La Indycar è giunta nella Motor City sapendo di essere di fronte a uno dei crocevia della stagione. La pole position siglata al sabato da Colton Herta (Andretti Global) non ha tratto in inganno gli addetti ai lavori. Sì, perché se è vero che Detroit è un circuito cittadino particolarmente nemico dei sorpassi (un solo curvone, poi tutte ripartenze stop-go – NDR), è altrettanto vero che ci si aspettano numerose caution causa probabili incidenti e, per questo week end, il meteo era decisamente incerto. Tracciato corto, 100 giri e capacità di star lontano dai guai. Il terreno di caccia perfetto per vecchie volpi che la sanno lunga, vero Scott Dixon? Già , perché il ricordo dell’impresa di Long Beach è ancora vivido e, attualmente, nessuno sa gestire le varie fasi di gara come il neozelandese che guida la numero 9 del Team di Chip Ganassi.
A causa delle molte caution (otto in tutto) e dell’arrivo della pioggia, la gara si è trasformata ben presto in una prova di gestione gomme e benzina. Le coperture morbide, infatti, a causa delle numerose ripartenze da fermo nelle curve a 90° si deterioravano molto rapidamente, mentre la mescola dura si è dimostrata complicata da mandare in temperatura. Alla distanza sono venuti fuori i piloti e i team più preparati a gestire questo tipo di situazioni, uno su tutti il Team Ganassi. Non è un mistero che “Chip” abbia in Mike Hull colui che è forse il miglior stratega della IndyCar, ma questo elemento diventa ben poca cosa se in macchina non c’è un pilota che sia in grado di tradurre in condotta di gara le indicazioni che gli vengono fornite. Con un calendario di gare così fitto, la costanza nel raccogliere punti e la regolarità nel saper approfittare di ogni situazione per vincere le corse sono ingredienti fondamentali se si vuol puntare alla vittoria finale. Quando è arrivata la caution al giro 56, Hull ha chiesto a Dixon di rientrare per fare rifornimento e cambio gomme, chiedendogli di fare fuel saving perché non si sarebbero più fermati. Grazie alle due caution successive e al carburante risparmiato in scia a Colton Herta -ormai doppiato-, Dixon si è assicurato la seconda vittoria stagionale.
Intervistato subito dopo la fine della corsa, Dixon ha dichiarato:
“Abbiamo attuato la strategia migliore e abbiamo vinto. È meraviglioso. Quando è così le variabili sono tantissime. Devi star fuori dai guai, ma devi mantenere comunque un buon passo. Sul più bello è arrivata la pioggia e non avevamo idea di come potesse svilupparsi la gara. Sono fiero della mia squadra, perché non si tratta mai di un uomo solo ma di un gruppo di persone che lavorano”
Al secondo posto si è classificato Marcus Ericsson (Andretti Global), con Marcus Armstrong (Chip Ganassi Racing) giunto terzo dopo un eccellente lavoro di copertura a favore di Scott Dixon.
Da segnalare, finalmente, il cambio di passo del Team Arrow McLaren, con Alexander Rossi molto solido da ormai tre gare e Pato O’Ward stabilmente ai piani alti della classifica. Al momento, i due piloti vestiti d’arancio sono rispettivamente al quarto e al quinto posto in campionato. Decisamente da dimenticare la gara per il fresco vincitore della Indy500 Josef Newgarden (Team Penske): coinvolto in diverse disavventure, è rapidamente sparito dai radar della classifica. Stessa sorte per il poleman Colton Herta, perso a centro gruppo dopo l’arrivo della pioggia e autore di un errore che lo ha messo sostanzialmente fuori gara dopo un lungo nel tentativo di superare Alex Palou (Chip Ganassi Racing). Proprio il pilota spagnolo, dopo un avvio promettente, è finito nelle retrovie e, dopo una rimonta, è stato coinvolto in uno dei tanti incidenti di curva 1 che lo hanno estromesso dalle posizioni di alta classifica. A causa di questi problemi, Palou ha ceduto il comando del campionato al compagno di squadra Scott Dixon.
Riguardo l’aspetto tecnico, c’è stato un sostanziale ribaltone rispetto alla Indy500, cosa per altro ampiamente prevista. Nonostante il gran premio fosse sponsorizzato da Chevrolet, Honda ha fatto da padrone e, l’unico cedimento a carico di un propulsore è stato quello patito da Christian Rasmussen (Ed Carpenter Racing) al giro 24, quando il suo Chevy è andato in fumo costringendolo al ritiro.
Menzione particolare -e inevitabile- per Santino Ferrucci, che continua a far parlare di se più per le sue sparate che per i risultati in pista. Santino è un ragazzo eccentrico, totalmente divisivo e che ha sempre generato sentimenti contrastanti. Ad esempio, nonostante siano passati anni, è sufficiente nominarlo a Maurizio Salvadori (patron del Team Trident – NDR) per vederlo cambiare rapidamente espressione. Le sue dichiarazioni al fulmicotone, tuttavia, stanno iniziando a fare un po’ troppo rumore. Il talento c’è, ma la troppa esuberanza ha scottato ben più di un pilota. La “faida” in corso con Romain Grosjean, per esempio, con il quale ha battibeccato spesso durante questa stagione, è letteralmente esplosa qui a Detroit, cosa che ha portato il pilota svizzero con passaporto francese a minacciare direttamente AJ Foyt di rappresaglie in pista, nel caso in cui non riuscisse a mettere mano alla situazione. Come se non bastasse, durante le prove libere, Ferrucci ha avuto un battibecco con Kyle Kirchwood del Team Andretti Global, con il quale è arrivato pericolosamente vicino a uno scontro fisico all’interno del box dopo averlo apostrofato come “schifoso pezzo di m***a”.
Le dichiarazioni del pilota di Andretti spiegano molto bene il clima che si respira all’interno del paddock:
“Tutti rallentano e prendono spazio prima di lanciarsi per il giro veloce. Rilassati e fai il tuo giro dico io, sono prove libere. [Ferrucci] mi ha colpito e ha cercato di spingermi, lo ha fatto anche con Colton [Herta]. Non so dove abbia la testa, così facendo ha rovinato due giri, non uno soltanto. Sono andato nel suo box per parlargli e lui mi ha afferrato e strattonato. Volevo semplicemente dirgli che non era necessario ciò che aveva fatto. Deve iniziare a usare la testa perché tutto ciò è da pazzi, è pericoloso e non ha alcun senso”
Durante la corsa, Santino Ferrucci è stato penalizzato per aver provocato l’incidente tra Hèlio Castroneves e Kyffin Simpson. Nonostante questo, il pilota di AJ Foyt è giunto nono, ma è evidente che il pilota più vincente della storia della IndyCar dovrà prendere delle decisioni. Santino ha evidenti problemi di gestione della rabbia che sfociano in trash talking e atteggiamenti aggressivi. Per chi mastica il motorsport europeo non è affatto una novità , ma forse gli americani hanno sottovalutato il problema. La speranza è di non dover assistere alle stesse scene imbarazzanti accadute in Formula 2, ma sembra proprio che la strada intrapresa sia la stessa.
Appuntamento domenica prossima a Elkhart Lake (Wisconsin), per il Grand Prix at Road America.
Race day in Detroit ✅
#INDYCAR // #DetroitGP— NTT INDYCAR SERIES (@IndyCar) June 2, 2024
There’s a new championship points leader 👀
@scottdixon9 is back on top following his victory in Detroit.
#INDYCAR // #DetroitGP pic.twitter.com/MhwJ3NO41C— NTT INDYCAR SERIES (@IndyCar) June 3, 2024