Jean Pierre Jarier tra Tyrrell e Lotus con il sogno Ferrari mai realizzato

Vi raccontamo di Jean Pierre Jarier, pilota degli anni 70 e 80, che non è riuscito a raccogliere quello che meritava. Anche magari una Ferrari.

Nel panorama delle corse automobilistiche, Jarier arrivò all’eta di 21 anni, dopo la promessa fatta alla madre di rinunciare alle corse in moto. Jean Pierre era un francese che fece parlare subito gli addetti ai lavori per la grinta e, in prospettiva futura, la possibilità di poter diventare un grande campione del volante.

La scuola francese viveva dei fasti di Cevert, grintoso pure lui, icona di bellezza e maturato alla scuola di Ken Tyrrel che lo affiancò al pluri campione Stewart per affinare le sue qualità. In Francia si cercava di creare una nuova leva di piloti che potessero fregiarsi del titolo mondiale di F1, fino a quel momento mai conquistato da un pilota transalpino.

Gli inizi per Jarier non furono esaltanti, fece parlare di sé per manovre ardite e uscite di pista assurde, però, anche grazie ai buoni auspici di Beltoise, riuscì ad approdare in Formula 3 e subito dopo alla March, che lo impegnò anche per qualche apparizione nella massima formula.

Nel 1973 le condizoni economiche della March non erano certo floride, il doppio impegno nella massima categoria e in Formula due, non permettevano alla scuderia di affacciarsi nelle posizioni di classifica nobili: nonostante questo a Monaco e in Francia il francese disputò due corse esaltanti, tanto da richiamare l’attenzione di Enzo Ferrari, che lo volle subito a Maranello per siglare l’accordo per la stagione successiva.

Cosa vide Ferrari in Jarier? sicuramente la grinta, è noto quanto amasse i piloti acerbi di talento da far crescere, un po’ per vezzo ma anche, se non soprattutto per poter risparmiare sull’ingaggio.
Il matrimonio con la Ferrari non si consumò. La March, incuriosita dall’interesse Ferrari e indispettita col pilota per un opzione già firmata per il 1974, ricorse ai suoi legali e riuscì a bloccare il trasferimento in Italia. La pochezza della macchina le poche risorse economiche fecero stallare il team e per il 1974 il francese riesce ad accasarsi alla Shadow. L’occasione persa con la Ferrari sembrò essere la molla per fargli compiere il salto di qualità verso l’olimpo della massima formula, infatti dopo un 1974 interlocutorio, nel 1975 fece parlare di se per la pole segnata in Argentina. Ancora una volta la dea bendata gli volta le spalle, nel giro di preschieramento la sua Shadow rimane bloccata col cambio in prima obbligando il team a ritirare la macchina senza neppure schierarla. Il riscatto sembra arrivare in Brasile dove riesce a segnare il miglior tempo in prova e a guidare la corsa fino a sette giri dalla fine, quando il suo motore improvvisamente si ammutolì negandogli la gioia del primo successo. Riconfermato per la stagione successiva, una serie di episodi sfortunati e la superiorità del compagno Pryce lo relegarono a ruolo di seconda guida.

Mentre in F1 la carriera sembrava essere finita con l alfa a ruote coperte conquistò il mondiale marche, risultato che lo pose in testa alla lista dei sostituti dello scomparso Peterson.

Colin Chapman decise di farlo correre con la formidabile Lotus 79 con la quale ottenne la pole position in Canada e guidò la corsa con autorevolezza fino al ritiro per rottura di un radiatore.

Rivalutato improvvisamente dal circus ma col dubbio che i meriti potessero essereper lo più della Lotus, venne ingaggiato da Tyrrel ma le prestazioni poco esaltanti lo fecero approdare all’Osella dell’Enzo di Torino dove si mise in luce più per qualche “scappatella” che per le prestazioni in pista.

Ormai in fase calante, Jean Pierre Jarier nel 1983 concluse la sua carriera con la Ligier, dopo una stagione scialba e priva di risultati

Al termine dell’annata lasciò la massima formula riuscendo a conquistare una ventiquattro ore di Le mans nel 1993 per ritirarsi definitvamente nel 2003 col rammarico di essere stato una grande promessa mai realmente mantenuta