F1 Ritratti Eddie Irvine: Glamour and Faster

10 novembre 2015 – Immagina di passeggiare in una calda serata d’estate di fine anni ’90 a Milano. Sei in centro, a due passi dalla stazione centrale, con file di Fiat Marea bianche taxi e alla radio del “Bar Milan” suona “L’amour toujour” e poco più in la “Tanzen MP” del “maestro” Gigi D’Agostino. Dal portone di un palazzo signorile post moderno, esce un uomo medio alto dal capello gellato, la camicia “effetto tessuto” fuori dai pantaloni e lo Startac Motorola ben in vista. Signori, costui è Eddie Irvine e in quel momento si sta giocando il titolo mondiale di Formula 1 e a lui è dedicato il ritratto numero 42 dei personaggi che hanno fatto la storia di questo sport.

Cosa ci fa a Milano uno come Irvine ? Chi ha imparato a conoscerlo, sa che Milano è il suo habitat naturale. Cacciatore nato, amante del femminile pube più di ogni pilota nella sua epoca, sa che Milano -Maranello si fa in poco più di un’ora. Peccato che il paragone tra Milano e Maranello alla voce “femmine procacciabili” è più o meno quello tra la cultura medioevale di Firenze con Rotterdam. Chiaro che il buon Irvine se la gioca col sorriso sulle labbra la patente sulla A1. Quando ci andava. Si, perchè Irvine non è che fosse un collaudatore instancabile ai tempi della Ferrari. Anzi. Ma andiamo con calma.

irvine4From Ireland to Japan: Eddie Irvine nasce il 10 novembre di 50 anni fa a Newtownards. Inizia con le moto, ma il padre è malato di corse automobilistiche e spinge in figlio verso le quattro ruote. Debutta con una Formula Ford 1600 di proprietà del padre a 22 anni è già trionfatore nel Festival dedicato alle Formula Ford. Conscio che la sua carriera è sulle quattro ruote, Irvine molla la carriera da venditore di auto (dove siamo sicuri stava ottenendo risultati straordinari) e si dedica alla vita da pilota da corsa. Formula 3 un anno e poi via in Formula 3000 con un eccellente terzo posto nel campionato del mondo. Nel 1991, la prima svolta: volo solo andata per il Giappone con un contratto firmato. In due anni sfiora due volte il titolo, diventando un vero maestro di un circuito in particolare: Suzuka. Non disdegna neanche altre curve nipponiche, dato che trova il tempo per diventare papà della nippo-irlandese Zoe.  Eddie Jordan, irlandese come lui che già conobbe Irvine ai tempi della F3, lo vuole su una delle sue Jordan 193 ed è subito un boom. Va a punti al debutto, a Suzuka guarda caso, ma si scazzotta bellamente con Senna per una questione di sdoppiaggi. Confermato per il 1994, in Brasile causa un’incidente con Verstappen e Brundle che li costa ben 3 gare di squalifica. Nel 1995 sa che la sua carriera è a un bivio; i risultati sono inferiori rispetto a quelli del team mate Barrichello e su di lui girano voci di un appiedamento a fine stagione. In Canada, però, è il giorno dei “dimenticati dalla fortuna” e mentre Alesi impazzisce di gioia per la prima vittoria in carriera, Irvine coglie uno strepitoso terzo posto dietro proprio al compagno carioca. In pochi immaginano che quella, strana, giornata segnerà la svolta della vita di Eddie Irvine.

irvine5Maranello chiama… : Sul volo Montreal – Londra, Irvine ha nella tasca il numero della hostess e nella testa la certezza che la Formula 1 per lui, per ora, non è un capitolo chiuso. Lo vuole Walkinshaw alla Arrows e pure la Ligier starebbe pensando a lui. Eppure quell’hostess canadese deve averli portato fortuna. Pochi mesi dopo, a sorpresa, arriva la chiamata da Maranello. Al quartier generale rosso si è già deciso che per vincere ci vuole uno che si chiama Micheal Schumacher; e fin li pochi dubbi. Ma chi mettere al suo fianco? Serve un pilota giovane, non necessariamente esperto, che stia al gioco della seconda guida e che, sopratutto, non rompa le scatole. Al costo di mettersi in casa un tampinatore di segretarie coriaceo come una sbarra d’acciaio. Irvine è perfetto per il ruolo. Nel 1996 debutta senza manco un meteo di test (quelli erano esclusiva di Schumacher) e Eddie, beffardamente, va a podio già in Australia mentre Schumacher si ferma con i freni cotti. Dopo un’inizio a bomba arrivano ben 8 ritiri consecutivi, tutti causati da un problema del cambio che cuoce il V10 Ferrari. Tutti, in primis la stampa ma pure i meccanici Ferrari, accusano Irvine di essere un sopravvalutato, uno che era li solo perchè ai piani altissimi di Torino si era già speso troppo per un tozzo di pane con molto caviale e mancavano gli spicci per un buon caffè.  Il 1997, Irvine lo inizia consapevole che ogni gara può essere l’ultima; ma in Argentina coglie un grandissimo secondo posto che rialza a dismisura le sue quotazioni. Non pago, va a podio pure a Imola e a Montecarlo entrando addirittura in piena corsa per il titolo. Peccato che poi ci si rende conto che più impara l’italiano e più si perde (maledette showgirl), ma la risposta ai detrattori è arrivata: Irvine c’è. Nel 1998 svolge ancora una volta il suo eccellente lavoro di seconda guida, dimostrando crescita, maturità e pure un acquisita esperienza nei test sugli pneumatici. Visto tutto? No, signori. non avete visto niente.

