Oggi si sarebbe dovuto correre il GP del Canada di F1, poi cancellato a causa della pandemia. Esattamente 39 anni fa, oggi, si correva sul medesimo tracciato il medesimo evento. L’edizione del 1982 fu una edizione tragica, segnata dal lutto. Il motorsport perdeva per sempre un giovane alfiere di casa nostra: Riccardo Paletti.
| a cura di Federico Sandoli
La storia della F1 non è scritta solo da solitari eroi, ma anche da comparse che, alla ricerca di un momentaneo istante di gloria, si trovano protagonisti in pagine nere che loro malgrado li consegnerà all’eternità.
Cresciuto in una famiglia agiata, grazie alla quale può coronare il suo sogno e iniziare a correre in macchina, non era certo il classifico figlio di papà. Anzi il ragazzo spesso tira fuori un carattere schietto e competitivo che molto lo aiuterà nel difficile mondo delle corse.
Ed e’ proprio grazie al carattere che il ragazzo non passa inosservato, tanto che la pochezza delle macchine non sono certo un freno. Anzi, al contrario sono propulsive nel suo incedere verso la massima formula automobilistica mondiale.
E’ Enzo Osella, patron dell’omonima scuderia, a decidere di giocare per primo la carta Paletti e per la stagione 1982 gli affida una delle sue macchine.
Debuttare in una squadra di terza fascia non è semplice. Oltre alla pochezza del mezzo, il ragazzo deve vedersi dalla straripante personalità del compagno Jean Pierre Jarier, un ex-talento ormai prossimo alla conclusione della sua carriera.
A Imola, in un evento orfano delle scuderie inglesi, le sospensioni della sua macchina gli impedirono un facile risultato. A Detroit, circuito molto difficile, riesce a conquistare la griglia di partenza ma un errore di guida del compagno Jarier durante il warm up, lo obbliga a cedergli la macchina (all’epoca funzionava cosi).
La settimana dopo il circus si trasferisce in Canada.
Per la prima volta l’evento è ammantato da tristezza. Orfana dell’idolo di casa Gilles Villenueve, la corsa è motivo di ricordo delle tante imprese del piccolo guerriero della Ferrari In quei giorni il suo ex amico Pironi decise di omaggiare la memoria del compagno volendo andare a tutti i costi a vincere per iniziare la rincorsa al titolo che sarebbe spettato al piccolo Lancillotto della Rossa.
Ed infatti mentre Paletti lotta per un posto in ultima fila, la Rossa nr.28 agguanta una fantastica pole e di diritto si candida alla vittoria. E Pironi a riempire il vuoto lasciato da Villeneuve.
Allo spegnimento del semaforo il potente V6 turbo della macchina in pole si ammutolisce. Quasi come se ci fosse un’entità che volesse impedire quanto sperato dal pilota nell’abitacolo. Le macchine che arrivano scartano all’ultimo quell’ostacolo rosso. Tutte tranne una: l’Osella di Paletti che, forse emozionato per la sua prima partenza, forse con la visuale ostruita dagli avversari davanti, impatta a tutta velocità contro il posteriore della Ferrari del francese.
L’anteriore dell’Osella si distrugge. Il pilota dentro non ha nessuna reazione. Si pensa sia svenuto, nessuno pensa al peggio. I commissari cominciano ad inondare il rottame con abbondante liquido estinguente, inutilmente però. Gli scarichi roventi accendono la benzina che scatena un fuoco che avvolge la macchina. Pironi, sceso dalla sua Ferrari, aiuta i commissari a dirigere il liquido estinguente e il fuoco pian piano si placa. Estratto il corpo da quello che resta della vettura, viene portato all’ospedale dove potranno solo constatare il decesso.
Da un attento esame si capisce che a provocare il decesso non è stato solo l’urto, violentissimo, ma anche l’abbondante utilizzo di schiumogeni che hanno di fatto ostruito le vie aeree dello sfortunato pilota rendendogli difficile se non impossibile una corretta respirazione.
Dopo una serie di riunioni si decide che in caso di vettura ferma sulla griglia il direttore di gara ed i commissari devono subito fermare la procedura di partenza, un’iniziativa che riuscirà a salvare delle vite ma che comunque ne è costata una innocente e appassionata.