26 punti e quarto posto in classifica costruttori. Questo è il bilancio delle prime tre gare della stagione 2023 per la Ferrari.
Stiamo certamente parlando di un bottino magro che è ben al disotto di quanto visto un anno fa, quando la Rossa di Maranello vantava due vittorie su tre e il ruolo di leader nella classifica costruttori.
Senza ombra di dubbio le sfortune del Gran Premio di Australia impattano pesantemente in questo bilancio, ma anche al netto di questi ultimi eventi pare evidente che durante l’inverno a Maranello qualcosa sia andato storto.
La SF-23 infatti ha avuto un pessimo avvio di stagione che l’ha vista arretrare negli ordini di griglia. È quindi naturale iniziare ad interrogarsi su quali siano le falle tecniche che tediano la monoposto di quest’anno. Proprio in virtù di ciò è intervenuto ai microfoni di Pit Talk l’ingegner Tredozi, attivo in Formula UNO prima con Minardi e poi con il Team HRT.
Secondo l’esperienza dell’ingegnere, concentrarsi su un particolare aspetto prestazionale della macchina risulta essere un approccio obsoleto che mal si adatta alla complessità raggiunta dalle attuali vetture. In altre parole, non esiste un’unica area di intervento che necessita di essere migliorata.
La ricerca della performance è, invece, frutto di una commistione di piccoli dettagli e miglioramenti che solo insieme possono dare frutto ad un effettivo incremento di prestazione. Per riprendere l’ingegner Tredozi, la ricerca passa dalla riduzione dei pesi per poter gestire le zavorre, alla ricerca di maggior rigidità, passando per la gestione delle sospensioni e così via.
Non esiste quindi “un componente che stravolge la macchina”, poiché per un vero stravolgimento sarebbe necessario ridisegnare completamente la vettura.
Sempre Tredozi suggerisce che, quindi, la Ferrari debba più semplicemente incamminarsi in un processo di costante sviluppo della sua monoposto che non sia composto da rivoluzioni ma da evoluzioni, nella speranza di poter estrarre una performance maggiore di quella espressa in pista finora.
L’ingegnere conclude rimandando al tanto discusso scollamento tra gli incoraggianti dati simulativi della Scuderia e le effettive prestazioni e vedendo nella chiusura di questo gap il vero obbiettivo che il team deve porsi.