Alfa Romeo 182, bella, impossibile ed avara

Il finale in crescendo della stagione 1981, dove Giacomelli con la sua Alfa Romeo, conquistò il terzo posto a Las Vegas, faceva ben sperare che la stagione 1982 potesse essere quella della definitiva consacrazione.

Diretta dal corpulento Carlo Chiti, ex direttore tecnico della Ferrari che portò il titolo a Maranello nel 1961, con Ducarouge come progettista, ingegnere famoso per le sue soluzioni estreme, e De Cesaris al posto di Andretti, come pilota l’Alfa Romeo per la stagione 82, la scuderia nutriva serie ambizioni di vittoria. Durante il Grna Premio del Brasile venne presentata la nuova vettura, bellissima, denominata 182.
Spiccò subito agli osservatori che la macchina era progettata un telaio monoscocca in fibra di carbonio con delle caratteristiche di rigidità e leggerezza che avrebbero dovuto esaltare la potenza motore v12. La gara in Brasile mise in evidenza qualche piccolo problema, sottovalutato dalla squadra, anzi attribuito soprattutto ai normali problemi di gioventù che una monoposto tanto avveniristica potesse avere.
Alla terza gara, sul circuito di Long Beach, De Cesaris stacò un tempo fenomenale, conquistando la pole position davanti a un incredulo Niki Lauda. La gara fu avara di soddisfazioni, per una distrazione De Cesaris andò a muro, privando se stesso e la squadra di un secondo posto di sicuro prestigio.
A Monaco, nel rocammbolesco finale, Decesaris e la sua Alfa Romeo si trovano in testa, ma la mancanza di carburante a poche curve dall’arrivo, privano la squadra di un successo storico.
Le soddisfazioni finirono li. La stagione fu avara di soddisfazioni, l’avvento del turbo rese la motorizzazione v12 obsoleta, gli ingombri del plurifrazionato penalizzano l’aeredinamica senza nessun vantaggio in termini di potenza.
Ai problemi della macchina bisogna aggiungere qualche interperanza tra i piloti che, dopo essere venuti a contatto alla partenza del gp d’Austria, di fatto vivevano da separati in casa rendendo lo sviluppo della vettura pressoché impossibile.
Profondo conoscitore delle dinamiche delle corse, Chiti, decise di preparare per il Gran Premio d’Italia il motore turbo: infatti durante le prove del gran premio fece il suo debutto la 182 turbo modificata nel confano motore. Decesaris, ne apprezzò subito le doti velocistiche, ma la scarsa affidabilità fece propendere la squadra ad utilizzare la versione aspirata per la gara.
Da Monza fino alla fine della stagione, la squadra decise di testare la vettura turbo per essere pronti per la stagione 1983, ma col solo Decesaris, esautorando di fatto Giacomelli dalla squadra per l’anno venturo.
Che dire dell Alfa 182? La bellezza della vettura non fu pari ai risultati, la stagione fu contraddistinta da numerosi problemi dovuti a un propulsore antistorico, per la F1 di quegli anni e una gestione in pista non all’altezza delle grandi squadre. I pochi exploit come la pole a Long Beach e il podio a Monaco non furono sufficienti a mitigare l’amarezza per l’ennesima stagione buttata.