F1 L’ Alonso furioso ( via radio )

27 settembre 2015 – Si è da poco concluso il Gran Premio del Giappone e, seppur in lato negativo, Alonso e la Honda riescono già a far parlare, molto, di se stessi. Un team radio al ventriolo lanciato dal pilota asturiano caccia la casa nipponica ancor più nell’imbarazzo di quanto già si trovi. 

dcd1523ju09-297x198“Gp2 Engine. Gp2. Woah” : Tre parole ben scandite e un esternazione mista tra stupore e desolazione. Non più di tre secondi di collegamento radio per colpire il costruttore giapponese in casa sua e in diretta mondiale. Una sciabolata pesante di Alonso, un’affermazione che sorprende tutti, e che lascia senza parole la maggior parte degli spettatori. Lo spagnolo già ci aveva abituato ad esternazioni “live” durante i Gp contro il team. Alla Ferrari aveva apostrofato tutto il muretto Ferrari con un “geni” (anche se c’è chi sostiene abbia detto di peggio) durante le qualifiche del Gran Premio d’Italia. L’anno scorso, a Interlagos, accende la radio per rimproverare ai suoi di averlo mandato in pista con la batteria scarica, chiudendo con “How is possible? How” (trad. “Come è possibile?”) che sembrava il lavone di capa che ti becchi dalla mamma quando rientri zozzo di fango dopo una partita a calcetto con gli amici. Ok, frustazione. Ci sta. Ma può un pilota rimproverare così, al limite della diffamazione pubblica, un gruppo di uomini che lavora per fornirli una vettura da Formula Uno? Alonso si è forse scordato che la Mclaren Honda, più che una scelta logica, è stata una folle sfida. A 34 primavere, accettare di tornare in un team dalla quale se n’era andato anni fa, sbattendo la porta, che sarà a sua volta spinto da un costruttore al grande rientro in Formula 1, è una sfida enorme; che rende Alonso un vero samurai. Peccato che se dopo neanche un anno di matrimonio si arriva a colpi già di questa bassezza, l’unico samurai presente sulla Mp4\30 è quello che l’asturiano ha tatuato sul collo e sono prova, abbastanza inconfutabile, che tale scelta è stata imposta da una serie di porte chiuse.

Un team nella baraHONDA : Ok, alla Mclaren Honda non ci stanno capendo più nulla. Si è passati dal “Stiamo progressivamente crescendo” di pochi mesi fa al totale casino tecnico e psicologico di questi ultimi giorni. Un casino che sta sempre più conducendo un team come la Mclaren e due campioni del mondo del calibro di Alonso e Button verso il declino. Risolvere tutto in pochi mesi e con una stagione che ormai sta volgendo al termine, è un impresa impossibile e altresì inutile. Tra i tecnici nipponici e la casa di Woking i rapporti sono ai ferri corti. La Honda stessa svolgerà un test privato in questi giorni per capire se questo flop è un’esclusiva colpa del motore oppure se anche la Mclaren ha qualche responsabilità. Contemporaneamente, Alonso comincia a guardarsi in giro (leggi qui ). Spera di svincolarsi dal pantano giapponese, lasciando la Mclaren allo sbando e senza un leader su cui puntare perchè Button, che di primavere ne ha ben 35, pare pure lui vicino a lasciare Woking. Alonso cercherebbe, ma rimaniamo sempre nel campo delle ipotesi, di accasarsi niente poco di meno che alla Red Bull (come già abbiamo trattato qui ) che, però, anch’essa si trova costretta a sbrogliare la intricata matassa delle forniture motori in chiave 2016 perchè, al momento, la futura RB12 è una macchina senza motore. Se questa matassa portasse ad una fornitura Ferrari, potremo avere un veto dagli uffici FCA e ciò potrebbe ributtare Alonso in mezzo al mercato, senza un sostanziale contratto firmato. E poi, diciamocela, sarebbe comoda salire su un carro, rendersi conto che non è quello vincente e saltar giù come un mercenario che abbandona le linee durante una battaglia che si mette male. Un comportamento tutt’altro che da samurai.

Nel frattempo, un tedesco sulla Ferrari ( ormai prossimo all’adozione italiana ) mette su dieci podi su quattordici gare, con tre vittorie e una pole position. Come se non bastasse, ammette via radio colpe forse non sue per non aver difeso la seconda posizione agguantata al via. Feel the difference.