Ci sono date e duelli che non si possono dimenticare. Quello tra Gilles Villeneuve e René Arnoux, il 1 luglio 1979 a Digione, rimane nella memoria e nell’immaginario collettivo più di ogni altro.
di Giulio Scaccia
Quel giorno, chi c’era, lo ricorda in maniera nitida. E’ il primo luglio di tanti anni fa, era il 1979. Classica giornata estiva con annesso Gran Premio da godere con telecronaca di Mario Poltronieri.
Corsa gradevole, ma nulla di ché. Sgroppata di Gilles, gomme dopo qualche giro in calo di prestazioni e via libera a Jabouille al 54° giro. Villeneuve è secondo e alle sue spalle rinviene velocemente la seconda Renault, quella di Arnoux. Si sta per scrivere la storia ma ancora nessuno lo sa, né gli spettatori né i protagonisti.
Gli ultimi giri di gara videro Villeneuve anche in crisi con i freni; Arnoux ne approfitta portandosi vicino al pilota franco-canadese. Negli ultimi tre giri i due piloti danno vita a un intenso duello, fatto di sorpassi e controsorpassi, toccate e frenate al limite, con la Ferrari 312 T4 di Villeneuve più veloce nel misto, con la Renault con difficoltà di pescaggio della benzina ma poi più rapida in rettilineo.
Al termine Gilles Villeneuve la spunta su René Arnoux per 24 millesimi di secondo. Era avvenuto qualcosa di unico ed intenso, che è rimasto nella memoria degli appassionati e nell’immaginario collettivo. Quel giorno vinse Jabouille e fu la prima vittoria della Renault Turbo ma, come la penna di Michele Serra immortalò, non se ne accorse quasi nessuno.
René Arnoux, porta ancora nel cuore quel giorno, che ha segnato per sempre la sua carriera, legandolo a Gilles in maniera indissolubile. Nonostante fosse stato battuto. Quella non era una sconfitta. E, in qualche modo, gli aprì nel 1983 le porte della Ferrari dove quasi riuscì a vincere un mondiale, battuto dalla politica di Maranello, dalla fragilità della sua Ferrari, dalla sua incostanza ma sopratutto dalle benzine irregolari della Brabham di Piquet.
Ecco il suo ricordo riportato da Motoinside.it:
È un ricordo molto felice anche se arrivai soltanto terzo. Fu una battaglia contro il mio miglior amico in Formula 1 – io non definivo Gilles un pilota ma l’acrobata dei circuiti! Con Villeneuve potevi duellare solo in quel modo: penso che avessimo lo stesso temperamento, lo stesso modo di intendere le corse, la stessa fame di vittorie. Con le macchine dell’epoca dovevi avere cieca fiducia nell’altro pilota perché quando entravi in collisione volavi subito per aria. Lui aveva fiducia in me e io in lui, per cui siamo stati capaci di toccarci sette volte. La verità è che Gilles era leale e degno di fiducia, sia in pista che nella vita. Mi piaceva davvero molto.
Il ricordo di René amplifica ancor di più la figura di Gilles e ci regala la foto, ormai sbiadita, di una Formula 1 in cui c’erano ancora i cavalieri del rischio.