesi di logopedia per recuperare appieno la voce e con molto sforzo riuscirò a commentare, ma da studio, le due gare successive che concludono il campionato: Giappone ed Australia, che per fortuna si svolgono quasi un mese dopo.

Ho patito e sofferto molto: un telecronista muto ha poche chances! Ed ho faticato molto prima di recuperare totalmente. Per fortuna dall’anno successivo, il 1991, la Federazione Internazionale vietò l’uso di certi additivi delle benzine, anche per proteggere la salute del personale, dei meccanici che dovevano maneggiare quegli ingredienti. Ma io ho rischiato molto.

Donnelly per fortuna si è ripreso dopo quasi due anni ed ha partecipato anche ad alcune gare della categoria Turismo. Ma c’è un aspetto particolare di quella vicenda che mi colpì molto e che ho raccontato recentemente per i frequentatori di ”f1sport.it”. Tra tutte le macchine che passarono dopo l’incidente, quando Donnelly giaceva a terra immobile, ancora attaccato al sedile, l’unico pilota che si fermò fu Ayrton Senna. Lasciò lì accanto la sua McLaren ed accompagnò i soccorritori fino all’infermeria. Rimase dentro per un quarto d’ora, poi lo vidi uscire con le lacrime agli occhi. Campione di umanità anche.

Due ore dopo conquistò la Pole-Position!