1 Maggio 2014 – Sono le ore 18:40 quando la dottoressa Maria Teresa Fiandri annuncia al mondo intero che Senna non ce l’ha fatta. E’ finita. Ayrton se n’era andato.
Sono passate 4 ore e 23 minuti dallo schianto.Da quando quella maledetta Williams aveva terminato la sua folle corsa contro il muro all’esterno della curva del Tamburello arrivando li, carica di forza e velocità, per poi arrestare la sua corsa inerme, senza nessuno a controllarla. Da quell’elicottero atterrato direttamente in pista, che aveva fatto capire a tutti che qui, ancora una volta, di normale non c’era proprio nulla.
Ognuno di noi ha dei ricordi legati a quel maledetto giorno. Ricordi di gioventù tristi e gonfi di lacrime. Ricordi legati ad un misero battito cardiaco, come se avesse creato un urlo e lo avesse lanciato in gola quando Ayrton per un millesimo il casco l’ha mosso. “Dai Ayrton! Dai!” avremo urlato tutti. Inutilmente. Da quel momento preciso in cui il casco è ritornato inesorabilmente chino, tutto è cambiato. Ayrton Senna in quel momento è diventato punto di arrivo e punto di partenza per tanti, troppi aspetti.
In quel pomeriggio di maggio su una maledetta griglia di partenza di uno spettacolo che non doveva essere inscenato troppe cose non tornavano. Gesti inconsueti, sguardi malinconici, parole che risuonano ancora oggi con un eco talmente forte da rimbombare tra cuore e testa senza sosta e domande attanagliatrici anche per chi non credeva mai veramente in quest’uomo che stava per diventare leggenda. Tutti gesti, sguardi, parole e domande che ancora oggi pesano come faldoni incontenibili anche sulle coscienze di chi colpe non ne ha. Di chi a rivedere quelle immagini proprio non riesce a fermare le emozioni e vorrebbe tornare li per mettersi davanti a quella Williams e dire “Fermati.. ti prego”. Non osare. Non rischiare. Non essere te stesso per un’attimo. Impossibile tutto. Non puoi fermare chi corre verso la leggenda e il mito; ne tanto meno puoi fermare Senna al volante di una Formula 1.
Eppure Senna vive ancora. Impresso, tatuato, stampato, scalfito nelle menti di chi la passione non se la spiega e la vive solo, abbandonandosi totalmente ad essa. Ed è proprio li che Ayrton vive e corre. Corre dove “non ci sono birre e sigarette” ,come cantava un mito della canzone italiana, dove non ci sono intrighi e politiche, calcoli e disegni, progetti e show programmati lo diciamo noi. Corre in mezzo a cordoli di passione e guard rail d’amore, costruiti su nastri d’asfalto di ricordi. E allora corri Ayrton. Corri per sempre inseguendo il tuo “Driven to perfection”.