F1 | Ferrari: Da una SF70-H da rifare, alla vittoria di Melbourne

Dopo un lungo inverno, passato a rimuginare, a ipotizzare, a cercare di leggere tra le righe nelle dichiarazioni di team manager e piloti, servivano i risultati in pista per poter cominciare a capire i veri valori messi in campo da team e piloti. I primi test avevano già dato delle indicazioni sulle prestazioni delle vetture, con una Ferrari apparsa particolarmente “in palla”, una Mercedes leggermente attardata e una Red Bull con qualche problema in più da risolvere. Così si è arrivati in Australia, con una domanda su tutte: potrà la Ferrari competere per il mondiale?

di Giuseppe Gomes

L’immagine di Vettel sotto al traguardo, i meccanici in festa al muretto prima e sotto al podio poi. Una gioia che mancava a Maranello da 7 anni nella gara di apertura (l’ultima volta era stato Fernando Alonso in Bahrain) mentre erano ben 10 quelli che ci separavano dall’ultima vittoria della rossa nella terra dei canguri (Kimi Raikkonen nel 2007). Curioso come in entrambi gli anni la Ferrari combatté fino all’ultima gara per il mondiale che, non essendo una certezza, quantomeno  sembra di buon auspicio. È comunque troppo presto per poter predire una Ferrari iridata alla fine dell’anno nonostante le buone sensazioni, perché il tracciato di Melbourne non sempre sa essere indicativo.  Troppe variabili, troppe novità, troppe incognite, in una stagione che sarà lunga e complicata, dove lo sviluppo rappresenta un elemento chiave per poter portare a casa il titolo. Certo è che chi ben comincia…

 

Merito della rossa o demerito degli altri? Non c’è una risposta univoca. Senza ombra di dubbio la Ferrari versione 2017 è nata bene, delicata sulle gomme, veloce in qualifica e costante in gara, con un Vettel tornato all’improvviso sorridente, dopo un 2016 che lo ha visto più volte arrabbiato, innervosito, quasi saturo dell’aria di Maranello. D’altro canto c’è da dire che gli altri, Red Bull più di Mercedes, appaiono leggermente in difficoltà rispetto alla scorsa stagione. No, non c’entrano le sospensioni “irregolari”, a lungo sbandierate questo inverno, per quanto in molti la pensano diversamente. Certo è che sia a Barckley sia a Mylton Keynes staranno già a lavoro per risolvere tutti i loro problemi. Il risultato arrivato dall’Australia, comunque, non è certo un fulmine a ciel sereno. È vero, in linea di massima i valori che escono dai test non sempre sono attendibili (pensate a giusto giusto 365 giorni fa…), ma in questo caso si percepiva che la Ferrari avesse tra le mani un auto veramente competitiva, prendendo comunque con le pinze i “suggerimenti” della pista catalana, che ha visto la rossa in cima alla lista dei tempi e dietro alle sole Mercedes per il numero di giri compiuti.

Ad oggi in tanti si tengono cauti, nonostante le ottime performance del team di Maranello, proprio per le criticità di una stagione così “nuova”, appena iniziata e che appare ancora infinita. Per altri, invece, i verdetti erano già disponibili a poche ore dalle presentazioni delle macchine, o meglio, di una macchina, la Ferrari. Tra versioni B, riscontri con la galleria del vento negativi, un “passo corto” non adatto ai regolamenti di questa stagione, le tante alette frutto di una “disperata ricerca di carico”, e chi più ne ha più ne metta. Insomma, la “povera” SF70-H sembrava un progetto che già a “schermo”, era da accantonare. Troppo indietro rispetto alla concorrenza. Indietro anche a chi, in quei giorni, la macchina non l’aveva neanche presentata (ricordate la storia della Red Bull a passo lungo? Io assolutamente si). In tanti erano scettici, me compreso, sulle vere potenzialità del progetto 668 (poi SF70-H), che nasceva dalla matita di James Allison, ora in Mercedes, ed affidato ad un ingegnere che, fino a pochi mesi fa, lavorava sulla power unit, Mattia Binotto. Resta il fatto che avere dubbi è un conto, riuscire a dare sentenze e previsioni è un altro, soprattutto a poche ore dalla presentazione.

In questo quadro è giunto il risultato di Melbourne, che alza il morale sia all’interno della squadra sia tra i tifosi del cavallino, e che ha portato proprio i primi fustigatori della SF70-H, a saltare, come il miglior esemplare possibile di canguro (tanto per restare in Australia) italiano, sul carro dei vincitori, esaltando e lodando l’operato del team capitanato da Binotto & co., che, in questo corto inverno, come lo ha definito Giancarlo Minardi ai microfoni di Pit Talk, evidentemente non è riuscito a convincere i tanti “esperti” di Formula 1. Alcuni di loro si sono dimenticati una semplice regola: quando si parla di Formula 1, e di motorsport in generale, la pista è l’unica in grado di dare verdetti. In attesa di quello della prossima gara in Cina, restiamo alla finestra, con la speranza che, la fantomatica versione B della SF70-H, possa definitivamente portare il mondiale a Maranello.