F1 | McLaren-Honda, da un passato glorioso ad un futuro incerto

Quando, nel 2013, la Honda annunciò il suo rientro in Formula 1 con McLaren, in tanti auspicavano un ritorno ai tempi d’oro del binomio anglo-giapponese di fine anni 90. In pochi, invece, si aspettavano un presente così travagliato. Una coppia che, in due anni, ha portato poco a casa poco più di 100 punti. Un bottino scarsissimo se si considerano le capacità economiche e tecnologiche dei due marchi. Il 2017 era l’anno del reset, quello in cui tutti ripartivano (quasi) da zero, con la possibilità di rimescolare la griglia, e invece…

di Giuseppe Gomes

Il 9 marzo del 2009 faceva il suo debutto una delle auto più controverse della storia, nata dalla matita di Ross Brawn, l’allora ex direttore tecnico della Honda, la BGP001, forse uno dei più grandi rimpianti agonistici di sempre. Perché rimpianti? Perché quella poteva essere la vettura che, per Honda, avrebbe voluto dire mondiale quasi assicurato, il raggiungimento di un traguardo che inseguiva ormai da (forse) troppi anni. In un’avventura che era partita prima con il nome di B.A.R., diventando poi un team ufficiale a tutti gli effetti. Invece, sotto al cofano di quel progetto così strano, batteva un motore Mercedes, che di li a poco non si sarebbe limitata a fornire i motori, acquistando fabbrica, Brawn e squadra. È curioso come questo passaggio di consegne Honda-Mercedes, rischi di ripresentarsi ora, a distanza di 7 anni, ma sul cofano della McLaren.

Una possibilità mossa dalla frustrazione, non solo di Fernando Alonso, ma di tutto il team, che ormai vede la Honda quasi come un nemico in casa. Una frustrazione che nasce anche dalle speranze nutrite dopo un 2016 vissuto in costante crescita di risultati, con un’affidabilità mai eccelsa, ma sicuramente migliore rispetto alla stagione precedente, nella quale, laconicamente, Alonso e Button rimediavano posizioni e posizioni di penalità sulla griglia di quasi tutti i gran premi. Inizialmente si parlava di inesperienza, per quanto possa essere inesperta una Casa come la Honda, che produce auto e moto dalla notte dei tempi, ma oggi?

Le parole di Fernando Alonso non necessitano di interpretazione: Abbiamo solo un problema: il motore. Non ci dà affidabilità e potenza.” Parole che arrivavano ancor prima della trasferta australiana, dove, pochi giorni fa, abbiamo scoperto come, la P.U. Honda, non sia solo terribilmente lenta e inaffidabile, ma anche avara di benzina: “In Australia abbiamo fatto un record sul risparmio di carburante. In queste condizioni sarà un anno difficile per noi, almeno fino a quando non migliorerà il motore”. A questo si aggiungono gli ormai chiari malumori di Alonso che tra “GP2 engine” et simili non nascondendo più la sua frustrazione, e appare ormai pronto a lasciare il circus, pronto ad accasarsi in Porsche, nel WEC con obiettivo Le Mans. Un peccato pensando che da tanti, Alonso, viene ancora considerato uno dei piloti più veloci del campionato e pronto a lottare per la vittoria, con una vettura all’altezza.

Sembra quasi un assurdo dover parlare in questi termini della Honda dopo appena 56 giri del mondiale 2017, ma la situazione è ancora più grave di quanto si potesse pensare durante i test pre-stagionali dove, la McLaren, ha concluso appena 425 giri con entrambi i piloti (Mercedes ne ha chiusi oltre 1.000). Inizialmente si pensava ad un problema con il sistema di lubrificazione, oggi si scopre che la causa è ben più complicata, riguardando un errore nella progettazione del motore termico. Le parole di Yusuke Hasegawa, capo progettista Honda F1, sono chiare: “La colpa è principalmente mia. Durante l’inverno abbiamo eseguito diversi test al banco con la versione monocilindro, rilevando ottimi dati, ma durante la fase di assemblaggio del V6 sono sorti problemi che non ci aspettavamo. Fin dai primi test al banco sapevamo dei nostri problemi, ma ormai eravamo sotto il periodo natalizio e non c’era più tempo.” Un errore assurdo per una Casa come la Honda, che, in poco più di due anni, è riuscita, se non a distruggere, a rovinare quell’immagine che tutti gli appassionati avevano dell’alleanza McLaren-Honda.

Un binomio che, nonostante le parole di Boullier, sembra ormai giunto al capolinea. Come al capolinea è arrivato anche il rapporto con Ron Dennis, colui il quale aveva pronosticato una McLaren Honda da podio, l’unica in grado di spezzare l’egemonia di Mercedes. La realtà vede un Dennis allontanato da qualsiasi ruolo attivo in McLaren, con gli azionisti pronti a liquidare le sue azioni (si aggirano intorno al 25%). Voci di corridoio danno il team di Woking pronto a bussare alla porta di Stoccarda, dopo aver definitivamente accantonato l’idea di sviluppare un motore proprio, per far tornare lo storico team inglese dove merita, in lotta con Ferrari, Mercedes e Red Bull.