28 marzo 2014 – Nona puntata della serie dedicata ai ritratti dei personaggi che hanno fatto la storia della Formula 1, questa volta dedicata al “boscaiolo”, ovverosia a Ken Tyrrell, fondatore dell’omonimo team chiuso nel 1998 e ceduto alla BAR.
Lo “zio” Ken inizia l’avventura nel mondo delle corse nel 1958 in Formula 3 con la Cooper e otterrà discreti risultati. Ma ben presto si farà notare come manager; subito dopo, infatti, si ritirerà dalle corse per dedicarsi alla Tyrrell Brothers, la scuderia di famiglia, che avrà la sua sede curiosamente proprio nella segheria di loro proprietà. Ben presto Tyrrell si metterà in luce come scopritore di talenti, tant’è che 8 anni più tardi il team verà portato al debutto in Formula 1 da Jackie Stewart, che Tyrrell vorrà con sè per iniziare nel miglire dei modi l’avventura in Formula 1 prelevandolo dalla Cooper, di cui era team manager. Stewart non tradisce e l’anno successivo porta la scuderia inglese al primo titolo mondiale, grazie alle Matra motorizzate Ford e non dai V12 prodotti dalla Casa francese (che invece .
Stewart porterà al debutto il primo telaio Tyrrell al GP del Canada del 1970, che si imporrà nuovamente nella stagione 1971. Nel 1972 Stewart non potrà nulla contro lo strapotere di Fittipaldi e della Lotus 72, ma l’anno successivo si rifarà vincendo il suo terzo titolo mondiale. Quella stagione però si concluderà tragicamente per la Tyrrell, con la scomparsa prematura del pilota che entrambi amavano molto, François Cevert, tant’è che il francese avrebbe dovuto rivestire i panni di prima guida l’anno successivo. Per questo Stewart interruppe bruscamente la sua carriera in Formula 1 dopo aver raggiunto la certezza matematica del suo terzo titolo iridato, con 99 presenze e 27 vittorie.
Tyrrell dovette correre ai ripari e si assicurò le prestazioni di un altro talento, Jody Scheckter, affiancndogli quello che era il collaudatore della scuderia, ovverosia Patrick Depailler. Il sudafricano rappresenta un’altra scommessa del Boscaiolo, che disputerà con la Tyrrell la prima stagione completa. I risultati gli daranno ragione, con Scheckter che vincerà due gare e sarà terzo in classifica alle spalle di Fittipaldi e Regazzoni. Scheckter vince in casa sua anche l’anno dopo. Tyrrell, però, non è solo noto per scoprire giovani piloti, ma anche ottimi ingegneri: sarà infatti Derek Gardner a disegnare una monoposto rivoluzionaria, la P34 a 6 ruote, che nel 1976 debutterà e sorprenderà tutti in Svezia, dove coglierà un’inaspettata doppietta con Scheckter e Depailler. Il sudafricano permetterà alla Tyrrell di arrivare terza in quella stagione, prima di ccedere il suo posto a Ronnie Peterson, già messosi in evidenza in Lotus e in ascesa di risultati. Da quella stagione iniziò una crisi all’interno del team, che però non impedirà al Boscaiolo di continuare nella sua attività di scopritore di talenti: sulle sue monoposto saliranno, infatti, Didier Pironi, Jean-Pierre Jarier, Derek Daly, Eddie Cheever, Michele Alboreto (che verrà ben presto notato da Enzo Ferrari), Stefan Belliof, Mike Tackwell, Martin Brundle, Philippe Streiff, Ivan Capelli, Jonathan Palmer.
Nel 1989 sarà la volta di altri tecnici di assoluto spessore, Harvey Postlethwaite e Jean Migeot, che presdenteranno alcune soluzioni innovative, come il musetto alto e l’alettone anteriore a forma di ala di gabbiano; a metà stagione sulla monoposto inglese (la Tyrrell 019) farà il suo debutto Jean Alesi, che arriverà subito quarto e la stagione successiva sorprenderà tutti quando terrà testa ad Ayrton Senna nella prima gara stagionale. Arriverà secondo, risultato che ripeterà anche a Monaco. Dopo la partenza del pilota e del tecnico, si dovrà aspettare il 1994 per rivedere una Tyrrell sul podio, con Mark Blundell, in Spagna. Esordirà con la Tyrrell anche Mika Salo, affiancato dal giapponese Ukyo Katayama (vittima di uno spaventoso incidente al via del GP del Portogallo del 1995), che si farà notare in Ferrari qualche anno più tardi, ma nonostante tutti i buoni sforzi del team non si riuscirà a evitare la chiusura, che arriverà grazie alla cessione alla BAR nel 1998. Prima, però, c’è stato il tempo di vedere un’altra innovazione portata avanti dalla Tyrrell: i candelabri, ossia delle appendici aerodinamiche che sbucavano ai lati dell’abitacolo, che verranno ripresi e copiati da altre scuderie.
Tyrrell muore qualche anno più tardi, dopo aver costruito pagine importanti di storia della Formula 1, inseguendo sempre quella passione che lo ha spinto a usare una segheria come sede del suo team e diventando quello che racconta in questa frase Jackie Stewart: “è stato molto più di un manager ai suoi tempi era semplicemente il migliore”.
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