Ci avviciniamo alla trasferta del Messico con il racconto dell’edizione 1991, un gran premio che fece sprofondare la Ferrari nel panico, costringendola ad abortire anticipatamente lo sviluppo del progetto 642 ed anticipare quello della 643.
Dopo il GP del Canada, concluso con un mesto ritiro, la Ferrari si appresta a disputare la trasferta del Messico con sentimenti contrastanti. In Canada la monoposto, la 642, sembrava aver addirittura colmato il gap con la McLaren, apparentemente la macchina da battere, ma il dubbio che alimentava la squadra corse era legato alla natura del circuito messicano che, con le sue gobbe, poteva mettere in crisi il precario assetto della Ferrari.
All’inizio delle prove i dubbi furono fugati: la McLaren, almeno quella guidata da Berger, era alla portata della rossa ma la natura del circuito la mise effettivamente in crisi, obbligando i due alfieri in rosso a lottare con la macchina evidentemente poco adatta a quel tracciato. Prost alzò subito bandiera bianca mentre Alesi, particolarmente ispirato, con le sue doti di funambolo del volante limitò i danni.
Al venerdì Senna fu protagonista di uno dei pochi errori di valutazione della sua carriera, in piena curva sopraelevata scalò di marcia arrivando a uscire rovinosamente di pista rimanendo incastrato nella vettura capovolta. Il brasiliano se la cavò con uno spavento e con un sanguinamento dalla ferita alla testa che si era procurato con la moto d acqua qualche giorno prima.
Le qualifiche, tiratissime, misero in evidenza il vero punto di riferimento della stagione: la Williams-Renault. Le macchine inglesi, dotate di sospensioni attive, uscirono finalmente allo scoperto occupando la prima fila e candidandosi al successo finale. Alesi riesce a non naufragare con la sua “zattera rossa” strappando un incoraggiante quarto posto, Prost staccatissimo e settimo.
Allo scattare del verde Patrese ha un indecisione e spreca la sua posizione al palo, arrivando quarto alla prima curva. Mansell, Alesi e Senna sembrano animare le battute iniziali della corsa. Il brasiliano salta il francesino della Ferrari e si mette alla caccia di Mansell che non sembra essere particolarmente a suo agio con la macchina, si scoprirà che problemi di surriscaldamento non gli permettono di sfruttarne a fondo le potenzialità. Patrese, intuiti i problemi del compagno e, forte di una macchina performante senza problemi, salta agevolmente Alesi e Senna e si mette in scia al britannico che supera in fondo al rettilineo di partenza. Mentre Patrese corona la sua rincorsa con il primo posto, la Ferrari naufraga definitivamente ritirando entrambe le macchine per problemi alla trasmissione.
Patrese vince, la Williams convince mentre la Ferrari sprofonda nel panico e resasi conto che il vero avversario non fosse la McLaren bensì la Williams, decide di anticipare il debutto della 643 col muso rialzato. Ormai, però, è evidente che il riferimento per gli anni a venire sarà la scuderia di Frank Williams che, con le sue sospensioni attive e il suo telaio disegnato da un certo Adrian Newey ha creato un solco che sarà colmato soltanto dopo lunghi anni.