F1 | L’ing. Stirano a Pit Talk: “In Cina errore strategico Ferrari”

Archiviate le prime due gare della stagione, si riflette sui primi bilanci. L’ing Giorgio Stirano ci dice la sua ai microfoni di Pit Talk: una Ferrari sorprendente in grado di sfatare il mito di non essere pronta dopo i cambi regolamentari. Ma non esistono rose senza spine, infatti in Cina, forse, il muretto Ferrari è stato troppo aggressivo…

di Giuseppe Gomes

Ascolta “F1 – Pit Talk puntata n°96” su Spreaker.

Secondo lei, la Ferrari è all’altezza della Mercedes?

GS: Si, la Ferrari è altezza della Mercedes. Le distanze sono minime, questa gara in Cina e la scorsa in Australia, sono state decise da episodi la prima in favore della Ferrari la seconda in favore della Mercedes. Ci sono 2 decimi in qualifica, quindi siamo li. Ritengo Hamilton il top dei piloti, forse è proprio lui a fare la differenza. Ma le macchine sono equivalenti

Analizzando nel dettaglio la Ferrari, quale aspetto tecnico ha favorito il riavvicinarsi ai tedeschi?

GS: Secondo me siamo stati abituati male da una gestione non puntale. Quest’anno anche io sono stato smentito, soprattutto perché pensavo che un motorista non potesse fare il direttore tecnico della squadra. I motoristi misurano il lavoro che fanno mentre i telaisti sono più creativi nel complesso di operazioni che devono fare per avere delle correlazioni con i dati. Penso che Binotto abbia capito bene come lavorava Ross Brawn. Mettendoci tanto buon senso e conoscenze tecniche ovviamente. Ha sfatato il mito che vede la Ferrari indietro ad ogni cambio regolamentare. Binotto è stato realista, creando un buon clima all’interno della squadra. Non è che alla Mercedes fossero tutti geni, erano, e sono tutt’ora, un gruppo organizzato che lavora in modo molto positivo. In Ferrari ha pagato la normalità, grazie ad una maggiore coesione all’interno della squadra.

Quanto c’è di James Allison in questa macchina?

GS: In Formula 1 non si fa niente da un foglio bianco, c’è un progresso di progettazioni e concetti tecnici. Ci sono cose che rimangono nella penna e guidano il progetto. Ci sono influenze degli ultimi tecnici degli ultimi anni che hanno portato ad un bon mix di idee.

Secondo lei Lowe, passando in Williams, ha portato via qualcosa dalla Mercedes?

GS: Il problema è che, ad un certo punto, le prestazioni sono asintotiche, e diventa difficile riuscire a distanziare i competitor in particolare la Ferrari, che ha un bagaglio tecnico e storico notevole. C’è stato un cambio anche nel management in Ferrari con Marchionne che ha smesso di fare i proclami. Parte dei motivi per i quali la Ferrari aveva problemi negli scorsi anni, erano anche queste uscite estemporanee che mettevano pressione addosso. La Formula 1, poi, è uno sport che  possono vedere tutti, e tutti possono giudicare. Per esempio, in Cina forse c’è stato un errore di strategia. Se faccio la corsa su Hamilton, mi fermo quando si ferma lui, non mi serve anticipare. Sono in una situazione tecnica di confidenza con la macchina che va bene. È un peccato veniale, ci può stare, ogni tanto si fa il tackle e si prende la gamba. Forse se stavano calmi potevano portare più pressione ad Hamilton che spesso, in queste situazioni, perde la testa.

In Cina la Red Bull torna sul podio, potrebbe diventare una delle possibili contendenti del mondiale?

GS: Si, alla fine abbiamo visto i due piloti molto competitivi. Verstappen ha fatto dei bei numeri, tanto da rendere la seconda gara più interessante della prima. Con tanti sorpassi e combattimenti. È vero, la Red Bull non è ancora all’altezza di Ferrari e Mercedes. Ci vuole un motore che, attualmente, non controllano, tanto da provare a modificarlo arrivando a collaborazioni al di fuori della Renault (La Red Bull è motorizzata Tag Heuer n.d.r.). Non li lascio fuori. Hanno ottimi piloti e un ottimo management.

Passo lungo o passo corto? Qual’è la strategia giusta?

GS: Secondo me oggi è abbastanza difficile dirlo. Le macchine sono meno influenzate dalla dinamica del veicolo intesa come distribuzione dei pesi, ma sono più influenzate dall’aerodinamica. Qualche anno fa faceva la differenza, ora meno. Il passo lungo da un po’ più di superfice aerodinamica, ma quello che conta è la guidabilità. La Ferrari è sana per quello, andando a sfatale i miti invernali. I piloti si trovano bene, da questo si capisce che è un’ottima base di partenza.

Come vede la situazione McLaren?

GS: Io ricordo la Honda dei tempi di Senna, periodi in cui parlando dei giapponesi ti calavi in realtà valide e molto organizzate. Vedere questo nuovo corso che arranca, e non parlo solo del motore, ma anche del team, mi rattrista. Da una parte c’è u management tecnico non all’altezza, arrivando alla prima gara non pronti. I problemi ci sono e loro non sono all’altezza di risolverli, se mancano i soldi è stato sbagliato andare in Formula 1, e se mancano i tecnici è ancora peggio, vorrebbe dire che ai vertici non hanno capito cosa voglia dire stare in Formula 1.