F1 | Suzuka: i perchè della non-penalizzazione di Vettel

La brutta partenza di Vettel, ha rovinato una qualifica pazzesca. Ma poteva aver ben più grave impatto sulla gara nipponica, poiché i commissari lo hanno messo sotto investigazione per falsa partenza.

di Federico Caruso

Come abbiamo visto tutti nei vari replay in tv, Sebastian Vettel ha mosso le ruote della sua Ferrari SF90 qualche attimo prima della partenza del GP del Giappone. Si è mosso per pochi centimetri, si è fermato, e poi ripartito, annullando così l’improbabile vantaggio che avrebbe potuto guadagnare partendo qualche millesimo prima dello spegnersi delle luci dei semafori rossi.

Come da regolamento, il tedesco è finito sotto investigazione da parte dei commissari di gara, per jump start.

Ma alla fine i commissari del GP nipponico non hanno affondato il colpo di katana, e hanno lasciato che il ferrarista concludesse la sua corsa senza penalità aggiuntive.

Eppure se volessimo essere obiettivi, il movimento c’è stato, la macchina si è mossa prima dello spegnersi dei semafori rossi, era lampante.

Ma vediamo di capire meglio come mai i commissari di gara non hanno giudicato irregolare la falsa partenza di Vettel.

Facciamo un piccolo salto indietro e proviamo a capire come viene giudicata una falsa partenza, in gergo tecnico jump start.

La partenza in molti gran premi è fondamentale per il risultato finale della corsa. Su molti circuiti è proibitivo, se non impossibile superare,e prendere un vantaggio, benché minimo, alla partenza, potrebbe valere una posizione migliore alla bandiera a scacchi.

Proprio per la sua importanza, la partenza, è uno dei momenti in cui i commissari prestano più attenzione.

Agli albori della F1 le false partenze venivano controllate a vista, da commissari, che posizionati a bordo pista, uno per fila, controllavano gli eventuali spostamenti delle auto, prima che venisse abbassata la bandiera di inizio gara.

Poi si è un po’ tutto rivoluzionato, da prima con la luce verde del semaforo, e poi con sensori e spegnimento delle luci rosse, come nella F1 attuale.

Prima dell’introduzione dei sensori, il via era dato grazie alla sequenza di spegnimento dei semafori rossi, e poi solo all’accensione del semaforo verde, le monoposto erano autorizzate a partire.

Ma anche in quel modo i piloti più smaliziati erano capaci di anticipare quei pochi millisecondi prima dell’accensione del verde, avvantaggiandosi, anche se per poco.

Alla fine la FIA ha introdotto la partenza allo spegnimento dei semafori rossi, così da eliminare strani giochetti al via.

E infine, per essere ancora più precisi, sono arrivati i sensori, che piazzati sotto ogni auto, “leggono” ogni minimo movimento delle monoposto. Per far sì che venga data la penalità di falsa partenza, il movimento deve essere di più o meno 20 cm (spazio più o meno determinato dalle varie false partenze sanzionate, da quando è in atto questa regola). Questa tolleranza viene permessa poiché, a volte, anche il solo far scivolare la frizione della monoposto determina un minimo movimento e la conseguente accensione del sensore di spostamento.

Quella di Vettel, domenica a Suzuka, non è stata valutata come falsa partenza proprio perché, come ha fatto notare il commissario Michael Masi, il movimento anticipato, è rientrato nello spazio di tolleranza ammesso dalla FIA.

Masi ha dichiarato:

“Abbiamo effettivamente visto accendersi il segnale proveniente dal sensore di avvio anticipato, ma il movimento di Vettel rientrava nella tolleranza”.

Come accaduto già in precedenza, le decisioni finali di falsa partenza, vengono prese dai commissari di gara dopo la visione di replay accurati.

Anche nel 2017, in Austria, la falsa partenza di Bottas venne giudicata alla fine regolare, per lo stesso motivo di tolleranza.

Quali siano queste “tolleranze”, comunque, ancora non è stato espressamente dichiarato, e anzi, vengono ben tenute in segreto dagli organi competenti.

Questo perché, altrimenti i team, potrebbero trovare un modo come aggirare il regolamento a proprio vantaggio nelle partenze.

In futuro il sistema di controllo al via potrebbe essere perfezionato, e la tecnologia porterà sicuramente miglioramenti, anche sotto il profilo del controllo dello spostamento anticipato alle partenza dei GP di F1. A tal proposito Michael Masi ha anche detto:

“L’attuale sistema è un sistema che abbiamo messo in atto da molti anni. L’avvento della tecnologia è migliorata negli anni con le telecamere per auto, la capacità di vedere le cose meglio e tutto il resto. C’è qualcosa che possiamo guardare al futuro? Assolutamente. Ma mentre ci sediamo qui ora a parlarne, il fattore determinante che abbiamo è l’unico che usiamo.”

La domanda che a noi rimane è: alla fine i piloti hanno capito quanto è lo spostamento minimo per non prendere un jump start, oppure commettono errori in buona fede, e sono all’oscuro del grado di tolleranza?

Federico Caruso
Federico Caruso
Nato a Roma sotto il segno dei motori turbo V6 nel 1984. Sono sempre alla ricerca di qualcosa che mi sappia emozionare come Ayrton Senna. Scrivo con passione per amore della F1.

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