F1 | La vita a volte dura un attimo: ciao Ayrton

La F1 a volte è meravigliosa, a volte spietata. Questo è il ricordo di attimi e di pensieri di un grande campione: Ayrton Senna.

Il primo maggio 1994 la signora in nero aveva deciso di curare la regia di quel Gran Premio. Che qualcosa dovesse rovinare la festa lo si era visto durante le prove del venerdi quando Barrichello su Jordan decollò alla variante bassa e distrusse la sua macchina. Il sabato il povero Ratzenberger forse non si accorse che in un passaggio troppo aderente al cordolo la sua ala anteriore aveva perso solidità e, in prossimità della curva Villeneuve si staccò facendo sfracellare il pilota contro le barriere. Il pilota austriaco morì sul colpo. Ayrton Senna rimase scosso da questi avvenimenti ma sapeva che il gp di San Marino rappresentava un appuntamento importante per la sua stagione così povera di risultati. Il 1993 si era chiuso con la riappacificazione con Prost sul podio del gp d’australia e c’era stata la decisione di lasciare la McLaren per l imbattibile Williams.
Ci fu un fatto curioso, il giorno della gara Sid Watkins, il medico della F1 vedendolo particolarmente provato dagl’eventi gli consigliò di non correre, non aveva piu niente da dimostrare, era il piu grande, tutti avrebbero capito. Ayrton lo guardò e dopo pochi minuti gli disse che non poteva fermarsi e che aveva sognato che Dio quel giorno gli avrebbe fatto un regalo.

La partenza fu caotica Letho e Lamy si scontrarono e i detriti delle macchine volarono in tribuna ferendo gli spettatori. Entrò la safety car e il serpentone di macchine si accodò dietro la fiat della direzione corsa. Dopo qualche giro a bassa velocità la vettura di sicurezza rientrl e la gara riprese. La Williams non era piu la macchina imbattibile dell’anno prima e neanche l’immenso taltento del pilota brasiliano riusciva a renderla tale; in piu la presenza di Schumacher alle spalle era molto di più che un avversario: era un assalto alla sua leadership di pilota migliore al mondo. La Williams danzò sui cordoli della variante bassa e si inserì nel rettilineo dei box. All’ennesimo damping della Williams qualcosa avvenne, lo sterzo non rispose, il brasiliano capì che qualcosa stava succedendo.

Probabilmente, come in un sogno infinito in un minuto di sonno, la sua mente comincio’a riperoccorrere la sua carriera, l’arrivo in F1 nel 1984, la gara di Montecarlo dove quasi battè Prost, i podi con la Toleman in Inghilterra e le prime schermaglie con Alboreto in portogallo. La macchina sbandando si avvicina al muretto ma la sua mente ripercorre il 1985: la scommessa Lotus e il trionfo al GP del Portogallo dove sotto un diluvio impartì una lezione di guida a tutti o la vittoria di Spa che con un mezzo inferiore riuscì ad interpretare le insidiose curve del circuito belga e umiliare i colleghi. Il 1988 l’eterna sifda con Prost divenuto il professore della F1 grazie all’ esperienza vissulta con Niki Lauda alla McLaren fino ad arrivare al titolo in Giappone dove forte del suo misticimo rimonto’una partenza disastrosa e recuperò la testa della corsa a un coriaceo Prost, sempre lui. Il loro destino era sempre piu intrecciato fino ad arrivare allo sgarbo di Suzuka dove nel 1989 il francese lo speronò all ingresso della chicane e si aggiudicò il titolo grazie a un cavillo politico e nel 1990 alla prima curva a posizioni invertite partendo dalla pole buttò fuori il francesce alla guida delle Ferrari.
La Williams ormai stava finendo la sua folle corsa e sono sicuro che la mente di Ayrton stava ricordando la pace tra i due sul podio di Adelaide. Da quel giorno nessuno dei due salirà mai piu su un podio.
All impatto della Williams col muretto Senna forse capì che quello era il regalo di Dio.
Quel giorno finì la sua vita ma cominciò la sua leggenda.

Ciao Ayrton,

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