28 aprile 2014 – Le imprese di Ayrton Senna sono tante da raccontare, i grandi gesti sportivi e umani, i grandi gesti di altruismo anche ma, se c’è un episodio che vale la pena di essere ricordato, quello è il Gp del Brasile 1991.
Nella F1 moderna, una cosa simile probabilmente non si vedrà mai più. Una vittoria quella di Ayrton sofferta fisicamente e moralmente, una vittoria della gara di casa che fece scoppiare la Torcida di Interlagos in un boato assordante, il tutto mise ancora di più Ayrton Senna al centro del Brasile, un patrimonio sportivo e nazionale.
Ma cosa successe quel 24 marzo 1991? Sin dal sabato pomeriggio fu un monologo del brasiliano che conquistò la pole con tre decimi di vantaggio su Patrese secondo e quattro su Mansell terzo. Solo sesto Prost.
La gara del 24 marzo non fu così facile e quasi scontata come la sessione di qualifica. Allo spunto iniziale Ayrton mantiente il comando su Mansell che scattò meglio di Patrese. Subito tre secondi nei primi otto giri rifilati dal brasiliano. Una lotta a distanza e senza troppe emozioni con Mansell che dura fino ai primi pit stop intorno al 25esimo giro. Pit stop sbagliato che di fatto condanna il Re Leone a rientrare in quarta posizione a sette secondi dalla McLaren, successivamente rientrò di nuovo a causa di una foratura e intorno al 61esimo giro mise fine all’agonia ritirandosi.
Intanto Senna correva in solitaria quando, al sessantesimo giro, forse il destino lo sfidò per una prova di forza. Il paulista perse per prima la quarta marcia, dopo poco se ne andarano anche tutte le altre ad eccezione della sesta, l’unica ancora “disponibile” nel cambio della McLaren. Una vera e propria impresa quella di Senna che soffrì fino al settantunesimo giro con la vettura che quasi si fermava nelle curve lente. Sotto la bandiera a scacchi, la Torcida esplose e l’idolo di casa vinse davanti a Patrese (anche lui per fortuna di Ayrton, rallentato per problemi alla vettura) e Berger.
Indelebili per la storia le urla di dolore e gioia via radio, il brasiliano arrivò al parco chiuso con gli spasmi alle mani e a fatica riuscì ad alzare la coppa sul podio, impresa degna di un posto nella storia.
Vincere così, complentando la gara con la solo sesta marcia è da Leggenda, una cosa che oggi quasi al cento per cento non potrebbe mai succedere a causa di una F1 forse troppo poco eroica e tanto vittima dell’elettronica. Per fortuna esiste la storia per rifarsi gli occhi con imprese simili.