F1 | La politica dell’ipocrisia

La crisi Ucraina sta creando problemi alla F1. Ogni volta che accade qualcosa a livello mondiale la F1 deve schierarsi. Questa è la politica dell’ipocrisia.

di Federico Caruso | @fclittlebastard

Quello che stiamo assistendo in questi giorni in Ucraina sta risuonando in tutto il mondo. Ovviamente la politica e le istituzioni sono tenute a far fronte a questa crisi. Le sanzioni economiche previste alla Russia, e la mobilitazione dell’esercito americano per rafforzare i confini NATO in UE, sono le prime azioni per arginare il problema con la diplomazia.

Anche lo sport è tenuto per forza di cose a confrontarsi con questa crisi.

La UEFA ha cambiato sede della finale di Champions League prevista a San Pietroburgo e molte squadre di calcio stanno togliendo sponsor russi dalle proprie maglie di gioco.

E la F1?

La F1 sta pensando di sospendere il GP di Russia a Sochi, per sostituirlo con quello della Turchia.

Giovedì sera (24 febbraio), hanno avuto una riunione tutti i team principal della F1 per discutere il da farsi.

Per ora la F1 ha diffuso la seguente nota: “Stiamo monitorando da vicino – come molti altri – gli sviluppi della vicenda e in questa fase non abbiamo ulteriori commenti in merito alla gara programmata per settembre. Continueremo a monitorare la situazione molto da vicino”.

La Haas ha tolto le bandiere russe del suo main sponsor dalla livrea della sua monoposto di F1. Ma una nota della Haas ha annunciato che Steiner ancora non ha parlato con Mazepin per questa decisione.

Vettel è stato il primo a schierarsi (ieri) dichiarando: “Mi sono svegliato questa mattina e leggere le notizie è stato uno schock. E’ orribile quello che sta succedendo. Se guardiamo al calendario abbiamo una gara in Russia e la mia opinione è che non dovrei andare. Non andrò. Per quanto mi riguarda, non andrò in Russia se dovesse essere confermato il GP. Penso sia sbagliato correre in quel paese. Mi dispiace per quelle persone innocenti che stanno perdendo la vita, che vengono uccise per ragioni stupide”.

Verstappen F1 Abu Dhabi 2021

Anche il neo campione del mondo Max Verstappen si è schierato contro: “Quando un paese è in guerra non è giusto correrci, questo è evidente. Ma al di là di quello che penso io, dipende da quello che l’intero paddock decideà di fare”.

Charles Leclerc invece ha preso tempo: “E’ veramente triste vedere cosa sta succedendo, specialmente nel 2022. Penso che prenderemo una decisione, la F1 prenderà una decisione ma non posso dire di più perché onestamente non ho il quadro completo della situazione”.

Su tutte queste decisioni grava l’opinione pubblica e il politically correct. Ma soprattutto decisioni del genere sono da prendere in base ai contratti stipulati e a quanti soldi più o meno vengono sborsati dalle varie nazioni per avere un GP di F1 sul proprio territorio.

La F1 ad oggi è chiamata a prendere posizione politica su un’azione militare presa da una delle nazioni dove si correrà un GP. Ma come mai tanta attenzione per un evento del genere, mentre per altri paesi questa attenzione non c’è?

La F1 prende una direzione green, ma accetta di far entrare come sponsors aziende che non hanno niente di green. Anche quella è una scelta politica.

La F1 decide di correre in paesi dove le leggi non garantiscono diritti umani a tutte le persone. Diritti alle donne, diritti essenziali alle persone, diritto al lavoro e tanti altri. Eppure la F1 corre nei deserti.

La F1 decide di correre in paesi dove i capi di governo applicano leggi, quasi totalitari. Eppure la F1 corre in questi paesi.

Anche nel passato, se vediamo quello che è successo negli anni ’70 in Argentina, o in Brasile, la F1 ha sempre deciso di chiudere un occhio e correre in quei posti. Sia sotto dittature che scandali politici.

Questa volta invece, la F1 deciderà di prendere posizione?

La decisione di non correre in Russia, come togliere la bandiera russa dalla livrea della Haas, più che prese di posizioni, suonano tanto di compitino per farsi belli agli occhi dei propri proprietari, e al mondo intero.

Liberty Media, proprietaria della F1 è americana. Come tutte le aziende di un certo valore deve rispondere ai propri investitori. E gli investitori sono americani. Gli americani che sono i veri antagonisti in questa questione ucraina, come pensate che reagirebbero se la F1 non si schierasse contro la Russia?

Anche per la Haas vale lo stesso discorso. Già la colorazione alla sua nascita, dopo l’accordo con lo sponsor russo, destò scalpore. Un team americano con la bandiera russa come livrea. Nel mondo politically correct non dovrebbe far nessuno scalpore. Ma oggi quella livrea pesa tanto. Presentarsi in pista ai test senza bandiera russa, è stato un gesto forte, sicuramente. Ma segue sempre il pensiero di ipocrisia che aleggia nel mondo della F1 controllato principalmente dai soldi.

La F1 decidendo di eliminare ufficialmente il GP di Russia, più che una scelta corretta, ha fatto una scelta di circostanza. Una scelta che andava fatta per avere il consenso dell’opinione pubblica.

Nessuno dice che sia una scelta sbagliata quella di non correre in Russia. Ma se questa F1 vuole tornare ad avere una credibilità, anche politica, dovrebbe essere più coerente.

Correre dietro alle gonnelline svolazzanti a forma di dollari, mentre si profetizza un verbo di uguaglianza che suona tanto politically correct, non darà alla F1 una medaglia per aver fatto le “cose giuste”. Ma le farà compiere un altro passo indietro rispetto a quella credibilità e autorevolezza che si prefigge di avere.

Non si rispettano gli altri prendendo posizione solo dove conviene.

A volte bisognerebbe prendere decisioni più decise. Ma si sa, il dio danaro acceca chiunque. E a molta gente va bene così.

Quindi continuiamo a tenerci questa F1 e la sua politica dell’ipocrisia.