F1 | Prestazioni e regole: quando cambiare non significa rallentare

L’analisi delle performance in tre circuiti di F1 (Sakhir, Barcellona e Silverstone) generalmente presenti nella prima metà del calendario evidenzia l’aumento della prestazione pura delle monoposto.

I cambi al regolamento di F1 adottati nel 2019 hanno modificato il carico aerodinamico totale permettendo alle scuderie di esercitare la fantasia e differenziare, almeno ad inizio stagione, le filosofie dei vari progetti.

Questa analisi terrà conto principalmente dei tempi staccati in qualifica. La gestione di gara ha delle dinamiche che spesso prevedono il mantenere un passo medio che favorisce il preservare le gomme a scapito della prestazione. Esempio lampante è la vittoria di Sebastian Vettel in Bahrain nel 2018.

Dalla stagione 2017 a quest’ultima il primo vero circuito che è stato affrontato è quello di Sakhir nel Bahrain. Circuito permanente, dominato da lunghi rettilinei e grosse frenate. Nel terzo settore rivestono particolare importanza le curve 11 e 12 per la velocità di percorrenza. Estrema attenzione deve essere prestata ai consumi e alle gomme posteriori.

Nella stagione 2017 la pole position è stata fatta segnare da Bottas in 1.28.769. Nella stagione 2018 la pole position di Vettel è stata 1.27.958.

Il miglioramento della prestazione è stato netto (-811 ms). Nel 2019 la prestazione è ulteriormente migliorata ma di un margine minimo. Sono infatti soltanto 92 i millesimi di differenza a favore di Charles Leclerc con 1.27.866.

Dopo le prime gare lontane dall’Europa si torna a Barcellona. Tutte le squadre portano aggiornamenti di natura aerodinamica. È qui che si valuta se lo sviluppo della vettura procede nella direzione giusta o è il caso di mantenere ciò che di buono c’è già.

Sul circuito di Cataluña i tempi hanno subito i miglioramenti più netti negli anni. Questo è un circuito Mercedes visto che nell’era ibrida nessuno si è avvicinato alle prestazioni delle Frecce d’Argento.

Nel 2017 Hamilton ha scoccato 1.19.149 e si è riconfermato nel 2018 con 1.16.173. La differenza di quasi 3 secondi è impressionante e testimonia quanto siano capaci le scuderie di aumentare le performance delle vetture nel secondo anno dal cambio di regolamento. Bottas nel 2019 si è fermato a 1.15.406, migliorando di circa 7 decimi la pole dell’anno precedente.

Un’altra tappa fondamentale del campionato è Silverstone. All’epoca in cui fare i test non era un problema le scuderie e i piloti inglesi dominavano questo Gran Premio.

In parte è ancora così, la Mercedes negli ultimi anni ha rappresentato lo standard su questa pista tanto da aver conquistato le ultime tre pole position. Da notare che il Gran Premio di Gran Bretagna arriva ormai in un momento della stagione in cui lo sviluppo è già a buon punto e i tempi registrati nelle qualifiche si differenziano tutti di una manciata di decimi nel corso degli anni.

Hamilton è stato il più veloce nel 2017 (1.26.600) e nel 2018 (1.25.892) mentre Bottas lo è stato quest’anno (1.25.093). Come noterete il miglioramento negli ultimi tre anni è stato nell’ordine degli 8 decimi di secondo che possono sembrare pochi ma rappresentano ancora una enormità in F1.

Oggi si corre in Ungheria, sul tracciati di Budapest, un altro circuito permanente ma atipico. Meteo permettendo vediamo cosa il cronometro ci riserverà.