A partire da Monza, la FIA ha applicato norme più rigide sull’uso dell’olio nel carburante.
La FIA colpisce ancora. Dopo aver messo al bando le sospensioni col terzo elemento a inizio stagione, ora tocca all’uso dell’olio come combustibile. Vediamo come si è svolta la vicenda.
Fin dall’inizio dell’era turbo-ibrida c’era il sospetto che qualcuno bruciasse l’olio nella benzina. Fin dal 2014, ad esempio, i motori Mercedes emettevano una vistosa scia blu all’accensione. Quest’anno è invece stata nel mirino la Ferrari, che sembra potesse usare oli e altri additivi nel carburante, al fine di aumentare la potenza. La questione è stata sollevata ufficialmente a Baku, soprattutto dalla Red Bull, e ora la FIA ha posto termini precisi.
E’ stato deciso che, a partire dal GP di Monza, ogni power-unit potrà bruciare al massimo 0,9 litri di olio per 100 km. Dal 2018 il limite consentito sarà 0,6/100 km. Inizialmente era previsto già da Monza il limite dei 0,6 litri di lubrificante, ma i team avrebbero avuto difficoltà ad adattarsi. Così è stata lasciata una soglia di tolleranza per quest’anno, ma dal prossimo tutti dovranno attenersi a questa regola.
C’è da scommettere che, stavolta, non sarà solo la Ferrari a risentirne. Anche la Mercedes potrebbe avere ripercussioni. Come sappiamo bene, la F1 è anche questo. Non solo ricerca estrema, ma anche spionaggio reciproco. Inoltre, queste situazioni sono create dalla FIA stessa, che stringendo le regole crea sempre questo genere di questioni. Per ogni zona grigia che viene limitata, una nuova se ne crea.
C’è comunque da dire che il regolamento tecnico già prima non consentiva di bruciare olio e altri aromi nella benzina. Quello che in realtà sta facendo la FIA, è porre norme sempre più restrittive volte a colmare le interpretazioni del regolamento. Chi scrive però si chiede: non è la F1 il picco dell’automobilismo? La massima ricerca? Sembra invece che si voglia ridurre sempre di più lo spazio d’azione dei progettisti. Perché a questo punto non fanno una macchina uguale per tutti?