La scuderia Ferrari e i crash rosso corsa

La Ferrari a Singapore si sono autoeliminate al via. Ma la storia della Rossa è densa di episodi fratricidi.

Alle 14.05 di domenica scorsa le speranze mondiali della Ferrari sono svanite in un incidente la cui dinamica fa e farà discutere. Non entriamo nel merito della dinamica: giudicare davanti alla televisione à sempre facile, diremo solo che il motivo scatenante si potrebbe ricercare nella frase di Raikkonen quando asserisce che non si vede nulla. Probabilmente i due ferraristi volevano presentarsi alla prima curva senza nessun avversario a fermarne la corsa e a impedirne la visuale, l’asfalto bagnato e la fatalità hanno contribuito al resto.

Non deve però far scalpore quanto è successo ma far riflettere, nella storia delle rosse eventi simili sono già accaduti e hanno fatto parlare molto i media e urlare Ferrari.

Nel 1975 in occasione del Gran Premio di Spagna, ai tempi di disputava sul circuito del Montjuic, una partenza particolarmente indovinata di Brambilla, a proposito che rimpianto non averlo mai visto su una rossa di f1, portò la sua March a scontrarsi con la Parnelli di Andretti che, di conseguenza, urtò la rossa numero 12 di Lauda che carambolò contro la Ferrari del compagno di squadra Regazzoni.
Lauda, con la macchina danneggiata, ritenne troppo pericoloso tentare il rientro ai box e parcheggiò a bordo pista, mentre Regazzoni, combattivo come sempre, si “trascinò” fino ai box percorrento con la macchina claudicante un giro intero. Al suo rientro il ticinese iniziò una rimonta disperata fatta di controsterzi e frenate al liminte, ma l’incidente di Stommelen causato dalla rottura dei supporti degli alettoni che causo la morte di quattro spettatori, fece fermare la corsa dopo nemmeno metà dei giri percorsi rendendo la rincorsa dello svizzero vana, infatti non venne nemmeno inserito tra i classificati.

Un’altra partenza che fece discutere fu quella del gp d’Inghilterra del 1976, mentre in occasione dell’incidente spagnolo la squadra fece quadrato intorno ai piloti risultando compatta e impermeabile agli attacchi della stampa, quando allo start inglese Regazzoni e Lauda arrivarono a toccarsi, i due vivevano da separati in casa, e lo stesso direttore sportivo Audetto non sembrava avere la personalità giusta per gestire due personalità di quel calbro. A Brands Hatch Regazzoni toccò Lauda alla prima curva e lo fece andare in testacoda. L’austriaco con la macchina danneggiata carambolò contro la McLaren di Hunt rovinando la corsa di entrambi. A Maranello un corrucciato Ferrari probabilmente maturò l’idea di non confermare Regazzoni e sostituire Audetto, rei entrambi di non fare gli interessi della Ferrari.

Dopo i fattacci del 76, le rosse sembrarono aver raggiunto una certa pace col semaforo ma soprattutto non androno più a scontarsi tra di loro. Certo qualche incertezza al via ci fu, la più clamorosa fu qulla in occasione del gp del Canada del 82 quando Pironi fermo allo start fu la causa involontaria della morte di Paletti che con l’Osella non riuscì ad evitarlo.

Nel 1985, in piena corsa per la conquista del titolo, le due rosse al Nurburgring tornarono a toccarsi. Alboreto qualifcatosi in ottava posizoine, con una grande partenza, arrivò alla prima curva appaiato al compagno johanosn che partiva in prima fila causandone il dechapamento di una gomma e il danneggiamento della sospensione. L’italiano seppur col baffo un po piegato riuscì a continuare conquistando la sua ultima vittoria al volante di una rossa e consolidando la sua posizione in testa alla classifica. Nessuno in Ferrari diede importanza ai musi lunghi dello svedese, l’altronde nella scuderia italiana si aveva la consapevolezza che lo svedese non era certo un fuoriclasse ma un onesto “operaio del volante”, cos’ era solito definirlo Gozzi, capace di buone prestazioni ma anche di un assoluto anonimato.
Così, mentre gli avversari vincevano e a volte si buttavano fuori alla prima o all ultima curva, si arrivò al 1990 con una Ferrari di nuovo protagonista grazie a Prost che, sfruttando al meglio le doti della 641/2, cercava di impedire a Senna di fregiarsi nuovamente del titolo di campione del mondo.

Il francese e forse la Ferrari stessa, non fecero i conti con Mansell, allora suo compagno di squadra, che smanioso di vincere e riaffermare il suo valore si ritrovò a conquistare la pole in Portogallo, battendo proprio il suo compagno non amato e non ancora odiato, e al via una scellerata manovra dell’inglese lo portò a tagliare la strada a Prost rischiando di andare a sbattare entrambi contro il muretto box. Mansell sbagliò la partenza o lo fece apposta ? solo lui lo può sapere di sicuro l’atmosfera in seno al team non era dei milgiori e lo stesso Fiorio, team principal d’allora, non seppe imporsi obbligando l’inglese a coprire le spalle al francese in piena corsa per il titolo.

Ma non di sole partenze è fatta la storia nera della scuderia in rosso, a Monza nel 1993, Berger intento a sfrauttare i minuti finali delle qualifiche, si ritrovò la Ferrari di Alesi alla variante Ascari, che salutava il pubblico procedendo lentamente. Per evitare il francese l’austriaco dovette scartare sulla sinistra distruggendo la sua macchina e rischiando di infortunarsi seriamente.

Finiti gli anni 90 si entra negl’anni 2000 con l ‘abbuffata di vittoria di Schumacher dove solo qualche partenza non indovinata sembrava mettere pepe a un copione gia scritto. Ai giorni d’oggi la coppia rossa composta da Vettel e Raikkonen si è trovata spesso coinvolta in incidente al via, il tedesco sicuramente arrivato in Italia con la fama di freddo e calcolatore, spesso rivela una personalità grintosa quasi al limite della ragionevolezza arrivando a compiere manovre eccezionali ma anche errori impensabili per un quattro volte campione del mondo. Di sicuro se è vero che dai propri errori si diventa più forti, possiamo sperare che lo spirito critico di Vettel lo renderà imbattibile.