Verstappen: “l’elogio della follia”

Max Verstappen RedBull

Verstappen: genio e sregolatezza. Verstappen che cerca il guizzo, che ama il rischio. La “genuina follia” di un ragazzo cresciuto troppo in fretta. Molti ne parlano come di un caso. Noi a Pit Talk proviamo a guardare oltre, a considerare la persona, oltre che il pilota. Tra critiche e assoluzioni, tra apoteosi e cadute, grazie al parere di due ospiti illustri come Leo Turrini e Giorgio Terruzzi.

Max Verstappen dice la sua. Sempre e comunque. Si fa riconoscere per gli eccessi, è famoso per i suoi errori. Nel mezzo il talento puro, che ci mostra a tratti, centellinandolo come si fa con tutte le cose preziose. Ecco, a mio parere, Max prezioso lo è davvero, perché corre con la rabbia, con la necessità mai sopita di dimostrare al mondo chi è. Corre per chi lo vuole eccellenza, e per chi sulla sua eccellenza ha scommesso. Corre sbagliando clamorosamente, emozionando incredibilmente. Ci sveglia dall’apatia. Anche a Montecarlo. Mentre tutti ragionano sui punti, sul campionato, sugli interessi, lui agisce sotto l’egida di un solo profeta: la velocità. Verstappen prova ad essere il migliore comunque, per una sfida interna alla Red Bull, per una sfida contro se stesso. A volte ci riesce. Spesso incappa in errori clamorosi, da principiante. Ma una cosa è certa: non sarà mai un pilota qualunque. Non si confonderà nella massa del centro classifica. Max è un ragazzo folle ed estremo, nato per stare all’apice, sottomesso a demoni  che a volte lo confinano negli abissi. E che la sua strafottenza non riesce a placare. Ma quando tutto va per il verso giusto è forse l’unico capace di farci emozionare davvero, l’unico a trasmetterci la passione, il rischio e l’adrenalina di uno sport che ormai ricorda da troppo lontano il tempo che fu.

 

Nel corso della puntata odierna di Pit talk, la numero 142, sono intervenuti due ospiti illustri: Leo Turrini e Giorgio Terruzzi. Entrambi hanno fornito una lettura, differente, ma mai banale del pilota Verstappen.

Turrini, con la consueta ironia, ha parlato di Verstappen in contrapposizione a Ricciardo. Ha sottolineato, in un modo cordialmente polemico, come Ricciardo, uomo mercato, in caso di una sua permanenza all’interno del team Red Bull, possa non essere entusiasta della presenza dell’olandese, protetto dai vertici, con un rinnovo pluriennale e con le spalle coperte dagli alti papaveri. Il grande giornalista romagnolo, sagacemente polemico, definisce Max Verstappen “L’olandese matto”, sostenendo che “Siamo di fronte a un caso di genuina follia”. Tra le righe si può scorgere un apprezzamento, poiché Turrini afferma che “c’è del metodo in quella follia” e scomoda persino una citazione dotta, associando la nazionalità del pilota a quella del filosofo Erasmo da Rotterdam. Ma non manca il rimprovero per gli errori di Montecarlo.

Una visione differente ci è offerta dall’analisi di Giorgio Terruzzi. Il giornalista milanese ci offre un ritratto di Verstappen che parte da un’osservazione di carattere più introspettivo. Lontano dai sofismi afferma, con lucidità lapidaria:

“È un ragazzo che ha un talento precoce e una gestione del proprio talento non equiparata al talento medesimo”

Terruzzi ricorda che Max ha iniziato la sua carriera nella primissima infanzia e che è stato cresciuto dal padre con una severità estrema, in un contesto di competizione esasperata. In questo momento il ragazzo olandese sta iniziando a camminare da solo per la sua strada, respira l’indipendenza, la ricchezza, una sorta di libertà a cui non è forse abituato. E questa situazione può non essere la più adatta, può rivelarsi fuorviante per una personalità che ha ancora bisogno di fortificarsi. Per caratterizzare in maniera personale questo punto di vista, Terruzzi ricorre ad una similitudine:

“È come avere a che fare con un soldato mandato in caserma a due anni, che adesso magari si prende una libera uscita.”

Di fatto, secondo l’editorialista di Mediaset, il vero problema di Verstappen riguarda il fatto che in molti hanno caricato un po’ troppo le aspettative nei suoi confronti. E lui stesso, quando non si sente adeguato o non riesce a fare ciò che gli altri si aspettano da lui, vive una sorta di frustrazione, che lo induce alla “stizza, ad una perdita di controllo”. Non bastasse questo, il giovane Max si trova alle prese con un compagno di squadra maturo, che non commette errori e che con il tempo “fortifica mentalmente il proprio talento”. Terruzzi sostiene che Verstappen avrebbe bisogno di un aiuto, di una guida, da parte di qualcuno che agisca in modo disinteressato, ma ciò appare impossibile nell’ambito della Formula Uno odierna. Sottolinea il concetto affermando:

Il padre ha una proiezione connessa ad una frustrazione che lo porta a pretendere. Alla Red Bull hanno investito e quindi pretendono. Forse bisognerebbe per una volta un po’ aspettarlo, visto che ha sempre anticipato tutti.

Una sorta di assoluzione, che non vuole essere forzatamente una redenzione. Piuttosto un voler andare oltre. Oltre alle chiacchiere da bar, alle frasi fatte, agli irriverenti meme sui social. Alla ricerca della genesi di un pilota che emoziona. E che può essere un campione. Senza favoritismi di sorta. Con i giusti tempi e con i giusti modi. Perché al netto dei gran premi conquistati Max ha già vinto molto. Riesce a vincere la noia e a regalarci l’imprevisto.