La stagione 2011 per la Ferrari si preannunciava come quella della consacrazione, perso il titolo con Fernando Alonso nel 2010 all’ultima gara in modo a dir poco incredibile. Ma non fu così.
Il team, capitanato da Domenicali e governato tecnicamente da Aldo Costa, si apprestava a vivere una stagione che, a discapito degli annunci e dalle speranze, si rivelò essere arida di risultati tanto da portare al defenestramento del direttore tecnico Costa, reo di aver fatto una Ferrari così lenta da essere doppiata in Spagna, regno di Alonso e della Santander.
Secondo le previsioni più accreditate la stagione si sarebbe vissuta nel duello tra McLaren e Ferrari; in pochi davano credito alla Red Bull, la conquista del titolo l’anno prima fu vista più come un infortunio della Ferrari che un effettivo merito della scuderia anglo-austriaca.
Il circus si dovette ricredere in fretta. Vettel dominò in Australia ed in Malesia, teatro della seconda gara. Il tedesco, insieme al suo compagno di colori Webber, cominciarono ad imporre tempi per tutti quasi irraggiungibili, anche per il redivivo Schumacher tornato sulla Mercedes, stella poco brillante e molto lontano dal pianeta vittoria.
E la Ferrari ?
Purtroppo il trend messo in mostra in Australia in Malesia si confermò tale. Una macchina troppo convenzionale non permise ad Alonso di spiccare acuti cronometrici ma si limitò a navigare nel tabellino delle presenze ben oltre il quinto posto.
Le qualifiche in Malesia, a sorpresa, vissero del duello McLaren e Red Bull, con le seconde staccate di pochissimo dalle monoposto austriache. Le Ferrari si qualificarono al quinto posto con Alonso, addirittura settimo Massa, Schumacher con la Mercedes non riuscì ad entrare nella q2 confermando l’impressione dei più che giudicò il rientro del tedesco inopportuno.
La gara si sviluppò in modo diverso: in testa scattò subito Vettel seguito dalla Renaut di Heidfeld ed a seguire tutti gli altri. Nel gioco dei cambi gomme Alonso riuscì a ritrovarsi in testa: lo spagnolo aveva deciso una tattica più attendista ritardando al massimo la sosta e sfruttando le sue indubbie doti di guida, riuscì comunque al limitare i danni al pit stop riuscendo ad uscire a ridosso dei primi.
Finalmente a suo agio, Alonso, ridusse il distacco da chi lo precedeva tanto riuscire a passare Button con un sorpasso perentorio.