Ferrari e il Comprex, l’altra sovralimentazione

La Ferrari in bilico nella scelta tra un propulsore turbo ed un compressore volumetrico. Il 1980 segnerà il ritorno a Maranello di un motore sovralimentato e le sperimentazioni porteranno nel 1981 a portare in pista la versione comprex.

La decisione della Ferrari di passare al motore turbo fu sicuramente coerente on l’evoluzione in atto in Formula 1 ma, viste l’esperienze della Renault e la propria cultura motoristica, a Maranello era tassativo poter risolvere il problema del ritardo di risposta ai bassi regimi, con conseguente sprigionamento della potenza non in modo progressivo ma brusco.

Iniziò un lungo periodo di sperimentazione, che portò via tempo e risorse umane alla squadra impegnata nel campionato del mondo 1980. Prima furono testate le turbine della casa americana Garret, poi le tedesche della KKK. Con entrambe il motore turbo al banco si dimostrò subito più potente del boxer di almeno una cinquantina di cavalli e dopo un consulto con l’Ingegner Ferrari si decise di optare con la fornitura della casa tedesca KKK. Ferrari però voleva qualcosa di più, insomma voleva stupire il mondo delle competizioni creando un motore innovativo, quindi spronò il reparto tecnico capeggiato dall’Ingegner Forghieri a cercare delle soluzioni originali volte ad ovviare al ritardo di risposta ai bassi regimi.

Dopo vari studi e tante ricerche, al banco venne provato un motore con una sovralimentazione particolare creata dalla svizzera Brown Boveri che, dopo qualche incertezza iniziale, diede degli ottimi risultati in termini di ripresa con un erogazione della potenza progressiva. Dopo varie ore di prove al banco l’azienda svizzera convinse la Ferrari a testare il comprex in pista.

Ma in che cosa consisteva il comprex? Questo innovativo sistema di sovralimentazione era formato da un tamburo rotante attraversato da una serie di canali, ruotando velocemente ogni cavità del tamburo si riempiva di gas di scarico che, con la loro energia trascinavano, aria fresca che andava ad alimentare direttamente il motore, dandogli un surplus di potenza con una risposta immediata a qualsiasi regime.

Per queste sue caratteristiche la Ferrari decise di testarlo a Long Beach in prova, la macchina venne denominata 126 cx ed era caratterizzata da un unico scarico e da un adesivo blu indicante le sigle della Brown Boveri.

Nonostante le prestazioni incoraggianti la fragilità del dispositivo era palese: infatti nelle prove libere si ruppe due volte su entrambe le macchine obbligando il team Ferrari a usare un motore turbo normale, sicuramente più affidabile.

L’azienda svizzera decise di testare il sistema preparandone una versione alleggerita di 4 kg per il GP del Brasile ma i continui problemi di affidabilità fecero decidere di rimanderne l’uso. Forte della loro idea la Brown Boveri chiese alla Ferrari di voler contribuire economicamente allo sviluppo del comprex, ma l’ing Ferrari, sempre molto attento ai costi, decise di rifiutare l’offerta in quanto i tempi di realizzo si sarebbero dilatati troppo e la sua fame di vittoria era tale da “accontentarsi” di sviluppare il motore sovralimentato a doppia turbina.

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