Il mito Ferrari è fatto di uomini straordinari, campioni inarrivabili, leggendari a suggellare e costruire un mito immortale, che è vissuto anche dopo la morte di Enzo Ferrari e, se possibile, è diventato ancora più splendente, grazie soprattutto a un uomo, Michael Schumacher, il campione più vincente della storia, l’uomo capace di stracciare tutti i record della Formula 1, colui che in termini di vittorie da solo ha messo insieme (quasi) Prost e Senna, l’uomo dei sogni che diventano realtà. E quel sogno di far tornare la Scuderia più gloriosa della storia ai vertici assoluti dell’automobilismo ha una data: 2 giugno 1996. L’Italia festeggia i 50 anni della Repubblica iniziando ad assaggiare quello che sarà l’era più vincente della storia della Formula 1.
La Ferrari vuole tornare a vincere e da subito. Gianni Agnelli è chiarissimo, non ci sono scuse. C’è l’investimento di Agnelli in persona, c’è l’appoggio di Jean Todt, c’è la chiara volontà di voltare pagina. Via Alesi e Berger, piloti bravissimi ma non in grado di arrivare ad aggiudicarsi un titolo mondiale (forse…) e dentro il migliore, il bicampione del mondo uscente. Todt gli metterà a disposizione tutto, squadra, pista di Fiorano, decisioni sul personale da assumere e, ovviamente, indicazioni per costruire la monoposto nell’epoca dei V10, che poi si rivelerà gloriosa.
La F310 non sarà una delle Ferrari più belle esteticamente, però si rivela efficace, e Michael Schumacher ci mette abbastanza poco a trasformare quel prototipo sperimentale in un macchina vincente. Schumacher fa esplodere le tribune a Imola e disegna traiettorie perfette a Montecarlo, dove conquisterà le sue prime partenze al palo in rosso, non assistite da altrettanta fortuna in gara, con il tedesco che nel Principato va fuori nel corso del primo giro. Ma in Spagna la musica cambia, visto che Damon Hill e Jacques Villeneuve vogliono ristabilire le gerarchie, ed ecco che al termine delle qualifiche, come se nulla fosse, i due alfieri di Didcot si piazzano in prima fila, distanziando pesantemente tutti gli avversari. Ma la pioggia è la vera incognita della gara, anzi, è la variabile impazzita, quella che da un momento all’altro rovescia le carte in tavola delle strategie che fino quel momento erano state pianificate. Ed ecco che già al via Damon Hill viene costretto ad alzare bandiera bianca finendo nelle retrovie, lasciando strada a Villeneuve e Alesi, che sembrano in grado di condurre la gara. Ma dalle retrovie ecco che si fa minacciosa la sagoma della F310 del tedesco, che in pochi giri si sbarazza di tutti gli avversari, a iniziare da Berger e Irvine, ma ben presto si fa beffe anche di Alesi. Una superiorità disarmante, che dopo solo 12 giri fa fuori anche il leader della gara Villeneuve, con Schumacher che gira 4 secondi più veloce rispetto a tutti gli altri. A meno di un quinto di gara, la corsa si è già decisa, con Schumacher che prende il volo. Una cavalcata trionfale che dura più di 50 giri, quelli che servono al Kaiser per accumulare un vantaggio incredibile sugli avversari, di oltre mezzo giro. Per Villeneuve sarà notte fonda, visto che verrà superato anche da Jean Alesi all’uscita dal pit-stop, a conferma del fatto che i due che si sono succeduti alla guida della Ferrari hanno una grande confidenza con l’asfalto bagnato.
Di giro in giro, Schumacher costruisce quello che è un autentico capolavoro, capace di riportare sin dal 1996 la Ferrari in lotta per il Mondiale, visto che al termine della gara avrà gli stessi punti di Jacques Villeneuve (anche se al termine della stagione non sarà così). E’ la consacrazione delle scelte di Maranello, con la Ferrari che si porta al comando della classifica delle vittorie di tutti i tempi, primato che non lascerà più, e in questa stagione di transizione riuscirà a trionfare anche a Spa e Monza, rompendo quei tabù che sembravano ormai insormontabili dopo le annate 1994 e 1995, che hanno segnato il risveglio della Ferrari. Ma questa è l’alba di un’epoca tutta nuova, quella più bella, irripetibile nella storia di Maranello e della Formula 1, l’
epoca dei record frantumati nonostante tutto, nonostante la frattura alle gambe, nonostante le critiche, nonostante i compagni scomodi (Irvine), nonostante i problemi, l’epoca delle vittorie a ripetizione, l’epoca in cui il miglior pilota del mondo incontra la monoposto più vincente della storia per creare un’epoca unica, che inizia da qui e che il suo erede Sebastian Vettel spera di replicare.