F1 | Monza: Capelli-Dell’Orto, alle origini dello scontro

Emergono nuovi particolari su quella che è stata la rottura tra Ivan Capelli e Andrea Dell’Orto e su quelle che sono state le dimissioni dell’ex-pilota e ora presidente di ACI Milano dal Consiglio di Amministrazione di SIAS, insieme a Enrico Redaelli. A rivelarli è il portale nuovabrianza.it C’è infatti alla base di questa rottura un infuocato Consiglio di Amministrazione tenuto lunedì (probabilmente anche dopo la lettura del dossier fatto recapitare a Capelli da Bernie Ecclestone), in cui ACI Milano ha deliberato il disimpegno dall’incarico di Andrea Dell’Orto per giusta causa, da ricercarsi nella fallimentare gestione dell’Ente, che ha prodotto un buco di bilancio per 2 milioni di Euro, aggravando le perdite del 2014.

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Ivan Capelli, Francesco Ferri e Andrea Dell’Orto alla presentazione del calendario sportivo 2015 dell’Autodromo di Monza

Come anticipato dalle relazioni del Collegio sindacale, sono state le spese incontrollate svolte dai vertici di SIAS a rischiare di far saltare l’intesa con Ecclestone e proprio per questo ACI Milano ha deciso di esautorare dall’incarico Dell’Orto, il quale non ha voluto dimettersi. Per protesta, quindi, le dimissioni di Capelli e Redaelli sono arrivate già nella giornata di martedì subito dopo la delibera del CdA di ACI Milano. Dell’Orto, quindi, ha tentato di coinvolgere Fabrizio Sala, Vicepresidente della Regione e Assessore regionale con la delega per Expo e l’internazionalizzazione delle imprese, portando i nomi di Gian Angelo Bravo (che dirige l’assessorato di Sala) e Cristina Colombo per sostituire i dimissionari Capelli e Redaelli, ma la nomina è stata respinta da Collegio Sindacale. Anzi, è stato proprio ACI Milano a diffidare l’organismo di controllo dal procedere alla nomina con il meccanismo della cooptazione e, anzi, ha chiesto con urgenza la convocazione dell’assemblea per la rimozione di Dell’Orto dall’incarico.

La notizia delle dimissioni è stata diffusa giovedì, dopo che Dell’Orto ha tentato un altro salvataggio sfruttando sempre appoggi di natura politica con Fabrizio Sala, ma a quanto sembra il suo destino sembra essere segnato, così come quello del suo procuratore e Direttore dell’Autodromo Francesco Ferri. Una vicenda piuttosto sgradevole che, oltre a gettare pesanti ombre sul futuro di Monza, ha portato all’Italia automobilistica una figuraccia internazionale di non scarsa rilevanza, che era quello che si sperava non accadesse dopo gli scandali della gestione Valli.