irvine6Il premio Confcommercio per il miglior imprenditore edile della provincia di Pesaro : Così sarà definito dal grande Mario Donnini di Autosprint il titolo marche della Ferrari 1999; ma ciò che c’è dietro è la più bella, romantica, fantastica cavalcata di una seconda guida nella storia della Ferrari. Irvine inizia quel suo 1999 alla grandissima: vince per la prima volta in carriera in Australia e se ci metti pure che Schumacher, Hakkinen e Coulthard marcano zero secco e siamo alla prima gara del mondiale (facendo si che Irvine diventasse leader del campionato) è chiaro che la lacrimuccia a chi ha sempre creduto in lui sia scesa in automatico. Il resto della stagione, però, è ancora all’insegna dell’altalenanza di risultati. Passa da essere comprimario in Brasile e Francia, a scudiero preciso a Montecarlo per poi diventare salvatore del salvabile in Canada. A Silverstone Irvine arriva consapevole che per lui il tempo a Maranello finirà a fine stagione. Al via è aggressivo e approfitta di uno start sbagliato di Schumacher per infilarlo ma alla Stowe il Kaiser tira la staccata e Eddie. La F399 numero 3 fila dritto schiantandosi contro le barriere distruggendo avantreno e gambe del pilota tedesco. Con la stagione di Schumacher finita, in pochi credono che Irvine possa reggere il passo delle Mclaren. Irvine diventa prima guida e al suo fianco arriva Mika Salo. Nell incredulità generale, invece, Irvine vince in Austria e Germania (dono incredibile di Mika Salo) e tiene alla grande botta a Hakkinen. A Monza un pò più di cattiveria nella giornata nera dell’argenteo finlandese non sarebbe guastata, ma il mondiale Irvine lo perde, o glielo fanno perdere, per un clamoroso pasticcio ai box durante il Gran Premio d’Europa al Nurburgring. Durante un pit stop, la F399 rimane sui cavalletti per oltre 30 secondi perchè manca una gomma. Un lasso di tempo così ampio che Irvine da papabile terzo scivola fuori dalla zona punti. In Malesia torna Schumacher, che ripaga Irvine aiutandolo a centrare una vittoria che permette all’irlandese di presentarsi all’ultima, decisiva, prova di Suzuka con 4 punti in più di Hakkinen. Nella pista che più ama, Irvine arriva clamorosamente svuotato. Picchia nelle qualifiche che chiuderà col terzo tempo, ma a pesare più di tutto è il fatto che le Ferrari dopo la squalifica, poi revocata, in Malesia sono nel mirino della direzione gara e molti dispositivi a border line del regolamento vengono tolti. Hakkinen è missile e Schumacher non può far altro che accodarsi e nulla più. Titolo piloti ad Hakkinen e costruttori alla Ferrari, con Irvine che chiude la sua parentesi rossa per sempre.

irvine2Tanto bella quanto lenta: Irvine crede molto nei progetti, e nei milioni, della Jaguar. Al suo conto bancario vanno 10 milioni di dollari netti, a lui una macchina che per tre anni sarà la promessa di gennaio e il bluff di ottobre. In tre anni ottiene si due podi (Montecarlo e Monza) ma non riuscirà a raggiungere neanche il numero di punti che fece su al debutto con la Ferrari nel 1996. Più famoso per le sue impanate femminili o per le “smasshate” biondo platino, Irvine non trova neanche l’accordo con la Jordan per l’anno successivo e così a fine 2002 tira una riga sulla sua carriera da pilota.

Immaginatevi, ora, a Miami. Da una villetta sul lungomare esce un cinquantenne. Brizzolato, polo glamour, smartphone last edition, barbetta incolta che rende tanto piaciosi e occhialino da sole che cela un’occhio sempre attento alle donzellette sedute a gambe incrociate sulle panchine mentre leggono Vogue. Questo oggi è Eddie Irvine: un imprenditore attento e folle che noleggia barche da pesca negli States e taxi a Londra ma che una capatina a Milano per salutare qualche vecchia conoscenza e per scazzottarsi con qualche figlietto della parte bene del capoluogo lombardo la fa ancora. Questo oggi è Eddie Irvine, che magari qualche rimpianto ce l’ha ancora ma che senza ombra di dubbio è il portabandiera di chi crede nella rivincita delle seconde guide. Happy Birthday my hero.