Michele Alboreto, milanese di nascita, è cresciuto automobilisticamente proprio lì vicino, a Monza, nel tempio della velocità, e sul circuito brianzolo confeziona una delle sue grandi imprese, recuperato una situazione che per la Ferrari sembrava deludente e trasformandola in un trionfo.
La stagione 1984, infatti, vive sul duello tra le due McLaren di Lauda e Prost, con l’austriaco che si aggiudicherà il titolo per solo mezzo punto, mentre la Ferrari sarà tra le protagoniste della stagione. Alboreto vince infatti a Zolder, sul circuito che fu fatale a Gilles Villeneuve, e artiglia un altro podio a Zeltweg. Dopo il ritiro di Zandvoort la Ferrari con Alboreto, insieme ad Arnoux, deve confrontarsi con la novità portata da Postlethwaite, una Ferrari alla quale venne modificata pesantemente l’aerodinamica posteriore con le fiancate ristrette davanti alle ruote posteriori, i radiatori spostati in avanti così come gli scambiatori di calore. Furono modificati anche la carrozzeria inferiore e il cambio, completamente carenato, che però diede problemi di surriscaldamento causando 3 rotture durante le prove. Vi fu anche un allungamento de profilo estrattore e il supporto dell’alettone divenne a pilone centrale. Alboreto e Arnoux non brillarono in prova e chiesero di tornare alla versione standard della monoposto e i risultati diedero loro ragione.
L’italiano, infatti, partì undicesimo mentre il francese fu quattordicesimo, ma in gara le cose andranno diversamente; per il pilota milanese, infatti, la prospettiva della rimonta si concretizzerà fin da subito, mentre Arnoux verrà fermato dalla rottura del cambio. Per il milanese gli avversari da affrontare sono diversi, da Patrese a De Angelis, che supera uno dopo l’altro, fino a Teo Fabi che sarà a sua volta una delle sorprese della gara. Infatti sarà lui a raccogliere il testimone dal compagno di squadra Piquet e si rende protagonista di un recupero che lo porterà a superare a sua volta Alboreto e a sopravanzare Niki Lauda – a proposito, l’austriaco riceverà un grosso aiuto nella lotta mondiale dopo il ritiro di Prost – portandosi alle spalle di Patrick Tambay, che nel frattempo aveva ereditato la leadership proprio da Piquet.
La rimonta del pilota della Brabham ha dell’incredibile se si considera che l’italiano è stato nel frattempo vittima di un testacoda alla Variante della Roggia, ma anche lui alla fine deve cedere il passo all’austriaco della McLaren. Lauda alla fine, nello stesso giro, riuscirà a sopravanzare anche Tambay, guadagnando la testa della gara, nel corso dello stesso giro, mentre i ritiri degli avversari, primi tra tutti quelli di Fabi e Tambay, faranno salire sul secondo gradino del podio proprio Michele Alboreto, che corona nel migliore dei modi la sua rimonta, con un podio che manda in visibilio il popolo ferrarista e lo lancia verso il 1985, stagione nella quale contenderà il titolo ala McLaren di Alain Prost. La festa italiana viene completata dal terzo posto di Riccardo Patrese sull’Alfa Romeo, team che così ottiene l’ultimo podio della sua storia.
Alboreto firma così il suo migliore risultato a Monza, che verrà bissato nel 1988 quando giungerà alle spalle di Gerhard Berger nel grande tributo che verrà riservato al Drake. Ma questa è un’altra storia.