Al #RoarBefore24, la tre giorni di test propedeutici alla 24 ore di Daytona, ci si aspettava il ruggito di Fernando Alonso. Invece lo spagnolo si è limitato a fare le fusa prendendo confidenza con il tracciato e con la vettura. Il suo dodicesimo tempo, 1’37″515, a 1″7 dalla vetta, non deve però trarre in inganno: risolti alcuni problemi di bilanciamento e di assetto l’asturiano tornerà certamente a graffiare. Daytona rappresenta per Alonso solo la prima zampata in una gara di Endurance. Il vero obiettivo resta Le Mans, valevole, insieme alla 500 Miglia di Indianapolis e al titolo nel campionato mondiale di F1, per la conquista della Tripla Corona. Corona che Fernando vuole artigliare per cucirsela addosso come una criniera.
Fernando ha fame. Una fame arretrata, vorace, smodata. Una fame che non è riuscito a saziare negli ultimi undici anni. Le tre disastrose stagioni in McLaren-Honda gli hanno lasciato l’amaro in bocca. Ma, lungi dall’annichilirlo, lo hanno proiettato verso nuove sfide dal sapore epico. “Devi sempre tenere alte le tue motivazioni“ sostiene Alonso. E non è un mistero che si riferisca alla conquista della Tripla Corona.
Come già accaduto per la 500 Miglia di Indianapolis, la partecipazione di Alonso alla 24 Ore di Daytona ha scatenato un enorme entusiasmo da parte del pubblico americano. Entusiasmo che Fernando, molto accorto in tema di immagine, ha saputo ricambiare dividendosi tra lunghe sessioni di autografi e molteplici interviste atte a soddisfare le più svariate curiosità. Senza tralasciare un nuovo casco, creato apposta per l’occasione.
Secondo Mark Webber, già campione del mondo WEC 2015, le difficoltà maggiori che si possono incontrare in questo tipo di competizioni sono rappresentate dalla condivisione della vettura con gli altri piloti e dalla conseguente necessità di trovare un compromesso con i propri compagni di squadra, nonché dalla scarsa visibilità derivante dall’abitacolo chiuso e dai montanti laterali che limitano la visuale. Un altro problema potrebbe essere dato dal traffico. Oltre a trovare un giro abbastanza libero per ottenere il tempo, per l’australiano “È necessario mantenere il ritmo giusto. Questo ti porta a doverti districare in mezzo a macchine più lente, a volte in traettoria, a volte fuori. Nel traffico ci sono auto più lente anche di 120km/h. Trovarsele davanti all’improvviso è impressionante. Devi fidarti. Se entri in curva devi sperare che ti abbiano visto e si spostino“.
In realtà Alonso si è trovato a suo agio sia per quanto riguarda il lavoro di squadra sia per quanto concerne l’adattamento alla vettura. Si è privilegiata la ricerca di un compromesso che potesse soddisfare i tre piloti e i risultati ottenuti in quella direzione sono – a suo dire – decisamente positivi. Nessun problema neppure sul fronte traffico o con la visibilità notturna, grazie anche all’esperienza maturata in F1 su circuiti illuminati come Singapore, Bahrain o Abu Dhabi. Piuttosto le sue perplessità riguardano il rendimento: “Ci sono ancora piccoli cambiamenti in corso ed è lo stesso con la vettura. Dobbiamo trovare più ritmo. Vogliamo essere più competitivi.” analizza Fernando. Lo spagnolo si è detto sorpreso soprattutto dal breve tempo trascorso all’interno dell’abitacolo. Per lui solamente 60 giri totali spalmati su tre giornate in sette sessioni: “Le sessioni non sono molto lunghe e c’è la necessità di condividere la macchina, quindi perdi un po’ di tempo ad ogni cambio di pilota o nelle variazioni dell’assetto, così ti ritrovi a fare pochissimi giri.“
Alla fine il bilancio di questa tre giorni resta soddisfacente. Non è stato forse un inizio trionfale, ma buono quanto basta per prendere contatto con la realtà dell’Endurance. A dire il vero un primo test con la Ligier JS P217 era stato effettuato da Fernando lo scorso 21 Novembre in Spagna, sul circuito del Motorland di Alcañiz. Tuttavia, in quel caso, si trattava di un’esperienza volta a familiarizzare con l’auto, completamente diversa rispetto a quella del Roar, dove si è dovuto confrontare con la squadra e con i due compagni Phil Hanson e Lando Norris, che divideranno con lui la vettura numero 23.
Ora invece la sfida inizia a delineare i suoi contorni. Non è più solo la frenesia della novità. Non più l’ebbrezza per un’emozione diversa. È il momento di prendere la rincorsa. Per oltrepassare gli ostacoli. Per spiccare il volo. Per tuffarsi nella leggenda.