FIA sotto accusa: “F1 senza coraggio!”, l’allarme di Pirro

Le crescenti critiche alla FIA mettono in discussione i commissari. Emanuele Pirro, ex commissario e leggenda, lancia - da noi a Pit Talk - un monito sulla necessità di decisioni coraggiose per la F1. Un'intervista che potrebbe svelare il futuro.

F1, FIA, loghi.

In F1 sempre più frequentemente, non appena un qualunque soggetto che indossi una camicia con su scritto “FIA” parla, nel giro di poco tempo le critiche che piovono su di lui diventano incalcolabili. Questo è avvenuto anche alla fine del GP di Spagna, dopo che i commissari avevano deciso di penalizzare Max Verstappen con 10″ di penalità e 3 punti sulla patente, portandolo a -1 dal limite massimo di 12, prima di essere squalificato per un GP. La decisione è stata motivata da quanto fatto dall’olandese alla ripartenza dopo la SC.

La monoposto dell’olandese, nel ridare la posizione a Russell ha frenato in curva 5, per poi allungare la staccata rimanendo davanti all’inglese, finendo inevitabilmente per colpirlo. I commissari hanno valutato tale azione come volontaria, definendola “fallo di reazione”. Subito ci si è interrogati sulla necessità di tale sanzione, e se in situazioni simili in passato fosse stata presa una decisione differente. Noi di Pit Talk sull’argomento abbiamo chiesto delucidazione ad un ex pilota di F1. Nonchè vincitore della Le Mans per ben  cinque volte.  Nonchè commissario FIA per 12 anni, Emanuele Pirro:

Emanuele Pirro, cinque volte vincitore a Le Mans.

Il commissario è come un poliziotto, anzi è come un giudice. Il regolamento stesso non cambia, però il modo di interpretarlo, delle aggiunte, delle piccole modifiche, dei cambiamenti vengono fatti quasi ad ogni GP. Per questo è sbagliato dire che la stessa cosa è successa l’anno scorso, ed è stata giudicata in un altro modo. Detto questo un fallo di reazione è brutto e mi dispiace perché Verstappen lo considero oltre un fuoriclasse, è chiaro che non ha bisogno della mia approvazione, ma è anche un pilota molto molto aggressivo, ma non sporco, negli ultimi anni. Domenica purtroppo ha perso le staffe.

Sappiamo tutti che Max è un pilota aggressivo, pronto a lottare fino all’ultimo sangue. Nessuno dimenticherà più l’out suo e di Hamilton nel 2021 a Monza, frutto di un’ aggressività eccessiva, ma che lo fa apparire come un gladiatore delle monoposto. Ma la F1 non è un autoscontro. Pertanto ci sono delle regole che vanno rispettate, non solo per motivi sportivi, ma anche di comunicazione, di esempio ai telespettatori e ai giovani.

Max Verstappen festeggia la vittoria sul podio del GP del Giappone.
Credits: Oracle Red Bull Racing via X

A me non farebbe piacere perdere un best up in una gara, visto che i suoi punti sulla licenza sono arrivati quasi alla fine, da appassionato sarebbe veramente un peccato. Però ecco quello era un fallo di reazione che non è bello, anche per quello che è il messaggio che poi gli atleti come i calciatori come tutti gli sportivi danno, perciò c’è anche questo da considerare.

 

Questo non significa che i commissari siano delle divinità perfette che non commettono mai errori. Bisogna essere onesti. A volte, alcune decisioni sono molto incomprensibili, se non errate, ma vanno ugualmente rispettate. Rispettate dai piloti, e rispettate dai commentatori e dai tifosi, cercando di non linciare anzitempo, o eccessivamente, gli uomini della FIA. Anche se, come ha detto Pirro, “L’arbitro purtroppo è considerato cornuto da tutti“, bisogna rispettarlo, altrimenti si arriverà all’anarchia sportiva:

Uno dei miei impegni è quello di cercare di stimolare i commissari ad essere più coraggiosi e a penalizzare di più i piloti. Perché normalmente è difficile penalizzare una persona pur sapendo che è giusto farlo, e se non si penalizzano e non si fanno rispettare le regole, viene fuori un’anarchia. Non vince sempre quello che se l’è meritato di più e non va bene, specialmente quando i piloti sono più giovani. Perciò è importante che chi sta seduto su quelle sedie abbia il coraggio, quando si ritiene che una cosa è giusta, di farla.

Bisogna avere il coraggio di prendere le decisioni sempre e comunque. Anche se esse possono decidere il mondiale. Oppure non piacere agli spettatori che seguono la F1. I commissari sono chiamati a decidere secondo le regole fissate dal regolamento, e questo devono fare. E lo devono poter fare liberamente, senza alcuna limitazione, anche psicologica. Come ha detto Emanuele Pirro ai nostri microfoni:

Bisogna fare la cosa giusta con coraggio, con determinazione, perché la cosa che mi ha motivato sempre è stata che se io non penalizzo uno, automaticamente penalizzo gli altri 19. Se non penalizzo uno che se lo merita, cioè se io non fischio un fuorigioco, perché mi fa pena quel poveraccio che ha fatto un bel gol, io penalizzo l’altra squadra e tutti quelli che operano nelle regole. Perciò bisogna avere coraggio e fare le cose fatte bene. L’autodisciplina non c’è più perché oramai è uno sport molto sicuro, perciò non c’è più la paura di farsi male. Viviamo in un mondo diverso e purtroppo c’è bisogno dell’arbitro.

Federico Barbara