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F1 | Ritratti: la grande e sfortunata avventura di Guido Forti

31 agosto 2014 – Ritratto numero 31 della serie dedicata ai personaggi che hanno dato la storia della Formula 1 riguardante uno dei team manager che, suo malgrado, ha dovuto abbandonare la scena per la sua carenza di risultati, ma che nelle categorie minori era riuscito a costruirsi una grande reputazione, portando al successo diversi piloti che si faranno valere anche nella massima categoria velocistica; uno su tutti, Rubens Barrichello. Stiamo parlando di Guido Forti, fondatore dell’omonima scuderia che ha visto la luce solo nel 1995 e 1996.

Forti ebbe una carriera da pi5430594498_a869997235_zlota negli anni 1960 e si dimostrava anche valido, in Formula Monza a bordo delle “pettarelle”, in un’epoca in cui lo stile rustico e spartano dei piloti era all’ordine del giorno. Infatti, lui non disponeva di un furgone, ma solo di una Fiat 1100; però la passione era talmente tanta che riuscì a fare cose che oggi sarebbero impossibili, come mettere la sua monoposto sulla capote della 1100 per correre dal suo meccanico Pino Ripetto per mettere a punto il motore e poi per recarsi in Autodromo. Altruista e dotato di una buona visione di lungo periodo, si guadagnò dei buoni risultati da pilota, ma ben presto capì che la sua carriera avrebbe avuto i suoi frutti anche come costruttore. Nel 1969 conosce l’uomo che gli permette di realizzare questo sogno, l’ingegner Paolo Guerci, e insieme iniziarono l’avventura in Formula 3 mettendo sotto contratto un talento dell’automobilismo italiano: Renzo Zorzi, con il quale vinceranno in modo abbastanza clamoroso il Gran Premio di Montecarlo di Formula 3 del 1975.

E’ arrivato il momento della svolta: Forti, già a partire dal 1977, fonda la Gieffe a Valenza e il proprio team, la Forti Corse, a Castelceriolo, con cui si butta anima e corpo nell’avventura da manager ed esordì nella Formula Ford 2000 e la scuderia del manager alessandrino si presentò da subito come la rivelazione del campionato, non fosse altro perché fa centro al primo colpo. Vince il campionato con un altro nome che si imporrà nell’automobilismo mondiale: Teo Fabi, grazie ai telai Osella. Ma il suo spirito avventuriero lo spinse ben oltre, in Sudamerica, dove porterà alla vittoria Oscar Larrauri nella Formula 3 suda5076259496_989bcb97c9_zmericana. Forti inizia la sua scalata entrando in Formula 3, dove porterà lo svizzero Franco Forini alla vittoria nel 1985, guadagnandosi così rispetto e interessamenti. Correre per la Forti significava correre per un team vincente, visto che i successi proseguirono praticamente a ripetizione, visto che dopo il 1986 finito a mani vuote arrivarono 3 vittorie consecutive, con Enrico Bertaggia, Emanuele Naspetti e Gianni Morbidelli, che in contemporanea vinse il titolo europeo.

Qualche anno prima, la Forti fa un ulteriore passo, debutta in Formula 3000, con la prima vittoria che arriva nel 1990 per mano di Gianni Morbidelli, mentre nel biennio successivo sarà la coppia formata da Emanuele Naspetti e Andrea Montermini sorprende tutti, vince 7 gare e la Forti arriva terza e seconda rispettivamente nel 1991 e 1992. L’anno dopo sarà Olivier Beretta a regalare alla Forti l’ultimo successo, mentre nel 1994 non arrivarono praticamente risultati, salvo un terzo posto ottenuto da Hideki Noda. Forti decide di tentare il grande salto verso la massima categoria velocistica e lo fa grazie all’aiuto di Carlo Garcia, che rileva le quote azionarie di Paolo Guerci (singolare la somiglianza tra i nomi dei due) e gli permette, grazie all’apporto di un pilota con una valigia consistente come Pedro Paulo Diniz, di costruire una propria vettura per partecipare al Campionato Mondiale di Formula 1.

Prima di entrare in questa sfortunata avventura, però, è doveroso ricordare che questi sono solo alcuni dei nomi che hanno corso per il team del “Mago alessandrino”; si possono ricordare, tra gli altri, anche Nicola Larini, Mimmo Schiattarella, Giovanna Amati, Fabiano Vandone, Fabrizio De Simone, Fabrizio Giovanardi, Claudio Langes, oltre ad altri nomi che entreranno anche in Formula 1.

