F1 | Ferrari, una storia di uomini e macchine: le gioie terribili

Continua la storia dell’amata Rossa. Ferrari incomincia a raccogliere trionfi ma le sue sono e saranno gioie terribili.

Nonostante Enzo Ferrari fosse ancora scioccato dalla prematura morte del figlio Dino, avvenuta l’anno prima, il 1957 sembrò aprirsi con grande prospettive dovute soprattutto alla presentazione di una delle Ferrari sport più bella di sempre: la 250 Testarossa, nome dovuto ai copritestata dipinti di colore rosso e alla realizzazione del motore 6 cilindri progettato direttamente dal compianto figlio del costruttore.
Le gioie finirono lì. Il 1957 fu uno degli anni più cupi per la fabbrica, alla Mille Miglia persero la vita il conte Deportago e il copilota Nelson coinvolgendo nell’incidente anche 10 spettatori. La dinamica dell’incidente fu dovuta ai cosiddetti occhi di gatto, cattadriotti metallici atti a segnalare la mezzeria che tagliarono un pneumatico, facendo piroettare in modo fatale la Ferrari del nobil uomo ispanoirlandese.

Morti pilota, il copilota e una decina di spettatori. La stampa italiana si scatenò contro le corse ottenendo la cancellazione della corsa e architettò un’assurda campagna d’informazione volta a dipingere Ferrari come un moderno saturno intento a divorare i propri figli.

Il costruttore vacillò sempre piu prigioniero delle sue gioie terribili, si chiuse in casa per una settimana senza vedere e parlare con nessuno. L’intento di voler smettere di fare macchine da corsa era forte poi, improvvisamente, si presentò in azienda e, insieme al suo fido segretario, Romolo Tavoni, si recò a Cesenatico da Don Berto, il prete che aveva celebrato le sue nozze molti anni addietro. Passeggiarono per il chiostro per diverse ore e durante queste passeggiate il prete, con parole convincenti, convinse Ferrari a continuare la sua attività. Tornando da Cesenatico Tavoni ricorda il rammarico di Ferrari a non avere una fede così forte, ma anche la contentezza di non dover interrompere un attività così importante.
Purtroppo i lutti non si fermarono a Deportago, durante i collaudi sul circuito di Modena perse la vita Eugenio Castellotti, legato alla soubrette Delia Scala e apprezzato pilota di vetture sport. Sempre sullo stesso circuito perse la vita anche l’ingegner Fraschetti , asceta della progettazione che considerava il collaudo il coronamento di un suo progetto.
Anche in Formula 1 i fasti dell’anno precedente non vennero ripetuti, nonostante la d50 fosse ritenuta ancora valida, la macchina venne totalmente riprogettata e del modello precedente mantenne solo il propulsore potenziato. Purtroppo la macchina non si rivelò competitiva tanto da non riuscire a conquistare neanche una vittoria nel campionato di F1.
Archiviato il 1957, l’anno successivo la Ferrari tornò alla vittoria faticando però contro la Cooper di Moss equipaggiato dall’innovativo motore posto in posizione posteriore, innovazione che di fatto aveva aperto una nuova era in Formula 1. Anche nel 1958 la Ferrari fu funestata da incidenti e lutti, come quelli di Collins in Germania e Musso in Francia. Sul fonte produzione oltre alla Testarossa opportunamente modificata nella meccanica, fa il suo debutto la 250 Gt california spider, che venne portata al successo dal primo film della serie “la Pantera rosa”.

Nonostante qualche ritrosia dovuta soprattutto alla produzione delle proprie gran turismo a motore anteriore, la Ferrari, grazie anche alle insistenze di Carlo Chiti, neo ingegnere maturato all’Alfa, si convertì al motore posteriore e nel 1961 sbaragliò la concorrenza col modello 156 e aggiudicandosi un titolo mondiale. Un trionfo purtroppo, macchiato s dalla morte di Von Trips, junker tedesco molto caro a Ferrari, avvenuta sul circuito di Monza. Anche in quell’occasione vennero coninvolte delle persone del pubblico e la stampa tornò a demonizzare il costruttore osannato fino a qualche tempo prima per le sue mirabolanti vittorie.

Il fresco titolo, stranamente, portò a un divorzio di massa dei tecnici e del direttore sportivo rei di essersi lamentati per iscritto del comportamento di Laura Ferrari, che era solita apostrofare gli ingegneri nei box o lasciarsi andare a sfuriate gratuite contro il personale. Il Drake non accettò un comportamento tanto formale da parte di persone trattate come fossero parte della propria famiglia e li licenziò tutti in tronco. Questo divorzio decapitò la squadra corse ma non la Ferrari. Il Drake puntò su un giovane neo laureato in Ingegneria figlio di un operaio della Ferrari. Il giovane Mauro Forghieri, questo il suo nome, che contribuì alla leggenda della scuderia emiliana col suo genio, col suo carattere con la sua passione. Nonostante le vittorie, le cose in Ferrari non sembravano andare benissimo e il costruttore emiliano, forte dell’aura mondiale che la sua fabbrica dispensava, tentò, con successo di allacciare una trattativa con la Ford.