F1 | Claire Williams si racconta a Nico Rosberg

Claire Williams e Nico Rosberg sono accomunati dall’aver intrapreso l’avventura in F1 nello stesso momento storico, e naturalmente, nella stessa scuderia.

di Filippo Toffanin

Nell’inverno del 2003 va in scena sul tracciato di Barcellona quello che l’intervistatore d’eccezione Nico Rosberg – per altro particolarmente a suo agio nel ruolo di Letterman della F1 – chiama lo “Sons of World Champions Showdown”. Williams invita infatti i figli di Keke Rosberg e Nelson Piquet ad un trial per capire a chi affidare il ruolo di test driver. La spunterà il biondo tedesco nel giorno in cui, come ricorda la figlia di Frank Williams, l’attuale team principal della storica scuderia inglese si affacciava al motorsport con il suo primo ruolo da addetto stampa per il team del padre.

Inizia così un’amabile conversazione di quasi un’ora tra due protagonisti del Circus, un rollercoaster ride ricco di aneddoti, con una finestra sullo stato dell’arte – piuttosto decadente – del team di Grove.

A chi mi critica chiedo di provare a mettersi nei miei panni anche per un solo giorno replica il team principal di Williams, incalzata da Rosberg sulla difficile situazione della scuderia. “Ogni giorno mi chiedo: sono la persona giusta per questo lavoro? La risposta è ancora si”.

E’ consapevole che i risultati sportivi stanno condizionando tutto l’ambiente, ma crede fermamente nel portare avanti una politica che miri a tirar fuori il meglio dai propri collaboratori, stimolando il coinvolgimento e lo spirito d’appartenenza – e allontanando le voci fuori dal coro:

“L’intelligenza emozionale è molto importante per noi in Williams, cerchiamo di trarre il meglio dalle persone, di creare una cultura aziendale. Questa visione è andata dissipandosi negli ultimi anni a causa del declino dei nostri successi.

Molti dei nostri dipendenti non sono coinvolti, non si sentono partecipi della storia della nostra auto. Vengono al lavoro probabilmente solo per il loro salario, e la domenica nemmeno guardano la gara in TV.

[…] Non disegno io la nostra auto, il mio ruolo è quello di mettere figure chiave nei posti giusti. Molto si sta muovendo dietro le quinte in termini di ristrutturazione del team, e credo di essere brava in questo. Ho contribuito negli anni a portare centinaia di milioni in sponsorizzazioni, eppure abbiamo ancora una lunga curva d’apprendimento innanzi a noi. La resilienza, l’evitare che il rumore delle chiacchiere che vengono da fuori ci condizioni… questa è la nostra arma.”

Claire ha parlato anche del suo essere l’unica donna in una posizione di comando nello Strategy Group: “Non mi sento discriminata, sebbene mi trovi sola contro trentadue uomini estremamente potenti e competitivi. Ascolto, e parlo quando lo ritengo necessario, nonostante sia difficile far sentire la propria voce.” Tuttavia, in un momento di particolare attenzione al tema delle pari opportunità, anche la figlia di Sir Frank è stata vittima di pregiudizio e scarsa considerazione: “In determinate circostanze è capitato di essere al tavolo con Mike (ODriscoll, CEO di Williams F1) ed avere interlocutori che si rivolgevano solo lui, dimentichi del fatto che erano a parlare anche con il proprietario della scuderia.”

Williams è attiva anche nel sociale, con la sua divisione Engineering che lavora a stretto contatto con molti ospedali inglesi: “Hanno voluto studiare come ci approcciamo alla gestione dei pit-stop per replicarne le dinamiche relazionali di team in sala operatoria”, chiosa Claire, raccontando di come gli ingegneri abbiano contribuito a sviluppare sistemi di trasporto più sicuri per i neonati prematuri.

Non potevano mancare riferimenti al padre e Patrick Head, i due fondatori del team, e aneddoti curiosi sul loro atteggiamento di certo poco empatico: “Anni fa, sulla griglia di partenza, Patrick aggredì Ralph Schumacher urlandogli contro. ‘Quando ti sei svegliato stamattina, ti sei guardato allo specchio e hai visto un pilota o cosa?’ Lo voleva stimolare per la gara. […] Mio padre è sempre stato interamente focalizzato sulla F1, non esistevano vacanze di famiglia o momenti di svago per noi. Qualche giorno fa ha detto alle sue infermiere di non aver mai visto una tigre in vita sua, così abbiamo organizzato una gita allo zoo con i nipoti. Ha capito forse, a settantasette anni, che c’è altro nella vita oltre le corse”.

La chiusura su George Russell. Per Claire Williams non ci sono dubbi: “Ha un’etica del lavoro e una passione incredibili per questo sport. Al nostro primo incontro si è presentato con un notebook ed una presentazione in Power Point che illustrava i motivi per cui avremmo dovuto assumerlo. Tutt’oggi si presenta agli incontri con gli ingegneri con delle slide dove tramite un sistema a semaforo evidenzia quello che per lui va bene in verde, quello su cui dobbiamo lavorare in giallo, e quello che assolutamente non va in rosso. Ha passione ed ambizione, diventerà Campione del Mondo al cento per cento. Magari, con la Williams.”

Filippo Toffanin