McLaren e Honda, storia di un addio

Dopo tre anni fallimentari McLaren e Honda si separano. Alonso resta a Woking solo grazie all’arrivo di Renault, l’unica casa che lo ha reso campione. A Singapore l’ufficialità?

 

Il lustro del binomio McLaren Honda, invincibile team di fine anni ’80, aveva illuso e creato altissime aspettative nei confronti del ritorno del colosso nipponico in F1. Dopo tre anni difficili la collaborazione con la McLaren si interrompe. Zero vittorie, zero podi per centinaia di penalizzazioni sono numeri impietosi.

Oltre alla mai raggiunta affidabilità la power-unit Honda non ha mai manifestato livelli di competitività accettabili. Per contro, la McLaren, non si è mai dimostrata una monoposto pessima. Là dove il motore contava meno e il talento del pilota qualcosa in più la macchina qualche dato positivo lo ha mostrato.

L’inizio fu subito un incubo. Barcellona, test invernali del 2015. Alonso per cause mai del tutto accertate rimane vittima di un incidente in cui perde conoscenza a causa di una scossa elettrica. Il suo debutto sulla McLaren Honda si dimostrò subito in salita.

La scelta di Honda fu una scommessa. Mentre tutti si affidarono a ditte esterne per la realizzazione degli elementi che formano la parte elettrica della Power Unit i giapponesi vollero fare tutto autonomamente. Per quando Honda sia un colosso mondiale del motore non poteva avere l’esperienza per competere nella F1 attuale. Scelta coraggiosa, poco umile. Inoltre il metodo di lavoro giapponese non si è sposato con i rapidissimi cambiamenti di una F1 che in questi tre anni di era ibrida ha vissuto una rivoluzione epocale. Nella storia solo eventi come l’introduzione delle ali o del carbonio sono stati cambi epocali tanto quanto l’arrivo dei  V6 ibridi.

Con la McLaren Honda Alonso non ha mai avuto a disposizione un mezzo competitivo, per lui dopo la Ferrari il baratro. Un peccato per un pilota che tutt’oggi dimostra di essere uno dei più forti in circolazione.

Blindato in una gabbia d’oro Alonso lotta come un leone da tre stagioni in fondo griglia tra piloti che valgono un quarto di lui. Negli anni i suoi team radio sono diventati dei cult. Il suo “GP2 ..GP2 engine” gridato in radio a Suzuka in casa Honda la dice lunga sul suo stato di frustrazione nei confronti di una casa che non ha saputo mantenere la promessa di diventare competitiva. Era la scorsa stagione.

Dopo tre anni fallimentari il capolinea. McLaren si affiderà dal prossimo anno a Renault.

I francesi sono un colosso della F1. Ultimamente un po’ in difficoltà garantiscono comunque a Red Bull prestazioni interessanti. Dallo scorso anno con il loro team impegnato nel mondiale contano su un fondamentale laboratorio utile a raccogliere dati in condizioni di gara. Per McLaren un gran passo in avanti.

Per Alonso un ritorno gradito. Con I francesi si è laureato due volte Campione del Mondo nel 2005 e nel 2006, per poi tornarci nel 2008 dopo la turbolenta annata in McLaren al fianco di Hamilton. Proprio nel 2008 Alonso a Singapore in una gara passata alla storia per lo scandalo “Piquet” colse su Renault un’insperata vittoria. Guarda caso Singapore sarà il prossimo GP, quello del probabile annuncio McLaren-Renault.

Honda virerà verso Toro Rosso. Un team meno ambizioso di McLaren ma satellite di Red Bull. Per Honda un’occasione da non sprecare per mostrare a Red Bull d’aver capito e risolto i propri problemi. Si pensa al 2018, già in ottica 2019. Non è solo in pista che la F1 è la categoria più veloce del mondo.