Questa è la prima parte della storia della Ferrari e del suo fondatore, che accompagnerà i lettori dal 1947 ai giorni nostri. Il punto di partenza è Enzo Ferrari che fonda a Maranello l’omonima fabbrica.
Nel 1947 fece la sua prima apparizione una nuova macchina chiamata Ferrari e subito s’impose all’attenzione di tutti con suo modello 125 s. La gestazione di questa vettura fu tutt’altro che semplice, Enzo Ferrari faticò non poco a trovare un ingegnere disposto a creare un 12 cilindri da mettere su una vettura nuova fondamentalmente perché non aveva abbastanza risorse finanziarie per poterlo pagare; inoltre non disponeva ancora della necessaria credibilità da potersi permettere un professionista quasi gratis. Il destino, a volte beffardo, si trasformo in un suo alleato.
Infatti, grazie ai contrasti interni con l’Alfa per via delle sua inclinazioni fasciste, Gioacchino Colombo abbandonò la casa del biscione per accasarsi quasi gratis alla Ferrari per progettare il primo 12 cilindri che, oltre a caratterizzare per sempre la casa modenese, venne installato sulla 125.
Una curiosità poco nota è che la 125 s fu l’ultima Ferrari ad avere il rosso Alfa, più scuro; in seguito la scuderia emiliana avrebbe addottato un rosso più marcato con l’intento di caratterizzare ulteriormente le proprie vetture.
La 125 s venne prodotta in solo due esemplari e, dopo un breve collaudo intorno a Maranello proprio con Ferrari alla guida, venne iscritta, nel maggio del ’47, al circuito di Piacenza dove fece il suo debutto ufficiale. I piloti iscritti erano Franco Cortese e Giuseppe Farina: quest’ultimo entrò subito in polemica con la squadra perché a seguito di un incidente avuto nelle prove si ostinò a pretendere l’auto del compagno di squadra, a suo dire meglio assettata. Ferrari rifiutò categoricamente di assecondare i capricci del suo pilota interrompendo di fatto la collaborazione. Cortese, con l’unica Ferrari rimasta, disputò una gara da protagonista ma dovette ritirarsi per noie alla pompa della benzina.
Il debutto però fu incoraggiante e spinse la scuderia emiliana a iscriversi al circuito delle terme di Caracalla dove Cortese conquistò la prima vittoria per la neonata fabbrica emiliana. A questo successo subito ne seguì un altro grazio a Tazio Nuvolari, che s’impose a Parma subito seguito dal compagno Cortese.
Ma il costruttore, mai domo, aveva in mente di creare altre macchine, da abile amministratore, smantellò quelle in attività per recuperare i pezzi ancora utilizzabili e creò tre vetture che contribuirono a creare la leggenda rossa: la 125 f1, detta autobotte per le forme poco aggrazziate, la 159 e la 166. L’attuale esemplare di Ferrari 125 esposto alla galleria Ferrari, è in realtà una ricostruzione recente fatta nel 1987.
La speranza di poter correre dei Gran Premi portò Ferrari a creare la 166 inter, una macchina che con pochi accorgimenti poteva correre in pista, con la quale Nuvolari fu progatonista della sua ultima cavalcata perdendo pezzi della macchina per le vie della Mille Miglia fino ad arrivare al ritiro a Reggio Emilia, per la rottura del perno della balestra, lasciando la vittoria al compagno di colori Cortese. Il mantovano promise al suo copilota Scapinelli di essere presente l’anno venturo, ma la malattia ormai evidente lo vinse l anno successivo.
Allo scoccare del 1950 venne indeato il campionato del mondo di Formula 1 e Ferrari non poteva non accettare l’invito a iscriversi. Saltata la prima gara, forse per gli ingaggi troppo bassi o per la scarsa preparazione delle vetture, la scuderia emiliana si presento al secondo gran premio, il fascinoso Gran Premio di Monaco dove, dopo una gara tiratissima, la Ferrari di Ascari è seconda solo all’ Alfa di Fangio. Ormai e’ chiaro per tutti che il duello tutto italiano Ferrari Alfa è cominciato. A Monza.