Ferrari: ecco le vere cause del disastro a Monza

GP ITALIA F1/2017 © FOTO STUDIO COLOMBO PER FERRARI MEDIA (© COPYRIGHT FREE)

Sono passati già alcuni giorni dal GP di Monza ma ancora si discute, e si cerca di capire quali potrebbero essere state le cause che hanno portato la SF70H a non esprimersi ai livelli attesi.

Due fondamentalmente le ipotesi formulate: quella della differenza di passo (lungo e corto) tra Mercedes e Ferrari e quella, che condividiamo, della vettura scaricata aerodinamicamente in modo eccessivo.

E’ vero che una vettura a passo lungo sia più performante su un tracciato veloce rispetto ad una vettura a passo corto più performante,  invece, su tracciati tortuosi. Questo per una migliore stabilità della vettura nelle percorrenza di curvoni ampi e veloci ma anche in frenata e in accelerazione dove la vettura riesce a rimanere più stabile. Nulla a che vedere con i livelli di carico. Un vettura a passo lungo come spiega anche l’Ing. Stirano (ex F1 con il team Forti) durante l’intervento nella puntata 112 di Pit Talk  non porta ad una migliore efficienza aerodinamica.

L’efficienza aerodinamica dipende dalla sezione frontale e dal carico aerodinamico (quanto si caricano le ali). La lunghezza, la “superficie bagnata” ma la resistenza di attrito su una vettura di F1 è ridicola rispetto al coefficiente di resistenza aerodinamico. Non centra niente la lunghezza non è assolutamente significativa la lunghezza della macchina.

Certamente, aggiungiamo a quanto detto da L’Ing. Stirano, aerodinamicamente un corpo con una lunghezza maggiore rispetto ad un corpo meno lungo, genera una resistenza minore. Ma nel caso di una vettura di Formula 1 e in questo specifico tra Mercedes e Ferrari parliamo di una differerenza di 13 cm che in percentuale sulla lunghezza totale (5140mm) è assolutamente, come detto dall’Ing.Stirano, trascurabile.

La Ferrari a Monza si è presentata con un’ala posteriore molto scarica, nel tentativo di ridurre il gap di potenza con la Mercedes. Gli uomini di Maranello si sentivano probabilmente sicuri di essere più vicini alle Frecce d’Argento e hanno giocato la carta del basso drag alare per tentare un ipotetico sorpasso in gara. Tutto ciò ha portato alla brutta sessione di qualifica , dove su pista umida, non avendo carico, la SF70-H non riusciva a mandare in temperatura le gomme e ad innescare quel minimo di grip che altre monoposto sono riuscite a ricavare. Pagato poi anche in gara dove il distacco con le Mercedes è stato assolutamente ampio e demoralizzante per certi aspetti.

Dello stesso avviso anche L’Ing. Giorgio Ferro che su numero di Autosprint di questa settimana, spiega anche lui, come scaricare le ali in modo eccessivo a Monza, dove le curve sono poche ma importanti, non è una scelta che paga in termini cronometrici. Serve una vettura che generi carico dal corpo vettura, e non  a caso la Red Bull, assolutamente efficacie in questo, pur scaricando molto le ali a Monza ha rischiato di essere (e forse lo è stata) anche più competitiva della Ferrari.