IndyCar | Kirkwood sbanca St. Louis e va a caccia di Palou

Con la sua seconda vittoria consecutiva, Kyle Kirkwood sta ridefinendo gli equilibri in IndyCar, mettendo sotto pressione il leader del campionato Alex Palou. La strategia vincente di Andretti contrasta nettamente con la performance disastrosa del Team Penske, che affronta una profonda crisi gestionale dopo un weekend costellato di ritiri.

La spettacolare partenza di St. Louis (IndyCar, 2025) Photo: NTT IndyCar Series via X

Kyle Kirkwood (Andretti Global) ha vinto la prima gara su ovale in carriera sul circuito di St. Louis, portando a tre i successi in stagione. Secondo posto per Pato O’Ward (Arrow McLaren), formidabile Christian Rasmussen giunto terzo a bordo della monoposto di Ed Carpenter Racing. Battuta d’arresto per Alex Palou, con i colori di Chip Ganassi che sono stati portati con fierezza da Scott Dixon, autore di una corsa spettacolare che lo ha visto arrivare quarto al traguardo.

Stavolta partiamo dal Team Andretti Global, unica squadra fin qui a dare un po’ di filo da torcere allo strapotere di Alex Palou e del Team Ganassi. La prestazione degna di nota riguarda anche e soprattutto la strategia di gara, che ha permesso a Kirkwood di effettuare un ultimo pit stop brevissimo (splash and go – NDR) e saltare davanti per condurre in testa gli ultimi giri di gara. Si tratta della seconda vittoria consecutiva da parte del pilota della Florida e, se riuscisse a mantenere questa continuità, la stagione potrebbe improvvisamente ravvivarsi. Week end da dimenticare per Colton Herta, che sta purtroppo facendo un campionato piuttosto anonimo. Il talento c’è, la squadra al momento anche, occorre però che il pilota californiano torni stabilmente nelle posizioni di testa come fatto nella seconda parte della scorsa stagione. Per provare a battere Palou, Andretti dovrà necessariamente imparare a giocare almeno a due punte.

Passiamo al Team Ganassi che, su ovale, torna a fare il Ganassi. La squadra di Chip, infatti, non è mai stata annoverata negli ultimi tempi a grande contender degli ovali, per non parlare del fatto che Palou prima della Indy 500 non aveva mai vinto su questo tipo di tracciati. Peccato per Scott Dixon che, in tutta onestà, avrebbe potuto raccogliere qualcosa di più. La testa del campionato non è in discussione, ma se il rendimento di Andretti e Kirkwood dovessere essere quello visto qui e a Detroit, bisognerà iniziare a fare uno step in più. I 73 punti di ritardo di O’Ward e i 75 di Kyrkwood costituiscono un margine rassicurante, ma in caso di altre battute di arresto si rischia di dover iniziare a fare un po’ troppi conti. In questa IndyCar bisogna saper stare lontano dai guai e, specialmente sui cittadini, bisogna stare nei primi cinque per non rischiare troppo. L’episodio di Detroit deve essere un monito da qui a fine stagione.

Arrow McLaren, come sempre, a due facce. Pato O’Ward si è ricordato di essere uno dei top driver ed è giunto secondo dopo una corsa sempre a caccia dei piloti di testa. Un po’ meno felice il week end di Christian Lundgaard giunto quattordicesimo, con Nolan Siegel diciannovesimo. La classifica di campionato sorride, col messicano attualmente in seconda posizione e Lundgaard quarto, ma la costanza sembra non essere ancora troppo di casa. Nel prossimo appuntamento bisognerà cercare conferme, per rimanere attaccati al treno di quelli che contano.

Tutt’altro clima e tutt’altro stato d’animo in casa Penske. Se, alla fine delle qualifiche, hai tre macchine in top 5 di cui due in prima fila e, a fine gara, conti tre ritiri, indubbiamente la sfortuna ce l’ha con te ma ci sono cose che vanno assolutamente sistemate. Will Power è in scadenza di contratto e, in classifica, è il primo dei piloti di casa. Sì, peccato che stiamo parlando della settima posizione. L’incidente di Josef Newgarden mentre era in testa ha fatto trattenere il respiro a tutti, il ritiro di Scott McLaughlin causa cedimento di una sospensione è la ciliegina sulla torta che sintetizza il momento della squadra di “The Captain”. Il team ha bisogno di una guida, di stabilità e serenità. La prestazione c’è o in qualifica non si metterebbero tre macchine nelle prime cinque, ma la gestione della gara va rivista. A inizio stagione si parlava di avvicendamenti di piloti grazie alla partnership con A.J.Foyt, ma se la squadra rimane questa, l’ipotesi che un pilota di Foyt voglia fare il passaggio sarebbe piuttosto remota. Il problema di Penske non sono i piloti, bensì l’ambito gestionale del team. Come si suol dire, l’occhio del padrone ingrassa il cavallo, e forse è giunto il momento che il Capitano torni in pianta stabile al muretto.

Le prestazioni degli uomini di A.J. Foyt meritano una menzione di merito: quinto posto per Ferrucci e dodicesimo per Malukas, con entrambi che hanno messo a referto giri in testa. Peccato la toccata al muro di Malukas, altrimenti molto probabilmente staremmo parlando di ben altro piazzamento. Sembra proprio che la partnership con Penske abbia giovato e anche parecchio, anche se ora ci si trova nell’imbarazzante situazione in cui il “team B” ottiene risultati migliori della squadra ufficiale. Al momento la classifica sorride ancora a Penske, ma A.J. e i suoi ragazzi stanno arrivando e anche rapidamente. Inoltre, sempre più voci di corridoio dicono che anche in Penske si guardino con molto interesse i set-up di Santino Ferrucci. Il fatto è che quel ragazzotto novantenne di Anthony è sempre al muretto a dirigere le operazioni, mentre il buon Roger è in giro a fare l’uomo d’affari. Lascio a voi ulteriori commenti.

Zitto zitto, il Team PREMA piazza la prima top ten della sua storia a stelle e strisce con Robert Shwartzman. Sembra proprio che la scuderia gradisca parecchio gli ovali, dopo la pole position alla Indy 500. Callum Ilott diciottesimo, tutto sommato c’è di che essere soddisfatti. Qualcuno aveva pronosticato una prima stagione da ultimi in classifica, eppure al momento la prima delle PREMA si trova cinque punti dietro la terza Arrow McLaren e poco più di trenta punti da Josef Newgarden che guida una vettura di Penske. Esattamente, parliamo di 54 punti di distacco dalla top ten. La crescita della squadra c’è eccome, occorre solo fare il maggior bottino di esperienza possibile.

Non andate via, tra sei giorni si va a Road America!