Ci fu un anno in cui il GP d’Italia a Monza fu segnato da un fatto molto particolare: correva l’anno 2003 e quasi metà dello schieramento di partenza di quell’evento era di scuola Minardi. Ma l’ottimo lavoro svolto a Faenza si vede ancora oggi.
di Francesco Svelto | Follow @f_svelto
Siamo alla vigilia di Monza, l’appuntamento più atteso e desiderato dagli appassionati di motorsport del bel paese. Monza, con il suo parco recintato più grande d’Europa, la sua Parabolica, il suo anello di alta velocità che resta ancora una delle mete più ambite per i “pellegrinaggi” degli appassionati. Monza, l’ultimo vero tempio della velocità rimasto in calendario. Monza, una cattedrale che custodisce i suoi ricordi belli e brutti come reliquie da ammirare e da consegnare ai posteri.
Quanti episodi felici o drammatici potremmo citare e che son legati a questa striscia d’asfalto storica, unica. La storia dell’autodromo brianzolo è un libro aperto e qualunque pagina possa venir letta, può comunicare un episodio, un aneddoto particolare che merita di essere riscoperto.
Come in questo caso. Correva l’anno 2003 e sul circuito della Brianza arriva una stupenda vittoria della Ferrari e di Michael Schumacher, che lottano per un mondiale ancora abbastanza incerto. Ma uno degli aspetti più particolari di quell’evento è legato a chi vi partecipò: su venti piloti iscritti, ben nove erano di scuola Minardi. Circa il 50%. Una valore enorme e mai più eguagliato, almeno finora.
Ma chi erano i “minardisti” in questione? A parte i due alfieri ufficiali del team, Verstappen (Jos, non Max, quest’ultimo aveva appena sei anni) e il danese Kiesa, vi erano Alonso e Trulli alla Renault, Webber e il compianto Wilson alla Jaguar, Fisichella e Baumgartner alla Jordan e Marc Genè alla Williams. In particolare gli ultimi due hanno rinfoltito la particolare formazione solo all’ultimo momento, in quanto chiamati a sostituire rispettivamente Firman e Ralf Schumacher, entrambi infortunati e impossibilitati a partecipare all’evento italiano.
Per la cronaca, Marc Genè e la sua Williams-Bmw tagliarono il traguardo in quinta posizione, contribuendo al primato – seppur temporaneo – del team inglese in classifica costruttori. Fu quindi una griglia di partenza segnata più che mai dal colore della Minardi, un traguardo che non faceva altro che sigillare l’eccellenza del lavoro svolto in quel di Faenza.
E se proprio vogliamo spingerci fino ai giorni nostri, c’è tanto di Minardi anche nella F1 attuale. Riferimento, ovviamente, ad Alonso prima di tutto in quanto pilota ma anche a ingegneri come Aldo Costa, Simone Resta e tantissimi altri che sono punti di riferimento in Ferrari, Mercedes e Toro Rosso. Il tutto a distanza di ormai 12 anni dall’ultima gara del team in F1. E scusate se è poco.
Francesco Svelto