L’avventura inizia nel 1995, con un budget di 7,5 milioni di sterline. I mezzi finanziari permisero di progettare la prima monoposto progettata da Giorgio Stirano e Sergio Rinland, che però presentava molti limiti, a iniziare dal motore che fu il V8 Ford ERoberto_Moreno_Forti_1995_Britain_(crop)DD e dal cambio ad H. E infatti già nei test la monoposto fu molto lenta. A fianco di Diniz venne schierato Roberto Moreno, esperto pilota brasiliano che aveva il compito di accompagnare il giovane connazionale verso l’esordio ma i risultati non furono soddisfacenti; anzi, i distacchi rimediati furono pesantissimi dagli avversari e solo con alcune modifiche, come un nuovo musetto arrivato a metà stagione, riuscì, almeno in parte, a ricucire l’enorme distacco (anche se era sempre in lotta con le Pacific e la Footwork di Taki Inoue), fino ad arrivare ai piedi della zona punti nell’ultima gara in Australia, dove Diniz chiuse al settimo posto.

Nel 1996 inizia una piccola rivoluzione: Forti, suo malgrado, deve rinunciare al consistente apporto di sponsor di Pedro Paulo Diniz, che passa alla Ligier, ed è costretto a sostituire i propri piloti con Luca Badoer (che arrivava dalla Minardi ma che aveva mosso i suoi primi passi nell’automobilismo anche grazie a Guido Forti) e un fedele compagno di viaggio nel corso degli anni come Andrea Montermini. Inoltre, proprio dalla Ligier arriva Cesare Fiorio come team manager, uomo dalla sicura esperienza in Formula 1. Però, a causa delle difficoltà finanziarie legate alla partenza di Diniz, la Forti non riesce a progettare subito la nuova vettura e inizia la stagione con la FG01-95 riadattata al nuovo regolamento. Da Imola, però, le cose cambiano: 5533307251_1a9bd9a995_zentra in scena la FG03, più competitiva della precedente e da Barcellona scende in pista con una livrea tutta nuova, che sostituisce al giallo il tricolore bianco, verde e rosso. La Forti si dimostra competitiva, a Imola arriva addirittura al decimo posto, anche se ultima dei classificati e a 4 giri dal leader. Questo è il risultato della trattativa con la Shannon Racing, che dichiarò di voler acquistare il 51% delle quote della scuderia e di prenderne il timone, con il passaggio di consegne che doveva perfezionarsi entro il 30 giugno. C’è però una terribile novità: la FIA introduce la regola del 107% che taglia fuori dalla gara la Forti quasi in tutti i Gran Premi; a Monaco Montermini nemmeno parte per un incidente che gli è accaduto durante il warm-up, mentre Badoer vede sfumare  l’occasione di artigliare il primo punto del team a 15 giri dalla fine. La sofferta situazione si protrae fino al Gran Premio di Francia, quando le due vetture si qualificano ma si ritirano rispettivamente dopo 2 e 29 giri per “problemi al motore”; in realtà fu il risultato della gravissima crisi finanziaria in cui versava il team, perchè quei soldi alla fine non arrivarono mai. Però Shannon dichiarò comunque di aver acquisito le quote di maggioranza del team e che avrebbe presto risolto tutti i problemi finanziari. Ma non appena Shannon vinse (per insufficienza di elementi) la causa nei confronti di Forti, il team cessò di esistere, così come tutti i team nelle formule inferiori della factory inglese, tra l’altro pochi giorni dopo che il manager alessandrino firmò il Patto della Concordia per il 1997, che avrebbe certamente aiutato la scuderia a livello finanziario. Termina, così, mestamente l’avventura di Guido Forti e della sua piccola scuderia in Formula 1, a causa della crisi finanziaria che l’ha portata a chiudere i battenti a metà stagione e si infrange così il sogno di quest talent-scout di vedere le proprie qualità premiate anche nella massima categoria automobilistica.

Da 2002 al 2003 ritenta l’avventura in Euro Formula 3000, prima che la malattia lo colpisse e, in seguito a una complicazione, lo portasse alla morte l’11 gennaio 2013. Con lui scompare una figura carismatica e appassionata, che amava il proprio lavoro e rischiava gettando il cuore oltre l’ostacolo, arrivando a risultati di notevole spessore, e accettando la sfida della Formula 1, che è stata persa ma con grandissimo onore.


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Cristian Buttazzoni
Cristian Buttazzoni
"Life is about passions. Thank you for sharing mine". (M. Schumacher) Una frase, una scelta di vita. Tutto simboleggiato da un numero, il 27 (rosso, ma non solo)

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